Google Stadia

Google e la ‘rivoluzione’ di Stadia: hanno tutti ragione

La casa di Mountain View scuote l'industria dei videogiochi con tanti annunci ma poca sostanza. Cosa dobbiamo aspettarci?

Nonostante le speculazioni che si sono rincorse negli ultimi mesi, finalmente è arrivata l’ufficialità. In occasione della GDC di San Francisco, Google ha raccontato al mondo, per la prima volta, la propria visione di piattaforma di gioco di nuova generazione. Forte dello slogan “il futuro dei videogiochi non è una console“, il colosso di Mountain View è letteralmente entrato a gamba tesa nel settore del gaming, con una conferenza piuttosto tecnica – a metà tra il consumer e il developer – dedicata al servizio proprietario denominato Stadia.

Dando ormai per scontato tutto quello che è stato detto e spiegato nel corso del keynote e che abbiamo comodamente riassunto per voi in questo articolo speciale, vogliamo procedere oggi con una analisi, prettamente soggettiva, di quelli che possono essere i più grandi vantaggi e svantaggi di questo nuovo modo d’intendere il videogioco.

IL FUTURO È IN ABBONAMENTO?

Prima di tutti gli altri, Google è riuscita a mettere in discussione ciò che finora abbiamo concepito come console da gioco. Il problema però è che, a oggi, a parte l’illustrazione di feature clamorose e innovative come quelle mostrate nel corso della diretta e presentate brevemente sul sito ufficiale, non c’è molto altro di cui parlare. Si è trattato soltanto (o quasi) di giocare d’anticipo e mettere in discussione i piani futuri di quelli che ormai si possono considerare come competitor diretti quali Sony, Nintendo e Microsoft. Con una comunicazione strepitosa infatti, Google ha presentato un servizio futuristico, senza compromessi e dotato di un forte potenziale.

Però il gigante della Silicon Valley ha anche deliberatamente scelto di non parlare di videogiochi, di prezzi, di abbonamenti e di una precisa finestra di lancio (attualmente indicata con un generico 2019, ndr). È come se tutto fosse rimasto in sospeso per essere fagocitato dal pubblico, abbagliato dall’innovazione promessa dal servizio, anche allo scopo di valutare i feedback e correggere il tiro in corsa, evitando clamorosi dietrofront. Senza voler smorzare troppo l’entusiasmo che l’ottima comunicazione dell’azienda ha risvegliato, ci tengo a sottolineare ancora una volta come ancora ci siano molti punti da sviscerare e come ogni singola funzionalità descritta sul palco debba poi essere messa alla prova e dunque testata più e più volte. Ci può stare di esaltarsi un po’ – anche io ammetto di essere rimasto piacevolmente sorpreso – ma è altrettanto vero che alcuni esempi dal passato di progetti ambiziosi ridimensionatisi nel tempo dovrebbero averci insegnato qualcosa (qualcuno ha detto Google Glass?).

Insomma, se da un lato va bene inneggiare al progresso e all’idea di giocare senza rotture di scatole, accedendo ai titoli con la stessa semplicità con la quale si apre una finestra del browser, dall’altro dobbiamo mettere in conto però eventuali problematiche legate a questo aspetto e al tipo di commercializzazione che verrà scelta per il servizio.

Google Stadia
Niente male… e non prende neanche la polvere!

IL VIDEOGIOCO SENZA GIOCO

Siamo già da diversi anni dentro la cosiddetta “era digitale” ma stiamo per fare, a tutti gli effetti, l’ultimo passo in questa direzione. L’idea di un “videogioco senza gioco” si sta facendo sempre più concreta: come è echeggiato più volte in svariati palchi e fiere di tutto il mondo, quasi a volerci convincere, i servizi rappresenteranno (e rappresentano già) il futuro dell’offerta sia nel mondo dei videogiochi che in quello dei libri, della musica e non solo. Il progresso, almeno per quanto concerne i giochi, non passa solo attraverso il miglioramento tecnico degli stessi ma necessita ancora, a differenza di film e serie TV ad esempio, di una semplificazione del modo in cui questi sono fruiti e non solo. Il vantaggio principale del giocare in streaming punta proprio a risolvere una problematica che negli ultimi anni è diventata sempre più pesante da sostenere ovvero la necessità di scaricare pacchetti di dati sempre maggiori, talvolta attorno ai 100 Gigabyte e con aggiornamenti e patch correttive sempre più ricorrenti e fastidiose.

Il futuro dei videogiochi, secondo Google, non include nulla di tutto ciò questo: Stadia promette di annullare completamente questo aspetto perché, nella pratica, il giocatore non ha nient’altro da fare che schiacciare il tasto Play e giocare attraverso la propria rete Internet a un gioco eseguito in uno dei box Stadia nel data center di Google. Una concezione inedita di intendere l’approccio al videogioco, adesso alleggerito di qualsiasi problematica legata all’acquisto o all’installazione. Stadia promette di far sparire anche l’idea di dover acquistare una console appositamente per giocare o di assemblare un PC da gaming, delegando tutto ciò di cui abbiamo bisogno a una connessione in fibra ottica e a dispositivo compatibile, senza grandi pretese: non a caso si è parlato di smartphone, tablet, pc, tv collegate tramite Chromecast e così via. Persino il mio amato MacBook Pro, fino a oggi nemico giurato del gaming, potrà regalarmi ore di divertimento semplicemente attraverso l’uso di Stadia su Google Chrome.

Tutto estremamente futuristico, non c’è alcun dubbio. Resta da capire però – ed è realistico pensare che Google abbia lasciato in sospeso tale questione perché ancora deve prendere una decisione definitiva – come si svolgerà la commercializzazione del servizio e dei giochi inclusi nel catalogo. È lecito credere che si tratterà, in un modo o nell’altro, di un servizio aperto a ogni tipo di produzione e piattaforma (non a caso i controller di PlayStation 4 e Xbox One saranno compatibili con Stadia, ndr); d’altro canto, con alle spalle prodotti “aperti” come Google Chrome, Chromecast e Android sul mercato, ci saremmo stupiti del contrario.

Stadia
Il pad, in tre colorazioni, di Google Stadia.

Si pagherà un abbonamento solo per Stadia? Sarà un servizio tipo Game Pass con una libreria di titoli che vanno e vengono, a discrezione di Google? Si dovranno comprare singolarmente i giochi dai produttori e poi pagare un abbonamento a Google? Non lo sappiamo ancora, sfortunatamente non siamo a conoscenza di alcun dettaglio né per quanto riguarda i prezzi, né per quanto riguarda le modalità di vendita ed eventuale noleggio. Durante la sua conferenza alla GDC 2019, Google ha sganciato la bomba, ha scosso l’industria e adesso, in posizione di vantaggio, attende la risposta degli altri competitor di mercato.

L’idea che mi sono fatto tuttavia è che Stadia sarà un servizio cloud-based, compatibile con quanti più giochi possibili: gli accordi con i publisher come Ubisoft permetteranno di far arrivare il tripla-A di turno, oltre che sulle altre piattaforme “canoniche” come PS4 e Xbox One, anche su Stadia. Per giocarlo sul cloud di Google sarà necessario, oltre ad acquistare verosimilmente i singoli prodotti che più ci interessano, anche stipulare un abbonamento con l’azienda californiana per ‘noleggiare’ l’hardware necessario a eseguire i giochi. Mi immagino una forma di abbonamento suddivisa in tre fasce diverse per scegliere di fruire dei videogiochi in risoluzioni che vanno dal 1080p a 30fps, al 4K 60fps. Un po’ come già avviene con Netflix, il giocatore sceglie l’abbonamento che più si confà alle sue possibilità economiche, esigenze o disponibilità in termini di rete e tecnologie (vale la pena ricordare che, nel 2019, non tutti possiedono un monitor o TV con supporto al 4K e HDR).

Ci sarà quindi una sorta di “Stadia Store” nel quale acquistare di volta in volta (o magari noleggiare per qualche giorno) i videogiochi che più ci interessano, oltre al suddetto piano d’abbonamento per garantire l’accesso al servizio dove e quando vogliamo. È improbabile invece che Google possa permettersi di mettere in piedi un servizio alla stregua di Xbox Game Pass che, per quanto ottimo, non riuscirebbe a essere abbastanza competitivo e allo stesso tempo al passo con le ultime novità.

Google Stadia
Il design del controller di Google è a metà tra il DualShock 4 di PS4 e il pad di Xbox One. Ma sarà sufficientemente comodo?

LA FINE DEL COLLEZIONISMO E IL DIGITAL DIVIDE

La voglia e il bisogno di collezionare oggetti sta sparendo sempre più dalle nostre vite, dalle nostre case, dalle nostre librerie. La musica è liquida, sopravvive nei negozi grazie alla rinata passione del pubblico per i vinili, così come i libri per merito di edizioni ben rilegate e sempre comode da consultare. Ai videogiochi, non resta che affidarsi alla produzione di edizioni da collezione con statue, artbook e così via. La maggioranza dei flussi di denaro si sposta sempre più verso gli store digitali, con gli acquisti e i noleggi di videogiochi tramite servizi e non solo. Stiamo andando in una direzione che è talmente chiara e segnata che sarebbe stupido e controproducente ammettere il contrario.

Dall’altra parte però, specie nel nostro paese, è ancora forte e ben marcato il divario tra chi ha accesso alle reti tecnologiche moderne e chi stenta ancora e combatte per una misera rete ADSL (in ogni caso, Google parla di connessione fino a 25mbps per lo streaming in 1080p). Sicuramente si tratta di un tema importante ma limitato al nostro piccolo mercato, che a oggi garantisce una percentuale di profitti veramente ridicola in ottica globale. Ci vorrà ancora un po’ affinché sia tutto funzionante e pienamente digitale: mi auguro che, in termini di infrastrutture, ci faremo trovare pronti. Che ci piaccia o no, questa è la direzione che il nostro amato settore ha ormai intrapreso da qualche anno e che, se tutto va bene, a fine anno potremo finalmente toccare con mano. Restano ancora molte incognite, tante cose non dette e una mole esorbitante di aspetti da verificare prima di fare i proverbiali salti di gioia.

Senza voler sminuire nulla e nessuno, a oggi Google Stadia rappresenta solo una bella promessa: la promessa di un nuovo modo d’intendere i videogiochi come mai prima d’ora ma anche la rottura definitiva col passato e con il mondo del collezionismo e del possesso di un prodotto, ormai già metabolizzato in altri settori come il cinema e la musica, e rimpiazzato dal ‘noleggio forzato’ tramite i vari servizi on-demand. Google Stadia ha aperto a nuove e incredibili possibilità, impensabili fino a qualche anno fa, ma deve ancora dimostrare di essere una piattaforma solida e genuina sia per gli sviluppatori di videogiochi che per i principali fruitori, cioè i giocatori stessi. Già se ne parla, sia nel bene che nel male: la verità, almeno per qualche altro mese, è che hanno tutti ragione.


Le opinioni espresse nell’articolo sono da considerarsi come pareri personali dell’autore e non rappresentano il giudizio di VGN come organizzazione.