God of War

God of War – Le creature del mito norreno

God of War

VALCHIRIE

Le Valchirie sono le grandi cavallerizze che conducono i guerrieri valorosi alle porte o del Valhalla, le sacre stanze di Odino, o dei campi di Freya, i cosiddetti Fólkvangr. Qui i combattenti morti in battaglia con coraggio ricevevano uno speciale addestramento in attesa del giorno del giudizio, del Ragnarok. Il nome delle bellissime vergini a cavallo deriva appunto da vain, caduti in battaglia, e da kjosa, scegliere: valkyrja è letteralmente “coloro che scelgono i morti in battaglia”. Tra le più note Valchirie compare il nome di Brunilde, l’eroina islandese del racconto L’Anello del Nibelungo.

Le Valchirie sono nascoste all’interno del freddo mondo del nuovo capitolo. Come nel mito reale, anche qui hanno lo scopo di traghettare i morti valorosi nel Valhalla, al cospetto di Odino. Tuttavia molti guerrieri si rifiutano di ascendere, divenendo così Draugr.

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DRAUGR

Principali nemici del gioco, i Draugr possiedono forme e dimensioni differenti. I loro movimenti sono lenti e la loro maestria nel maneggiare armi è scarsa. Ci viene fatto notare che questi gusci vuoti, dediti solo al combattimento, appartenevano una volta a dei guerrieri che non hanno voluto ascendere al Valhalla assieme alle Valchirie. Tornati dalla morte, ora questi esseri camminano cercando sangue e uccidendo i malcapitati con le loro armi, come i classici non morti, o utilizzando la magia sciamanica norrena, il Seiðr, come fanno le Redivive.

Come ogni cultura, i morti ricoprono sempre un ruolo importante. Per i norreni i morti tormentati tornavano a camminare come gli uomini, divenendo dei Draugr. Questi redivivi avevano capacità magiche come maledire le persone, appestare con una piaga una cittadina o persino crescere in misura. I loro attacchi ai vivi, considerati come eventi terribili, avvenivano per invidia in quanto desideravano ciò che avevano avuto in vita e poi perso con la morte. Per evitare che i draugr tornassero a camminare, le popolazioni inventarono modi grotteschi per bloccarli: c’è chi infilava degli aghi nella pianta del piede, chi girava la bara diverse volte per disorientare o chi, ai cortei funebri, si metteva intorno all’entrata del tumulo per non far riconoscere il luogo della sepoltura. Il metodo ultimo era tagliare la testa e bruciare ciò che rimaneva.

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