Far Cry 5

Il fanatico Jesus Camp di Far Cry 5

Dopo un lungo periodo di attesa e una campagna virale basata sulle crude cartoline da Hope County, finalmente è arrivato il momento per Ubisoft di lanciare sul mercato il suo Far Cry 5, nuovo capitolo dell’omonima serie nata negli studi Crytek e successivamente passata alla casa franco-canadese. Sebbene avessimo già abbondantemente parlato dell’intero franchise nella nostra rubrica e analizzato attentamente il titolo nella recensione, nelle righe che seguiranno ci soffermeremo su un elemento particolare che distingue nettamente questa nuova avventura dai suoi predecessori: la rappresentazione della fede, dei culti e la loro relazione con le armi.

Fin dalla sua presentazione, è stato chiaro che Far Cry 5 si sarebbe nettamente spostato dal filone esotico che ci ha accompagnato nelle recenti iterazioni della saga. Lontano dai paradisi tropicali psicotropici, torniamo nella madre patria americana per addentrarci in una sperduta contea del Montana, florida terra rurale avvinghiata alle tradizioni e alle sue foreste. In questo quadro campano apparentemente tranquillo, serpeggia un sadico culto ormai ridotto al fanatismo, guidato da un folle pastore tutto Bibbia e mitragliatrici. Padre Joseph prende ispirazione da Gerard Butler e diventa un nuovo “Machine Gun Preacher“, che incide le frasi della bibbia in ogni proiettile calibro .50 utile a purificare il cranio degli infedeli.

Far Cry 5

Questa caratterizzazione, e tutto il culto distorto della cristianità che c’è dietro di essa, non è un nuovo accostamento da inserire all’interno dello scenario americano, piuttosto ha delle solide radici socio-culturali che nell’era moderna si fanno sempre più forti. Citando proprio il vero caso del film menzionato qualche riga sopra, vediamo come la sincera fede abbia trasformato un missionario in un militare alla ricerca di sangue e soldi.
Le armi inspiegabilmente diventano lo strumento della parola del signore, sia in Far Cry 5 che nella storia del vero pastore, per purificare i mali attraverso i suoi “soldati”. L’utilizzo di quest’ultima parola non è affatto casuale e ancora oggi la vede in bocca a diversi gruppi di suprematisti di destra che tentano di giustificare l’odio e la discriminazione attraverso le indicazioni dei Vangeli, proprio come nelle crociate.

Schieramenti che in Far Cry 5 non trovano, ovviamente, spazio in maniera palese, ma sono innegabilmente utilizzati come materiale di riferimento soprattutto nei riguardi del simbolismo e delle bandiere. Il paragone diventa così naturale da aver scaturito diverse polemiche sul suolo americano, soprattutto da parte dei gruppi incriminati, i quali si sono sentiti presi come bersaglio una volta realizzato che il giocatore è chiamato a sparare a cittadini americani cristiani ed armati fino ai denti. Ubisoft ha ovviamente attenuato la cosa inserendo l’elemento della droga che fa perdere la ragione ai fedeli, trasformandoli in zombie e decontestualizzandoli nel lato umano per dare meno problemi morali a chi tiene il pad in mano.

Far Cry 5Tornando alla questione religiosa, vediamo che al centro della rappresentazione dell’estremismo sfrenato in questione c’è la grande distorsione che Padre Joseph effettua sui dettami cristiani. A prima vista, questa tecnica potrebbe apparire come una trovata originale del team, lontana dalla realtà del mondo non digitale. Del resto, sarebbe spaventoso pensare che esistono persone in grado di creare un esercito di pazzoidi semplicemente dandogli un fucile e dei versetti di testi sacri, giusto? Eppure Far Cry non si è mai avvicinato così tanto alla realtà quanto in questo nuovo capitolo, per quanto fatichi ad ammetterlo per evitare uno tsunami di opinionisti arrabbiati.

Non a caso, il titolo scelto per il pezzo cita i temibili quanto inquietanti Jesus Camp: ritrovi ed iniziative dove famiglie di ogni estrazione sociale – anche se per lo più benestanti – inviano i propri bambini per subire un vero e proprio lavaggio del cervello attraverso l’umiliazione personale e la costante idolatria verso nostro Signore il salvatore. In America, come sottolineato brillantemente dal documentario Religiolus, la fede viene vissuta anche in modi estremi lontani da quanto predicato da Gesù, così radicali da diventare anche vere e proprie sette lontano dallo sguardo indagatore della società civile, proprio come avviene nel Montana ricostruito con cura da Ubisoft. La deviazione di queste credenze è spesso scaturita dall’isolazionismo accoppiato alla ricca storia statunitense relativa al razzismo e al modo in cui la cristianità è sempre stata al centro del mondo politico e sociale.

Far Cry 5

Per quanto nelle metropoli questo rischio sia ovviamente ridotto, se non per determinati esempi tipici come quelli illustrati dal film Imperium, fuori dalle città si continua a rispettare le tradizioni antiche indipendentemente da ciò che accade nel mondo esterno. Tale è l’influenza del fattore “chiusura”, il quale permette il proliferarsi di una condizione d’ingenuità malevola spesso sfruttata da persone senza scrupoli. E proprio su queste note si insediano pratiche come quelle del Jesus Camp, vera e propria opera di indottrinamento capace di far impallidire i metodi di Scientology. Dio diventa l’unico scopo di vita, così potente da far depersonalizzare i suoi adepti per ridurli a meri strumenti della sua volontà. Lo stesso avviene nella cittadina del Montana, dove Padre Joseph crea il proprio “Campeggio di Gesù” per adulti dal grilletto facile, facendo leva sulla paura e sulla credenza dei fedeli, trasformandoli in veri e propri esseri senza redenzione.

Il fatto che le armi diventino un fattore centrale è semplicemente l’ovvia conseguenza della cultura americana e della sua politica, ancora più sottolineata dalle recenti posizioni governative. Naturalmente il gioco fa un buon lavoro nel cercare di rendere il tutto più “estremo” possibile, evitando di passare come titolo di denuncia sociale, introducendo il fattore psicotropo e vari espedienti per renderlo più ludico che rappresentativo. Eppure sotto il velo dell’iperbole si cela un quadro perfetto di alcuni meccanismi culturali presenti nelle terre di George Washington, specialmente se si tiene in considerazione il tipo di persona che oggi ha il sedere sulla poltrona dello studio ovale.

The Time Machine: Far CryLa filosofia del “Il mio Dio, il mio fucile e la mia libertà” è spesso la corrente maggiore in quelle zone dove la legge non riesce ad essere imposta, lasciando intatta una giustizia fai da te. Non a caso, tale problema di controllo governativo è effettivamente la premessa di trama di Far Cry 5 e la principale motivazione per la presenza del nostro personaggio in quelle zone. Evitare di controllare la propria gente e mandare i soldati solo una volta che la situazione è diventata ingestibile è un modus operandi piuttosto comune nella storia americana, soprattutto quando si parla di ghetti e minoranze di vario genere. A tal proposito, inspiegabilmente il razzismo viene quasi annullato in questo titolo, dando l’impressione che questi folli siano bianchi suprematisti carnefici ma attenti a non offendere lo straniero, quasi come se dovessero rispettare le norme civili durante un massacro e l’altro.

Come è evidente, il potenziale quadro esatto di alcuni problemi dell’amministrazione a stelle e strisce viene a malapena evitato per scansare eventuali accuse da parte dell’opinione pubblica. Ma bisogna chiederci se ciò sia un bene o un male, nonostante il gioco sia effettivamente un buon titolo. L’evidente intento di creare una distorta – ma attuale – realtà nelle terre americane è perfettamente avviato ma non concluso, in favore di scene al limite del ridicolo e riconducibili in qualche modo a stati alterati inspiegabili. Eppure la denuncia c’è ed è soprattutto rivolta a quella cultura delle armi che tenta di giustificarsi attraverso la difesa personale e il rapporto intimo con la fede.

Far Cry 5

Il porgere l’altra guancia diventa un dogma da applicare soltanto al resto dei propri fratelli credenti, mentre il resto del mondo va in rovina e bisogna difendersi dalle tentazioni delle forze maligne. Come farlo se non proprio attraverso le armi che il governo permette di possedere legalmente? Dagli avi che proteggevano la propria terra con i forconi fino ai pazzi di Far Cry 5 con il fucile a pompa il passo è breve, proprio perché entrambi tentano di rivendicare il loro diritto a vivere come gli pare nelle zone dove il loro albero genealogico ha messo le radici. Basti pensare che il progetto Eden’s Gate prende il suo nome da un gruppo di folli che si suicidò in massa dopo essere stati convinti che la Cometa di Haley avrebbe colpito la propria preziosa terra, ed è solo un esempio dei tanti comportamenti basati su queste nozioni.

Istanze che valgono naturalmente anche per noi europei, attaccatissimi a quella frangia cristiana tanto influente nelle nostre vite. Padre Joseph può apparire lontanissimo, immerso nel suo paradiso personale nelle vallate delle montagne, ma in realtà il suo valore simbolico è più vicino che mai, soprattutto in relazione a come la Fede diventi un rifugio per estraniarsi dai problemi sociali. Più quest’ultimi si fanno impellenti, più il culto diventa un modo per difendersi e rivoluzionare la propria vita applicando le soluzioni religiose al contesto esterno. Sparisce la separazione tra preghiera personale e vita quotidiana materiale, il credo diventa attivismo e l’attivismo a sua volta si trasforma in rivolta di massa una volta che qualcuno si erge a capo del gregge. La comunità di fratelli e sorelle prende tutte le priorità, assumendo un valore più importante di ogni cosa, e per tale ragione la sua difesa e lo spirito di partecipazione alle attività di gruppo diventano le principali preoccupazioni per gli istinti primari umani. Una totale astrazione spesso perpetrata sotto i nostri occhi, ma ritenuta accettabile per via di quella passiva accondiscendenza che si ha verso come la religione viene praticata nei luoghi di culto.

Far Cry 5, infine, è proprio uno spunto di riflessione su queste tematiche, per quanto possa presentarle in modo caricaturale. Andando oltre il valore videoludico e l’assurdità di alcune scelte narrative, lo scenario presentato è un preoccupante risvolto di una realtà ancora oggi molto presente in America (e nel mondo). La soluzione proposta, ovvero quella di massacrare tutti i fedeli di Joseph Seed, è anch’essa una denuncia contro un sistema governativo che affronta la questione in maniera sbagliata passando per gli stessi metodi del nostro fanatico religioso preferito. Non esiste più una dualità tra carnefice e vittima, bensì si è tutti agnelli speciali che pensano di salvare il mondo, un proiettile alla volta.