Museo Videoludico - Kotal Kahn di Mortal Kombat

Museo Videludico #11 – Kotal Kahn di Mortal Kombat

Il nuovo imperatore del Regno Esterno ha fatto tremare chi ha provato a spodestarlo. Scopriamo chi è questo spaventoso guerriero.

Quella dei Maya rappresenta una delle più importanti civiltà mesoamericane mai esistite sulla faccia della Terra: tecnologicamente avanzati per la propria condizione, con un tessuto sociale e culturale da far rabbrividire la storia occidentale. Tuttavia, della gloriosa società Maya rimangono solo pochi individui, discendenti lontani di quegli uomini e donne. Al contrario, le grandi piramidi alla base della loro cultura sono arrivate a noi in gran quantità, basti pensare ai complessi di cui è composta la città di Chicén Itzà, sovrastanti la giungla della penisola dello Yucatán.

Molti videogiochi hanno preso spunto da questa civiltà, sfruttandola per dar vita ad ambientazioni affascinanti o per la creazioni di personaggi imponenti, come nel caso dell’episodio odierno della nostra rubrica Museo Videoludico. Scopriamo insieme come la cultura Maya abbia influenzato uno dei più brutali guerrieri dell’universo di Mortal Kombat 11, protagonista della nostra Cover Story di aprile. Chi è Kotal Kahn, signore degli Osh-Tekk e nuovo sovrano del Regno Esterno?

Museo Videoludico - Kotal Kahn - Mortal Kombat
Kotal Kahn, nuovo imperatore del Regno Esterno in Mortal Kombat 11.

Comparso per la prima volta in Mortal Kombat X, la storia di questo guerriero è tra le più tragiche dell’universo della saga picchiaduro. In origine gli Osh-Tekk erano un popolo combattivo e fiero, il loro reame dorato era conosciuto a tutti e si dice che avessero vinto talmente tanto battaglie da scordare cosa significasse perdere. L’arrivo di Shao Kahn e del suo esercito sancirono la fine di questo popolo che in un primo momento fu risparmiato a patto di una totale sottomissione. Gli Osh-Tekk accettarono e gli fu permesso di tenere la Gemma Portale, pietra affidata a un giovane Kotal Kahn, il quale regnò per lungo tempo presso una comunità Maya come divinità. Tempo dopo, il lottatore tornò dalla sua gente, ma si rese conto di essere l’ultimo della sua specie: tutti gli Osh-Tekk erano stati sterminati da Goro, il potente Shokan un tempo fedele servitore di Shao Kahn.

Durante gli eventi Mortal Kombat X, Kotal Kahn sta procedendo nella sua conquista al Regno Esterno, ricercando gli ultimi seguaci del defunto Shao Kahn. Mentre alcuni si sono uniti a lui, come ad esempio D’Vorah, altri guerrieri attentano alla sua vita, come Baraka e Mileena. La rivolta viene prontamente sedata con la cattura della semi-Tarkatan. Kotal Kahn riesce nell’intento di riunire il Regno Esterno, tuttavia il suo è un regno equilibrato: al posto di combattere contro la Terra per ingrandire il proprio dominio, l’Osh-Tekk decide di puntare sulla crescita del suo nuovo popolo.

Museo Videoludico - Kotal Kahn - Mortal Kombat

In Mortal Kombat X, Kotal Kahn si propone in tre varianti: Dio del Sole, della Guerra e del Sangue. Ognuna di queste dipinge al meglio i tre aspetti più noti delle culture dell’America Centrale. Il Sole per Maya e Aztechi era un simbolo di vigore e forza e Kotal Kahn lo dimostra quando evoca raggi solari i quali permettono al combattente di recuperare vita e bruciare l’avversario. La variante Guerra richiama alla brutalità dei guerrieri, con mosse che utilizzano maggiormente il Macuahuitl, col quale può sferzare il nemico o addirittura tagliarlo in due. Quando invece Kotal Kahn è nella variante Dio del Sangue, riesce a evocare dei totem di supporto che possono aumentare i bonus di difesa oppure indebolire l’avversario.

Nonostante abbia avuto maggiori rapporti coi Maya, l’abbigliamento di Kotal Kahn è più simile a quello Azteco. La sua armatura, completamente fatta d’oro e metalli pregiati, ricorda molto quella dei guerrieri-uccello, i soldati di élite della civiltà precolombiana. Questi soldati erano muniti Macuahuitl, una enorme mazza di legno a cui venivano aggiunti denti di ossidiana. L’ossidiana poteva essere più tagliente dei moderni rasoi e, in base alla qualità del modello, i denti potevano essere discontinui oppure ben tagliati e intervallati. Il Codice Fiorentino racconta di queste impressionanti armi e di come, con un singolo colpo, potessero lacerare profondamente la vittima, lasciando poche chance di sopravvivenza. Purtroppo non è arrivato alcun esemplare di questo stupendo strumento: l’ultimo Macuahutil apparteneva all’Armeria Reale di Madrid, ma il rogo del 1884 distrusse molti reperti, tra cui l’arma.

Museo Videoludico - Kotal Kahn - Mortal Kombat
Il sacrificio umano era un pratica comune tra i Maya e donare il sangue a un dio era un onore.

Risulta interessante vedere come Kotal Kahn sia connesso al mondo reale tramite Huitzilopochtli, il dio della guerra azteco, ma specialmente con la figura di Buluc Chabtan. Come abbiamo accennato poco fa, la permanenza dell’Osh-Tekk presso le civiltà Maya è stata vista come una benedizione divina, l’arrivo di un essere superiore presso i comuni mortali. Buluc infatti, all’interno della mitologia di questo popolo, è il dio della guerra, temuto per la sua furia e per ciò che rappresenta. I Maya facevano offerte al fine di tornare vittoriosi da una guerra e il sacrificio umano e l’utilizzo del sangue era una pratica comune, tuttavia venivano utilizzati prevalentemente prigionieri di guerra o schiavi al posto di vergini o di persone scelte.

Il rituale veniva effettuato su una particolare pietra convessa posizionata in cima a un tempio. La vittima veniva posta supina e gli arti venivamo bloccati a terra da quattro funzionari che rappresentavano le quattro divinità dei punti cardinali. In questo modo il torso era ben esposto e pronto per l’offerta. Un quinto funzionario, a questo punto, utilizzava un coltello in pietra (solitamente quarzo), aprendo il torace del sacrificato e estraendo il cuore ancora pulsante. Il cuore vivo veniva poi spremuto da un sacerdote sulla statua della divinità da ingraziare e il corpo, ormai esanime, della persona gettato da in cima dalle scale del tempio, nel caso in cui fosse stato uno schiavo, oppure, fosse stato un guerriero, dato in pasto ad altri suoi compagni per assorbirne la forza.

Il sangue era considerato la linfa degli uomini, ma anche il nutrimento degli dei, un tributo che significava la massima aspirazione possibile per un comune cittadino. Non ci sorprende vedere come Kotal Kahn uccida le sue prede, aprendo il loro torso e bagnandosi nel loro sangue. Curioso inoltre come questo personaggio possegga l’unica Brutality che prevede la morte di chi la esegue, un sacrificio che non tutti i giocatori potrebbero essere disposti a fare.


La nostra avventura odierna termina qui: fateci sapere nei commenti cosa pensate dell’argomento di questo mese e cosa vorreste vedere nei prossimi episodi. Museo Videoludico torna il prossimo mese con una nuova analisi e tante curiosità.