Punch Club

Di gestionali insoliti e all’insegna di una certa originalità ne sono usciti parecchi negli ultimi anni, ma devo confessarvi che il soggetto di questa recensione ha totalmente ridefinito il concetto di originalità. Almeno ai miei occhi. Prima grande opera della piccola software house russa Lazy Bear Games, Punch Club potrebbe infatti apparire inizialmente come un banale omaggio all’epoca d’oro dei beat ’em up a scorrimento come Streets of Rage, ma sono sufficienti pochissimi minuti per accorgersi di essere di fronte a un piccolo, grande capolavoro di game design.

GLI OCCHI DELLA TIGRE

Ispirato in maniera tutt’altro che velata al mito di Rocky Balboa e letteralmente pieno di riferimenti alla cultura pop degli anni ’80, Punch Club racconta la storia di un giovane lottatore desideroso di scoprire la verità sulla morte di suo padre padre, ucciso prematuramente sotto i suoi stessi occhi. Convinto di poter raggiungere il suo scopo attraverso il successo nelle arti marziali miste, il nostro eroe comincia così la sua scalata al successo… scalata che noi saremo ovviamente chiamati a gestire nei dettagli curando ogni minimo aspetto della vita del nostro aspirante Rocky Balboa.

Giorno dopo giorno dovremo assicurarci di potenziare il personaggio attraverso intensi programmi di allenamento, di curare le relazioni con numerosi personaggi secondari in maniera tale da far progredire la storia e, ovviamente, di partecipare a incontri che possano accrescere la popolarità del nostro lottatore… il tutto senza però dimenticare le sue necessità primarie, come quella di dormire, mantenere un umore positivo e soprattutto mangiare.

Ed è qui che Punch Club mostra tutta la sua innegabile profondità. Mangiare, accedere alla palestra o semplicemente spostarsi all’interno della città con i mezzi pubblici (risparmiando così ore preziose da dedicare ad altro) avrà infatti sempre un costo, e questo potrebbe molto spesso costringerci a mettere in secondo piano gli allenamenti solo per… lavorare e garantire così la sopravvivenza del personaggio. La capacità di bilanciare adeguatamente impegni sportivi, incombenze economiche e necessità fisiche (come appunto quella di dormire) richiederà dunque una precisa pianificazione delle attività durante ogni singolo giorno di gioco, rendendo così Punch Club molto più di un banale gestionale da due soldi.

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L’allenamento casalingo su base quotidiana è alla base del successo del proprio lottatore!

E questo soprattutto perché le attività disponibili saranno sempre numerosissime. I personaggi con cui interagire cresceranno di ora in ora e se a questo aggiungiamo anche la possibilità di gestire parallelamente due “carriere sportive” (una ufficiale e una clandestina), è facile intuire quante e quali siano le possibilità offerte da questo titolo. Il tutto senza contare gli stimoli garantiti da un sistema di progressione estremamente poliedrico per un indie, incentrato su tre alberi di abilità ben distinti e un’infinità di skill sbloccabili che garantiranno, peraltro, anche una notevole rigiocabilità.

Alcuni potrebbero storcere il naso di fronte all’impossibilità di partecipare attivamente alle fasi di lotta, ma credetemi, la possibilità di curare la crescita del personaggio, di equipaggiarne le skill e di sceglierne lo stile di lotta, vi regalerà sensazioni uniche sin dal momento in cui prenderete parte al vostro primo combattimento. Insomma, in definitiva siamo di fronte a un gioco davvero unico che brilla anche e soprattutto per la bontà del suo comparto tecnico curato nei minimi dettagli nonché straordinario sotto il profilo puramente stilistico. Peccato solo per l’assenza dell’Italiano dalle lingue disponibili, unico neo di una produzione altrimenti priva di veri e propri limiti di sorta.

GIUDIZIO

Fresco, divertente e dannatamente originale dall’inizio alla fine, Punch Club suscita una sola, semplice riflessione: se nel mondo ci fossero più indie così, vivremmo tutti un po’ più felici.

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