Il netto abbassamento del livello di difficoltà nelle produzioni degli ultimi anni, spesso sempre più semplici e adatte così anche a un pubblico più ampio, ha fatto sì che i titoli “indie” si rivelassero una vera ventata di aria fresca per i cosiddetti giocatori “hardcore”, perennemente alla ricerca di giochi più impegnativi e paragonabili ai titoli del passato, ardui e decisamente non per tutti. Venture Kid, titolo sviluppato da Snikkabo e prodotto da FDG Entertainment (gli stessi di Monster Boy e il Regno Maledetto) rientra felicemente all’interno di questo filone nostalgico, sia per l’elevato livello di sfida proposto da ogni livello, sia per l’aspetto grafico super pixellato che omaggia i titoli anni ’80 su NES.
Già disponibile su Steam da qualche mese, Venture Kid arriva anche su Switch in esclusiva console per la piattaforma ibrida di Nintendo, con due modalità inedite Survival e Boss Rush sviluppate solo per questa versione. Scopritela nella nostra recensione.
TRIAL AND ERROR
A metà tra un platform e uno sparatutto, Venture Kid ci vede nei panni (quadrettati) di un ragazzino alle prese con nove livelli che potrete affrontare nell’ordine scelto dagli sviluppatori o casuale, a seconda della modalità di gioco che avrete scelto nel menu iniziale.
L’arsenale a disposizione si amplia come premio al completamento di ciascuno stage, e ogni nuova arma consente di essere più forti contro i nemici, ma anche di raggiungere oggetti altrimenti inaccessibili (come per esempio il primo power up che riceveremo, il boomerang, che ci consentirà di raccogliere bonus anche lontani). Il passaggio da un’arma all’altra, sfortunatamente, è vincolato però all’accesso obbligato al menu di pausa, aspetto che rende inspiegabilmente macchinoso un processo che può avvenire ripetutamente durante ogni livello.
La descrizione del gioco finisce qua: il vero fulcro di Venture Kid è infatti la semplicità, unita a un level design tanto classico quanto intrigante. I livelli a disposizione (che si diramano in varie sezioni) sono parecchio ardui, e il “trial and error” regna sovrano, esattamente come più di trent’anni fa. Trabocchetti e nemici inviperiti infatti vi daranno del filo da torcere, anche nel livello di difficoltà più basso (regolabile all’inizio dell’avventura), ma i più accaniti tra voi troveranno la voglia di provare e riprovare per scoprire nuovi livelli.
A parte il movimento nostalgico e i nove impegnativi livelli, Venture Kid non offre poi tanto altro: un arduo ritorno al passato per chi cerca le sensazioni che avevano allietato i pomeriggi dei ragazzi negli anni ’80. Non ci sono particolari guizzi di innovazione nel gameplay ideato dal team nipponico, ma c’è quanto di più classico sia possibile. I livelli non sono poi tantissimi, anche per il prezzo super contenuto a cui è venduto (di soli dieci euro, ndr), rischiando di diventare uno sfizioso aperitivo che però finisce proprio sul più bello. Un plauso infine per l’ottima colonna sonora chiptune composta da Matt Creamer, che ci accompagna con melodie dal sapore retrò per tutta la durata della storia.
