Giocare in tranquillità sembra essere diventata una prerogativa di pochi titoli. Siamo circondati da prodotti in cui si lotta, si spara o combatte… un inno alla violenza, non da demonizzare e censurare ovviamente, ma che ogni tanto andrebbe abbandonata per cercare qualcosa di più lento e pacifico. A questo proposito può venire alla mente il caro Animal Crossing, il titolo di Nintendo che bandisce ogni forma di violenza, o Yonder: The Cloud Catcher Chronicles, avventura che abbiamo già visto in precedenza su questi lidi.
Ma è anche il caso di My Time at Portia, nuovo gioco di ruolo di Pathea Games che, dopo l’esordio su PC, arriva anche su Switch per offrire un’ottima alternativa ai due titoli sopra citati, fornendo possibilità ulteriori di gameplay. Abbiamo trascorso gli ultimi giorni in compagnia della versione per la console ibrida del gioco di ruolo. Scopriamo insieme com’è andata la nostra prova.
UN ARTIGIANO A PORTIA
La storia di Portia vuole che il mondo sia rinato grazie all’intervento di Peach, un eroe che è riuscito a riportare la luce in una terra corrotta e oscura a causa dell’arroganza e delle invenzioni umane. Ciò si riflette nell’ambientazione della piccola mappa, disseminata di rovine abbandonate a monito di ciò che fu commesso dall’uomo. Vestiamo i panni di un artigiano che ritorna alla sua città natale, appunto Portia, dopo molti anni. Accolto da tutti, deve però affrontare l’eredità del padre ormai deceduto. Nel testamento infatti ci viene lasciata una vecchia baracca e un piccolo lotto di terra, oltre che un importante taccuino dove sono segnate tutte le creazioni possibili con tanto di istruzioni sul come farle.
My Time at Portia si sviluppa in missioni principali che fungono da filo conduttore per la narrazione e sono condite da piccoli incarichi secondari da svolgere nel mondo di gioco. Le missioni principali ci vedono partecipare attivamente alla vita cittadina, chiedendoci di conversare con gli abitanti e svolgere operazioni importanti come la costruzione di ponti, permettendoci di esplorare le altre zone della mappa. Gli incarichi invece sono la vera sfida proposta dal gioco in termini di gameplay.
Di tanto in tanto gli abitanti di Portia potrebbero aver bisogno delle abilità del nostro personaggio per la creazione di alcuni oggetti, che sia un vetro o una canna da pesca o una sega circolare di bronzo. Queste piccole mansioni, che hanno una scadenza in base all’orologio di gioco, una volta completate permettono al giocatore non solo di ottenere denaro e oggetti utili, ma anche di scalare una classifica tra le botteghe artigiane: più è alta la nostra posizione, più incarichi potremo accettare e più saranno prestigiosi.
COSTRUIRE RAPPORTI
Una delle peculiarità più interessanti del gioco di Pathea è la possibilità di instaurare vere e proprie relazioni, anche amorose, con gli abitanti. Un po’ come The Sims, il giocatore avrà la possibilità di chiacchierare e di donare degli oggetti, aumentando così la solidità del rapporto con un particolare personaggio. Simpaticamente, è possibile sfidarsi a morra cinese (impossibile da vincere) o a una “sana scazzottata tra amici”, anche se questa potrebbe rischiare di incrinare il rapporto. Tutti i NPC dispongono di una scheda nel comodo diario, da cui potete vedere la situazione sentimentale. Nel caso in cui abbiate sviluppato abbastanza “chimica” con un NPC, potrete anche tentare di invitarlo per un appuntamento galante.
Meccaniche, queste, che ci ricordano i giochi di ruolo, e impreziosite dal tipico albero delle abilità. Ogni azione, dalla più semplice come raccogliere della legna al combattere un nemico, dona punti esperienza. A ogni aumento di livello miglioreranno anche le vostre statistiche, comprensive di vita, attacco, difesa e resistenza. Mentre le prime tre sono abbastanza ovvie, la resistenza diminuisce a ogni azione, come tagliare un albero o anche raccogliere da terra una pianta. Una volta azzerata non potremo fare più nulla, se non gironzolare oppure andare a dormire per ricaricare le energie. Tornando ai livelli, ogni volta otterrete un punto abilità da spendere in tre specializzazioni: lotta (che comprende anche il movimento), crafting e social, che gestisce tutto ciò che riguarda i rapporti con altri personaggi.
Spendiamo una piccola parentesi sul combat system, semplice e immediato. Il nostro artigiano può attaccare i nemici che trova nelle rovine o sulla superficie di Portia. Il sistema prevede anche scatti e schivate che però vanno scalare non la barra della resistenza delle azioni, ma una seconda barra temporanea simile a quella vista in The Legend of Zelda: Breath of the Wild.
LA BELLEZZA DELL’ARTIGIANATO
Siamo arrivati a un altro fulcro del gameplay di My Time at Portia: il crafting. Dobbiamo dire che, nonostante la grande varietà di possibili costruzioni, salta all’occhio come il gioco tenti di rendere più semplice la realizzazione degli oggetti più complicati, indicando dove reperire alcuni materiali e come lavorarli al meglio. Dal comodo forno a pietra con cui creare vetro e lingotti si arriva infatti a costruire una sorta di carro motorizzato, grazie al quale spostarsi facilmente nella mappa. Il tutto è coadiuvato dal manuale del papà del protagonista, che spiega passo dopo passo come realizzare i componenti, ma soprattutto tramite quale strumentazione. È inevitabile però che a una possibilità di creazione del genere segua una raccolta materiali lenta e a volte noiosa, specialmente a causa della barra della resistenza che, una volta esaurita, ci obbliga a riposare per essere ripristinata.
Una grande fonte di risorse e tecnologie antiche risiede nella rovine sparse per il mondo di Portia. L’esplorazione di queste permette al giocatore di ottenere una grande quantità di materiale base, come rocce o sabbia, tuttavia ci sono moltissimi tesori nascosti. Nelle caverne si utilizza un visore e un jetpack: il primo serve per individuare il punto in cui scavare, mentre il secondo per risalire dai pozzi che avremo fatto per raggiungere l’oggetto trovato. Questi tesori sepolti possono essere pezzi di un vecchio manufatto, dischi dati per la ricerca di nuove costruzioni e vecchie parti, materiale raro e assai utile.
Meno importante, ma comunque utile per ottenere alcuni materiali, è l’attività da allevatore e contadino. In una fase più avanzata di gioco potrete ampliare la vostra tenuta, in modo da poter far partire coltivazioni di erbe medicinali, per esempio, o mettere su un fienile dove accudire i vostri animali catturati con le gabbie. Se avete la necessità di creare medicine o dei vestiti, questa attività potrebbe semplificare la vostra ricerca.
UN DESIGN NON PERFETTO
My Time at Portia presenta qualche imperfezione grafica, anche se lo stile utilizzato non è certo quello dettagliato di altri giochi. Il titolo strizza l’occhio a un pubblico più giovanile, motivo per cui la grafica cartoonesca e vivace rappresenta un punto a favore per far leva sui bambini. La versione per Switch, però, è caratterizzata da alcuni problemi da non sottovalutare: i bordi sono abbastanza mal definiti, il personaggio spesso compenetra nei pavimenti o si trova incastrato sotto una salita (niente che un salto non possa sistemare, per carità). La nostra prova è stata penalizzata anche da una build non rifinita per quanto riguarda i caricamenti tra aree, spesso e volentieri decisamente lunghi anche nel passaggio a un ambiente obiettivamente molto piccolo. Tuttavia, gli sviluppatori hanno assicurato che questo problema è stato risolto con un update che disponibile al day-one.
Il sonoro, seppur non preponderante al fine della nostra esperienza, ci ha fatto compagnia in modo piacevole anche nei momenti di difficoltà durante i combattimenti, che però ricordiamo essere una singola parte del gameplay. Una soundtrack leggera e adattata ai contesti ci ha permesso di vivere un’esperienza interessante, spingendoci a trascorrere ancora qualche giorno sull’isola di Portia.