La redenzione dei propri peccati non è soltanto un tema religioso, ma costituisce la base, non troppo solida a dire il vero, del titolo action ideato dal team di Dark Star. Sinner: Sacrifice for Redemption è un titolo che prova a fare il verso alla celebre saga di Dark Souls, ma che di fatto, con un gigante come quello, condivide ben poco Si tratta come detto di un titolo di base action, con uno stile di combattimento che strizza l’occhio al genere dei soulslike e caratterizzato da un mix di attacchi, parate e schivate, il tutto senza soluzione di continuità.
L’accostamento ai vari Souls però, nonostante le somiglianze si perdano già alla conclusione del tutorial, non è casuale. Il livello si sfida di Sinner: Sacrifice for Redemption è infatti molto alto e paragonabile, un po’ alla lontana, ai titoli di FromSoftware. Purtroppo però le dinamiche di gioco del titolo di Dark Star rendono questa scelta fine a sé stessa. Le speranze dei fan di lunga data dei vari Souls di trovarsi di fronte a una nuova giovinezza si infrangono infatti alla fine del tutorial, in cui, dopo aver spiegato i fondamenti del gioco, ci ritroveremo a dover affrontare una semplice e spoglia Boss Rush.
I PECCATI E LA REDENZIONE
Dal punto di vista narrativo, Sinner: Sacrifice for Redemption non offre poi tantissimo. Dopo un breve video iniziale, ottimamente realizzato con disegni molto evocativi, la narrazione di fatto si limita a degli intermezzi tra un boss e l’altro, rendendola quasi superflua perché, in fin dei conti, il gioco scorre tranquillamente anche senza approfondire le poche informazioni elargite durante tali intermezzi.
Le vicende narrate in Sinner: Sacrifice for Redemption, come dice il titolo stesso del gioco, fanno riferimento alle sfide di un eroe in cerca di redenzione contro vari boss, che impersonano i sette peccati capitali, con l’intento di espiare i peccati del mondo. Una volta completati tutti i livelli sarà il turno del boss finale che, una volta sconfitto, ci darà la possibilità di assistere a uno dei tre finali creati per noi dagli sviluppatori.
La caratteristica peculiare di questo titolo è stata la scelta, in linea con le dinamiche di gioco, di creare una progressione del personaggio al contrario. In Sinner: Sacrifice for Redemption infatti il nostro personaggio inizierà l’avventura nel pieno delle proprie forze e intriso di peccato. Mano a mano che avanzeremo nelle sfide ed espieremo i nostri peccati, il nostro eroe si indebolirà, liberando lo spirito ma perdendo energia, salute e resistenza fisica. Ovviamente maggiore sarà il numero di boss che sconfiggeremo e più saranno i malus, che si sommeranno per rendere molto più complicate le battaglie successive.
TRA BENE E MALE
Dal punto di vista tecnico, Sinner: Sacrifice for Redemption è un titolo tutt’altro che impeccabile, ma che in fin dei conti si fa apprezzare. I boss sono ben realizzati e caratterizzati, sia dal punto di vista grafico che nello stile di combattimento, ciascuno con le proprie abilità e tecniche. Meno buona è invece la realizzazione del mondo che circonda tali boss, che appare frettolosa e poco attenta ai dettagli, oltre che abbastanza spoglia nella maggior parte dei casi. Nel complesso, una realizzazione di tutto rispetto anche considerata la natura indie del team di sviluppo, che rende bene l’atmosfera di peccato che aleggia attorno al nostro eroe.
In definitiva Sinner: Sacrifice for Redemption è un gioco che si comporta bene per quella che era l’idea di realizzazione del titolo, ma che di certo non entra in competizione con titoli del calibro di Dark Souls, al quale viene accostato per via della tendenza del nostro alter ego a morire con estrema facilità in battaglia.
La mancanza di un intreccio narrativo degno di nota rendono il titolo buono da giocare anche a intervalli di tempo piuttosto elevati tra un boss e l’altro, non dovendo di fatto tener traccia di un canovaccio, eventi e missioni legate alla lore, ma d’altra canto, rende il titolo poco attraente per tutti quei giocatori che della storia fanno la ragione di gioco.