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Assassin’s Creed Syndicate

Sono ormai anni che si sente parlare della presunta indolenza di Ubisoft per ciò che concerne l’evoluzione del brand di Assassin’s Creed e sebbene le critiche mosse alla compagnia francese nel recente passato abbiano obiettivamente un certo fondamento, non si può negare come il lancio di Assassin’s Creed Syndicate rappresenti una leggera boccata d’aria fresca. Sì perché con questo nuovo capitolo, la compagnia francese sembra aver finalmente dato inizio a una nuova era, e nonostante la rivoluzione, quella vera, sia ancora lontana dal compiersi, la strada imboccata sembra proprio essere quella giusta.

ACCENNI DI CAMBIAMENTO

La premessa, inutile dirlo, è sempre la stessa, ovvero Assassini contro Templari, ma è sufficiente dare il via all’avventura per iniziare a scorgere i primi cambiamenti. La decisione di proporre ben due eroi, peraltro gemelli e dunque legati da un rapporto indissolubile, si rivela infatti estremamente vincente sin da subito, e questo non solo a fronte delle inevitabili differenze caratteriali e stilistiche che contraddistinguono Jacob e Evie Frye, ma soprattutto perché entrambi possono contare su una serie di missioni esclusive volte proprio a esaltare le loro differenze, regalandoci al contempo una doppia prospettiva sulla Londra Vittoriana messa a punto da Ubisoft.

Una scelta saggia e funzionale ad un accrescimento dell’atmosfera, che la compagnia francese ha tuttavia portato avanti trascurando alcuni aspetti che, almeno secondo chi vi scrive, sarebbe stato importante gestire diversamente. Per quanto sia interessante che entrambi i personaggi presentino un proprio albero di abilità indipendente – con punti esperienza condivisi tra entrambi i personaggi – è davvero un peccato che la gran parte di tali abilità siano accessibili da entrambi i personaggi, con poche, rare eccezioni, insufficienti per esaltare le loro differenze, a conti fatti molto marginali.

Un problema questo che, ovviamente, si riflette anche sulle meccaniche di gioco vere e proprie e sulla scelta dell’equipaggiamento. Anche in questo caso il gioco offre una grandissima varietà, ma spiace vedere come nessun oggetto ad eccezione dei “completi” sia riservato ai singoli personaggi; sia Jacob che Evie possono infatti utilizzare indistintamente le stesse armi e gli stessi oggetti, e se a questo aggiungiamo il fatto che, pad alla mano, i due personaggi non presentano alcuna reale differenza in termini di gameplay, è facile rendersi conto di come l’alternanza tra loro sia perlopiù estetica. Un vero peccato, soprattutto a fronte dell’immenso potenziale – ahinoi mal sfruttato – dovuto alla presenza di due eroi.

E tale senso di leggera amarezza lo si può purtroppo percepire chiaramente anche durante le fasi di combattimento, ora più votate al corpo a corpo piuttosto che allo stealth. Nel tentativo di esaltare la brutalità della realtà vittoriana proposta, Ubisoft ha infatti puntato su un battle system molto più d’impatto e se vogliamo “tattico” – pericolosamente simile a quello dei vari Batman targati Rocksteady a dire il vero – e sebbene il risultato sia estremamente convincente, non si può negare come questo cambio di rotta abbia in qualche modo snaturato l’essenza di un brand che, anno dopo anno, sta lentamente ma progressivamente perdendo la sua connotazione stealth per trasformarsi in un action duro e puro. Una scelta vincente? Sotto il profilo economico sicuramente sì.

ALTI E BASSI

Syndicate propone una progressione tutto sommato in linea con quella dei precedenti capitoli della saga, fatta quindi di evidenti alti e bassi. Nonostante la presenza di svariate missioni riservate a ciascuno dei due protagonisti accresca la varietà complessiva dell’esperienza e molte situazioni risultino piuttosto emozionanti a fronte di un ritmo frenetico e incalzante, con il passare delle ore il titolo tende purtroppo a scadere in una certa ripetitività di fondo che non apparirà certo nuova a chiunque abbia avuto modo di seguire l’evoluzione del brand negli ultimi anni.

Molte sono infatti le attività secondarie disponibili all’interno di Londra, ma le loro tipologie, come prevedibile, sono riproposte senza soluzione di continuità lungo tutto il corso dell’avventura, senza che vi sia nulla ad alterare un ritmo di gioco ormai ben noto a tutti. In questo senso le tanto chiacchierate Guerre Fra Bande, che permettono di liberare specifici quartieri di Londra eliminando il capo della gang rivale che ne detiene il possesso, contribuiscono non poco a risollevare la situazione, ma il fatto che ciascuna di essere non differisca più di tanto dalle altre in termini di struttura fa sì che le emozioni si riducano progressivamente fino alla totale liberazione della città. Insomma, la sensazione è che si potesse fare qualcosa in più per rendere queste fasi più spettacolari, ma nel complesso non possiamo certo non apprezzare il tentativo fatto da Ubisoft.

E restando in tema di tentativi non propriamente riusciti, non posso poi non citare la gestione stessa delle bande. La possibilità di gestire la propria personalissima banda, di potenziarla e migliorarne le fila attraverso immancabili investimenti in denaro è senz’altro stuzzicante, ma se consideriamo il fatto che i membri della gang non possono essere utilizzati in alcun modo (se non come banalissime guardie del corpo) è davvero impossibile non accorgersi di come Ubisoft, in questo senso, abbia davvero fatto il minimo indispensabile per giustificare l’esistenza stessa di queste chiacchieratissime bande. Qualcosa in stile Brotherhood che potesse accrescere la profondità strategica dell’esperienza, avrebbe fatto davvero la differenza.

LONDRA

Nonostante alcune evidenti perplessità su svariate scelte stilistiche e di design, ciò in cui Assassin’s Creed Syndicate eccelle è senz’altro la sua ambientazione, curata e realizzata nei minimi dettagli senza che niente sia stato lasciato al caso. Complice la – quasi – totale assenza di bug che possano in qualche modo compromettere la bontà dell’esperienza o la sua fluidità, Londra appare infatti straordinariamente affascinante sin dai primissimi minuti e il fatto che i suoi luoghi più rappresentativi – così come la sua atmosfera – siano stati riproposti con una fedeltà storica davvero stupefacente nonché a tratti addirittura disarmante, garantisce un coinvolgimento davvero senza precedenti. In questo senso, insomma, Ubisoft si è davvero superata.

GIUDIZIO

I segnali di un tanto atteso – e doveroso – cambiamento non mancano ma Assassin’s Creed Syndicate non può ancora dirsi il capitolo della svolta. L’esperienza offerta è senz’altro di buon livello ma non ancora degna di essere definita “indimenticabile”.