Mettete un uomo adulto sulla quarantina di fronte a un cabinato o una vecchia console e lui tornerà bambino. Fate la stessa con un ragazzino e finirete invece con l’essere apostrofati come dei vecchi bacucchi. E poi c’è Madelyn Obritsch, una bambina talmente affascinata dal primo boss di Ghosts ‘n Goblins da invogliare suo padre a renderla l’eroina indiscussa di un videogioco che sembra uscito dagli anni Ottanta. La storia che si cela dietro la genesi di Battle Princess Madelyn è di quelle che mostrano la parte migliore di un medium, quello videoludico, spesso criticato e additato come istigatore di violenza e altri aggettivi poco lusinghieri. Ma a queste dicerie non sembrano aver dato retta gli appassionati di retrogaming, che hanno premiato le vicende della famiglia Obritsch finanziando con successo la campagna Kickstarter lanciata dal padre della bambina, riuscendo addirittura a raccogliere il doppio dei fondi richiesti per lo sviluppo del gioco.
A pochi mesi dalla trionfale campagna crowdfunding, la creatura di Casual Bit Games ha visto finalmente la luce il 6 dicembre per PC e Xbox One, e il 20 dello stesso mese su PS4 e Switch, mentre le versioni per PS Vita e Wii U saranno lanciate prossimamente. Si tratta di un platform che ripropone in maniera fedele le meccaniche tanto care all’industria videoludica degli anni ’80 e ’90, l’epoca d’oro dei platform per intenderci, aggiungendo un pizzico di metroidvania (che non guasta mai). Noi della redazione di VGN.it lo abbiamo provato a fondo per voi, respirando a pieni polmoni l’atmosfera retrò che il titolo sa offrire.
MADELYN, PRINCIPESSA GUERRIERA
Oltre a essere un omaggio più che diretto a Ghosts ‘n Goblins, Battle Princess Madelyn è prima di tutto un atto d’amore da parte di Chris verso la sua famiglia, tanto da rendere protagonisti i suoi affetti più cari. Ed ecco che sua figlia diventa una principessa guerriera pronta a vendicare la morte del suo amato cane Fritzy a opera di un malvagio mago, che non contento ha deciso di rapire anche i suoi genitori. Nulla di clamoroso o indimenticabile, sia chiaro, con le vicende narrate che si limitano a fare da background tra i numerosi nemici da abbattere o nello sconfiggere i vari boss che popolano le ambientazioni di gioco. Tra l’altro tutti i testi sono rigorosamente in inglese, aspetto che potrebbe far tenere ben alla larga il giocatore meno incline a essere interessato a un’esperienza vecchio stile come questa. Si tratta comunque di dialoghi di facile comprensione, ragion per cui una conoscenza scolastica della lingua inglese risulta più che sufficiente.
Data per scontata la presenza di una campagna principale piuttosto basilare, all’interno del gioco sono state rese disponibili un buon numero di quest opzionali da portare a termine. Missioni secondarie che però si dividono esclusivamente in due tipologie: riportare un oggetto al legittimo proprietario o salvare degli NPC in pericolo, il tutto in cambio di collezionabili; non il massimo della varietà insomma. Il rovescio della medaglia è quello di risultare poco intuitivo in alcuni passaggi, data la mancanza di suggerimenti sul dove andare o cosa fare, considerando anche i tanti percorsi presenti nella ambientazioni.
Non mancano neppure elementi da metroidvania, come l’accesso ad aree segrete raggiungibili in un secondo momento. Insomma, ci troviamo di fronte a un platform vecchia scuola che non scende minimamente a compromessi, fatta eccezione per la presenza di alcuni portali adibiti al teletrasporto tra i vari scenari che sono stati visitati.
DALLA SALA GIOCHI AL DIVANO DI CASA
In pieno stile Ghosts ‘n Goblins, la protagonista è chiamata a farsi largo tra orde di nemici sempre più agguerriti e numerosi. Anche in questo caso, venendo colpiti Madelyn perderà una parte della sua armatura, non rimanendo però in mutande bensì in vestaglia, e un secondo colpo si rivelerà fatale. In compagnia di Madelyn troviamo Fritzy, lo spirito canino pronto ad affiancare la protagonista, che potrà poi essere sfruttato anche con attacchi speciali. Ma lo sfortunato cagnetto è utile anche per raccogliere sfere di energia con cui ricaricare il numero di vite a disposizione, dal momento che una volta svuotata questa barra saremo riportati nel punto iniziale dello scenario.
L’impostazione del gameplay è quella che gli amanti delle avventure di Sir Arthur hanno imparato ad amare da oltre trent’anni: si schivano una quantità smodata di attacchi e nel frattempo si risponde alla stessa maniera lanciando giavellotti, pugnali o prendendo a spadate scheletri e serpenti velenosi. Va però sottolineato che le differenze tra le varie armi che Madelyn potrà impugnare o lanciare sono pressapoco impercettibili, per cui la scelta tra una e l’altra è spesso vana. La principessa vedrà inoltre migliorare la sua scintillante armatura spendendo le gemme e monete e guadagnate lasciate dai nemici sconfitti.
NOSTALGIA CANAGLIA
Dagli sprite alla veste grafica, dai nemici al gameplay, ogni elemento presente in Battle Princess Madelyn è un omaggio nostalgico ai platform vecchia scuola, in particolar modo verso la serie Ghosts ‘n Goblins. Dopo aver scalzato l’eroico cavaliere senza macchia, e talvolta senza armatura, la giovane principessa parte per un lungo viaggio tra regni e peripezie, all’insegna di sfide sempre più ardue che si snodano attraverso sezioni puzzle, una miriade di nemici su schermo, e aree segrete da scoprire. Nel suo continuo omaggiare, non aspettatevi dunque chissà quali sorprese tra mostri e creature ostili, con un varietà di nemici che rispetta in pieno l’immaginario fantasy: scheletri, cavalieri oscuri, pipistrelli e zombie sono solo una piccola parte dei numerosi ostacoli (la cui la lista si allunga quasi a dismisura esplorando le varie ambientazioni) che si interporranno tra noi e il malvagio mago. Oltre a una discreta caratterizzazione visiva, queste creature demoniache si distinguono anche per buoni pattern di attacco, con un tasso di sfida che si mantiene bello alto dall’inizio alla fine.
Ma Battle Princess Madelyn sa essere anche canaglia (nel senso tutt’altro dispregiativo del termine) quando mette il videogiocatore di fronte a situazioni davvero toste, difficili da superare ma per questo estremamente appaganti una volta completate. Dunque, non si sollevano obiezioni sulla natura volutamente punitiva del titolo, ma in certi frangenti sono richieste una precisione e riflessi felini che possono rendere l’esperienza di gioco incredibilmente frustrante. Dover saltare da una piattaforma all’altra e al contempo schivare più attacchi da varie è un’impresa non da poco; una di quelle sfide capace di mettere a dura prova anche il giocatore più abile. Paradossalmente alcune situazioni riescono a dare del filo da torcere in maniera maggiore se paragonate alle boss fight: queste non brillano certo per essere tanto più impegnative, salvo qualche rara eccezione, ma sono abbastanza numerose e sfruttano bene la componente platform. Battle Princess Madelyn è lontano dall’essere un gioco per la masse, più per una questione di evoluzione del genere che per altro, ma che al contrario farà la felicità di chi ha mosso i primi passi nel mondo videoludico con titoli come Ghosts ‘n Goblins e successive reiterazioni.
IL FASCINO IMMORTALE DEI 16 BIT
Princess Battle Madelyn vi terrà impegnati per circa una decina di ore, a patto di dedicarci la giusta attenzione, specie in quei passaggi che richiedono anche una certa pazienza a causa di un livello di difficoltà generale ben oltre gli standard odierni. Se siete tra quelli che più di trenta anni fa hanno dilapidato interi patrimoni e paghette nel cabinato Capcom, sarete felici nel sapere che oltre alla modalità storia ne troverete anche una arcade. Semplice nella sua composizione, eliminata di fatto la componente platform per concentrarsi unicamente sul fare punti affrontando nemici e boss in rapida successione, questa modalità si rivela un buon palliativo per gli amanti degli high score da sala giochi.
Un omaggio così viscerale a una pietra miliare del genere non poteva di certo esimersi dal riproporre un comparto grafico rigorosamente in pixel art, uno stile che non accenna minimamente a essere démodé, con risultati sempre più sorprendenti. In questo si registra un ottimo lavoro da parte di Casual Bit Games soprattutto per quanto riguarda gli sfondi di gioco, decisamente ispirati e tutt’altro che statici, dove vari effetti come lo scrosciare della pioggia o le chiome degli alberi mosse dal vento si alternano meravigliosamente sullo schermo. Non siamo stati però pienamente convinti da alcune animazioni, in particolar modo quelle della protagonista, e da texture che in alcuni punti offrono il fianco a più di una critica, a causa della loro scarsa qualità. Ad accompagnare Maddie e Fritzy in questa perigliosa avventura ci pensa una piacevolissima colonna sonora, che è possibile scegliere tra quella orchestrale e una più nostalgica 16 bit, che ben caratterizza la varietà delle ambientazioni, ognuna con un proprio tema musicale.
Fosse uscito nel 1986, Battle Princess Madelyn sarebbe parso un plagio piuttosto che un omaggio a Ghosts ‘n Goblins, tanti sono i punti di contatto tra le due produzioni. Ma in questo caso parlare di seguito “spirituale”, con buona pace dell’anima canina del povero Fritzy, non è poi così fuori luogo. La difficoltà a tratti esponenziale lo rende chiaramente un gioco pensato per un pubblico quasi di nicchia, puntando forte su un gameplay nostalgico (con tutti i pregi e difetti che ne conseguono), ma che non scende minimamente e compromessi. Permangono però delle sbavature qua e là, alcune di rilievo e altre di poco conto, che non lo erigono di certo a capolavoro ma piuttosto come un buon esponente moderno di un genere che sembra avere ancora qualcosa di buono da offrire.