A distanza di sei anni dall’ultima apparizione ufficiale torna sul mercato il nuovo capitolo della famosa saga targata Bandai Namco, Soulcalibur VI. L’ultimo episodio numerato della saga risale infatti all’ormai lontano 2012 mentre, nel frattempo, sono stati sviluppati numerosi spin-off, di cui l’ultimo risalente al 2014 dal nome Soulcalibur: Lost Swords.
Bandai Namco è sempre stata una software house piuttosto propensa al genere picchiaduro, e dopo il fortunato Tekken 7 che è riuscito a mettere d’accordo vecchi e nuovi fan, la società ha deciso di riprendere in mano un’altra saga storica del calibro di Soulcalibur.
Di carne al fuoco ce n’è parecchia, tant’è che lo si potrebbe considerare come il migliore capitolo della saga: il titolo ha da sempre incarnato in una salsa fantasy/medioevale una perfetta fusione di tecnicismi e spettacolarità rimanendo ben impresso nella sua unicità nella mente dei videogiocatori. Scopriamo insieme com’è andata nella nostra recensione!
TI SFIDO A DUELLO
La trama è ambientata nel sedicesimo secolo, proprio a voler ricalcare e rispolverare le radici del titolo, riportando il giocatore abituale di nuovo a casa, ma il tutto è stato rielaborato in chiave moderna in termini di giocabilità, dinamicità e immediatezza. Finalmente – a dispetto dell’ultimo capitolo – fanno nuovamente la loro comparsa i personaggi più iconici della saga nelle due modalità presenti, ben improntate al single player ovvero le cronache dell’anima e la bilancia dell’anima.
La nostra avventura inizia nel 1586, con Kilik e si sviluppa attraverso numerosi dialoghi in stile visual novel con tavole disegnate a mano nelle quali si snoda il canovaccio narrativo, ben intriso di intrecci tra i vari personaggi e colpi di scena. Si ritorna alle origini, la trama è quella che racconta l’eterna lotta tra il caos causato dalla Soul Edge e la controparte benevola, la Soul Calibur, entrambi spade che giocano un ruolo fondamentale nella trama. Viene infatti introdotta all’inizio la nascita della spada e tutta l’affascinante storia dietro di essa, attraverso un lungo filmato introduttivo.
La trama procede poi tra schermate fisse con testi a schermo e duelli pertanto l’inizio potrebbe risultare frustrante per coloro che non solo molto avvezzi alla lettura ma mano mano che si procederà con la storia il tutto risulterà sempre più leggero e godibile. Ci sono episodi più o meno riusciti ma l’intreccio narrativo di tutte le storie dei personaggi suscita curiosità e interesse nel giocatore che ha quindi voglia non soltanto di combattere ma di scoprire proprio il background e le motivazioni che smuovono i protagonisti del titolo. Si può scegliere di partire dall’inizio, in modo da seguire linearmente tutta la trama oppure seguire le storie di ciascun personaggio nell’ordine che desideriamo; sarà pertanto a gusto del giocatore scegliere se seguire un filo logico o un frammento della storia, a ogni modo sempre e comunque di facile fruizione.
L’altra modalità single player ovvero la bilancia dell’anima ricorda in parte le Cronistorie, già viste nel terzo capitolo. Si parte dall’editor del personaggio, adesso ancora più ricco di possibilità e connotato da un comparto grafico più dettagliato e moderno. Si può scegliere ovviamente il sesso e una moltitudine di razze tra cui umani, esseri angelici, bambole, uomini lucertole, redivivi e scheletri. Ognuno può essere equipaggiato con l’arma di un determinato personaggio principale e quindi ne può apprendere anche lo stile e il set di mosse. Ci è parso veramente incredibile invece il numero di accessori, il vestiario e le personalizzazioni con le quali si può modificare il nostro personaggio, grazie anche a taluni oggetti sbloccabili dopo un po’ di tempo.
Il viaggio è un riuscitissimo mix tra un gioco di ruolo e un picchiaduro, risultando così una componente graditissima per i fan che l’avevano richiesta a gran voce. Proprio come in ogni gioco di ruolo che si rispetti, dopo ogni battaglia sarà possibile accumulare esperienza, incrementare le statistiche e ricevere armi extra. Procedendo nel viaggio avremo la possibilità di incontrare fabbri e mercanti in grado di forgiare armi più potenti e anche reclutare assassini per le missioni più complesse. Ecco dunque che queste due corpose modalità per giocatore singolo saranno in grado di riempire e appassionare il giocatore che ha sete di una trama epica e allo stesso tempo dinamica, ben lontana dagli schemi competitivi che si sono susseguiti negli ultimi tempi, sopratutto in termini di picchiaduro. Chiaramente però, per chi lo desiderasse, è comunque presente sempre una componente online per sfidare gli altri giocatori.
FUOCHI D’ARTIFICIO
Nei combattimenti di Soul Calibur, la spettacolarità è sempre stata la componente che risalta subito all’occhio: i bellissimi effetti grafici, le spade che si incontrano dando vita a fasci di luci e scintille, il tutto ora ancora più brillante e connotato da colori accesissimi. Lo schema è rimasto pressoché lo stesso: un tasto per parare, due per attacchi con l’arma e uno per i calci. Il set delle mosse di ogni personaggio si è arricchito con nuove tecniche e ora risulta di più facile intuizione eseguire combo anche per chi non ha mai giocato e quindi non conosce minimamente lo stile dei lottatori. La profondità nel combat system è rimasta proprio come la ricordavamo, i combattimenti sono tecnici, dinamici, e velocissimi ma come detto, sempre piuttosto facili da assimilare. Tornano in scena i personaggi più amati totalmente assenti nel quinto capitolo come la formosa ninja Taki, la bella Seong Mi-na, la ragazzina allegra Xianghua, ma anche personaggi nuovissimi come il misterioso guerriero Groh, per non parlare poi della curiosa collaborazione con CD Projekt che ha portato nel roster di Soulcalibur lo strigo più famoso dei videogiochi ovvero Geralt di Rivia. Una piccola pecca invece riguarda Tira, personaggio già piuttosto celebre, che potrà essere scaricato soltanto tramite Season Pass anziché essere già incluso nel gioco base.
A rendere ancora più pirotecnici i combattimenti fa la sua comparsa la cosiddetta Lama invertita, una mossa attivabile col dorsale destro che se eseguita correttamente rallenta lo scontro per qualche secondo dando vita a evoluzioni estremamente sceniche e micidiali. La riuscita di questa variante del combattimento è basata quasi tutta sulla fortuna, il che potrebbe risultare letteralmente un’arma a doppio taglio per l’esito dello scontro. Interessante e decisamente utile è la guardia reattiva che usata col giusto tempismo consente di respingere gli attacchi nemici dando la possibilità di contrattaccare. Se usata intelligentemente invece può risultare ancora più letale di un poderoso attacco andato a segno.
LUCI SUI COMBATTENTI
A livello grafico il titolo appare leggermente migliorato e arricchito di particolari, se non per l’effetto traslucido sui modelli che li fa apparire un po’ finti. Anche gli scenari proposti non hanno saputo convincerci fino in fondo, risultando spesso e volentieri un po’ troppo artificiosi, non sempre molto elaborati e talvolta caratterizzati da texture e sfondi scarni e spogli, come non ci saremmo aspettati da un titolo di nuova generazione. La fluidità tuttavia è ottima e convince: i combattimenti sono sempre molto dinamici e scorrevoli, i movimenti sono naturali e ‘leggeri’, al contrario di quello che si potrebbe pensare visti alcuni modelli poligonali goffi e poco espressivi.