Hellblade: Senua's Sacrifice
Versione testata: PS4

Hellblade: Senua’s Sacrifice

Ninja Theory ci porta alla scoperta della mitologia norrena con un'avventura emozionante.

Con Hellblade: Senua’s Sacrifice, il team Ninja Theory si è preso una bella gatta da pelare, puntando a un progetto complesso e originale. Nell’attuale panorama videoludico ben pochi titoli si affacciano a un argomento così delicato come la malattia mentale, ma lo studio indipendente ha avuto il coraggio di rompere questa delicata barriera. Divenuti famosi per il reboot di Devil May Cry, e prima ancora Heavenly Sword ed Enslaved: Odyssey to the West, il team britannico fa parlare nuovamente di sé con una nuova avventura interessante.

Hellblade: Senua’s Sacrifice è ciò che potremmo definire un indie-AAA, o un titolo doppia-A, ovvero un prodotto di alta qualità sviluppato da un ristretto gruppo di circa venti persone e proposto a un prezzo budget, tagliando totalmente i costi di marketing e la produzione in formato retail che incidono notevolmente sul prezzo finale del gioco. Il tema portante di Hellblade è la psicosi; un disturbo mentale poco conosciuto, difficile da immaginare da chi non ne è affetto. Proprio per questo è da lodare il tentativo della software house, che è riuscita, per quel che è possibile, a rappresentare in modo eccezionale il disturbo di Senua in un viaggio delicato e affascinante.

Hellblade: Senua's Sacrifice

I sintomi principali della malattia sono delirio, allucinazioni visive e uditive, la totale impossibilità di scindere la realtà dall’immaginazione e la perdita del controllo delle proprie emozioni. Per rappresentare al meglio l’opera, il team britannico ha ingaggiato un’equipe di psichiatri e pazienti che hanno vissuto sulla propria pelle la malattia, in modo da capire approfonditamente cosa succede in una mente psicotica.

ALLUCINAZIONI NORRENE

Tutti immaginiamo la protagonista di un videogioco come una persona coraggiosa, sicura di sé e intraprendente.
Senua non è nulla di tutto ciò, anzi: la protagonista di Hellblade è malata, la sua malattia la tiene in pugno, la rinchiude in una prigione immaginaria, la costringe a non essere sé stessa. Le sue mancanze a livello psicologico vengono però compensate dalla sua grande abilità con la spada: Senua è infatti una formidabile guerriera. La sua diversità fa sì che nel villaggio d’origine non sia vista di buon occhio fino a essere emarginata persino dal padre, un devoto druido che sottopone la figlia ai suoi riti per cercare di liberarla dal suo male. Senua non vede il mondo come tutti gli altri; nella sua mente sente delle voci che la tormentano, grida di dolore miste a suggerimenti su cosa fare della propria vita.

Vivere un simile disagio non è facile, se aggiungiamo il fatto che viene per giunta esiliata dal suo villaggio perché ritenuta responsabile di pestilenze e morti. Dopo un periodo di totale solitudine nella foresta, Senua fa ritorno al villaggio, ma fa una scoperta agghiacciante; si trova di fronte al suo giovane amato crocefisso dai Nordici, durante un duro attacco al villaggio in nome degli Dèi. La sua psiche già instabile subisce un duro colpo, la sua condizione di psicosi si aggrava portandola in uno stato mentale molto pericoloso. Inizia qui il viaggio della guerriera pitta, un viaggio introspettivo condotto però dalle sue emozioni distorte, l’oscurità (termine con cui viene indicata la malattia) la ingloba man mano, andando avanti nel suo percorso. Il suo obbiettivo è quello di far risorgere il suo compagno, spinta dalle credenze della sua religione, portando la testa del defunto a Hela, dea norrena del mondo dei morti.

AVANZARE NEL BUIO DELLA MENTE

Il gameplay di Hellblade: Senua’s Sacrifice si può considerare un misto di hack ‘n’ slash e un walking simulator, intermezzato da massicce dosi di dialoghi che avvengono tra lei e le voci che avverte, e personaggi secondari che incontrerà nel suo cammino. L’andamento lineare della storia si snoda principalmente su combattimenti in arene ed enigmi che riempiono il grande comparto narrativo del titolo. Il combat system, per quanto basico, funziona bene: ci troveremo in grandi scenari dove faranno la loro comparsa i Norreni, nemici principali rappresentati dalla mente di Senua sulla base dei racconti di Druth; un vecchio insegnante pitto che fa anche da narratore alle leggende della mitologia norrena. I guerrieri, dotati di uno splendido quanto cupo character design, hanno spesso il volto coperto da teschi di animale e una criniera composta da piume nere.

Hellblade: Senua's Sacrifice

Gli scontri all’arma bianca sono cinematografici, belli a vedersi, ma purtroppo ridotti all’osso in termini di mera giocabilità; saremo in grado di sferrare un attacco normale, uno pesante e contrattaccare al giusto tempo. Oltre la schivata e la parata sarà possibile spintonare l’avversario per fargli perdere l’equilibrio, ma questa tecnica risulta utile solo coi nemici dotati di scudo. Il tutto non è abbastanza per garantire un divertimento costante al giocatore, che alla lunga quasi vorrà evitare gli scontri, e dal team che ha sfornato titoli dal gameplay decisamente più dinamico e frenetico sicuramente ci si aspettava qualcosa in più.

A rompere (decisamente poco) la monotonia e la staticità degli scontri è la possibilità di rallentare il tempo: dopo una serie di colpi andati a segno infatti potremo premere il tasto dedicato e prendere totalmente il controllo degli scontri, molto utile contro i nemici simili a ombre, particolarmente coriacei. Gli scontri con i boss sono più impegnativi, alcuni divisi in più fasi, ma sempre particolarmente lenti e poco pensati, un vero peccato in quanto le basi per un buon combat system c’erano tutte. È consigliabile giocare fin da subito in modalità difficile, per ottenere almeno un livello di sfida superiore.

LE PROVE DI ODINO

Seppur questo titolo abbia le sue evidenti mancanze nel sistema di combattimento, queste vengono compensate da una magistrale regia e le numerose fasi puzzle. Gran parte dell’avventura infatti è modellata sulla risoluzione di enigmi ambientali, che ben si allacciano a livello narrativo. Il principale obiettivo sarà quello di cercare dei simboli runici impressi su delle porte chiuse da un’aura mistica, proprio nell’intento di aprirle e proseguire. Nell’area bloccata infatti dovremo cercare le rune nell’ambiente, e tramite un’originale gioco di prospettive cercare di posizionarsi correttamente per far combaciare il simbolo, ad aiutarci in questo compito a volte non proprio intuitivo saranno delle icone colorate che ci faranno capire di essere nel posto giusto.

La “maledizione” di Senua è data anche dal vedere cose che gli altri non possono, sarà infatti possibile scovare passaggi solo guardandoli, e cambiare la struttura di ponti ed edifici puntando la telecamera nel giusto modo.
Oltre agli enigmi ambientali spesso bisognerà affinare l’udito; voci e canti infatti faranno da sottofondo a quella che potrebbe essere la soluzione per procedere. Il ritmo del gioco è altalenante, intento a punzecchiare quelle che sono le percezioni tramite suoni, luci e colori mischiando un buon numero di generi diversi tra loro. La tensione è palpabile in più di un momento, sfiorando le più tetre produzioni horror.

Hellblade: Senua's Sacrifice

ARTISTICAMENTE ECCELSO

Ci troviamo di fronte a livelli qualitativi e artistici molto alti: grazie alla tecnica del motion capture, possiamo ammirare una mimica facciale e una cura dei dettagli degni di nota. A prestare il volto a Senua, è Melina Juergens (inizialmente in prova per i test preliminari ma poi presa in pianta stabile trovandosi perfettamente a suo agio nel personaggio), che grazie alle eccezionali qualità recitative dà vita a un’anti-eroina tanto fragile nel suo intimo quanto intraprendente e coraggiosa nel perseguire il suo scopo. La nota decisamente stonata è l’inserimento dei personaggi secondari introdotti in carne e ossa, e digitalizzati per dargli quel tocco virtuale, che mal si amalgama con l’eccellenza delle animazioni di Senua. Il team si è affidato al versatile e potente Unreal Engine 4 proponendo luoghi e ambientazioni di grande fattura, dalle paludi melmose alle foreste incontaminate, ma anche cut-scene pulite e nel contempo dettagliatissime.

Il comparto sonoro è un altro dei punti a favore, curato da David García e Andy LaPlegua, leader dei Combichrist che aveva già collaborato col team per DmC. Le musiche di grande atmosfera si dimostrano coinvolgenti al punto giusto, dalle sonorità tribali, ai suoni ambientali in grado di immergere totalmente il giocatore nell’affascinante folklore nordico. La peculiarità principale però, si evince tramite l’originale modo di doppiare il gioco, tramite microfoni ambientali 3D che fanno sì che le voci di Senua provengano da ogni direzione (meglio ancora infatti giocare l’avventura dotati di cuffie), rappresentando il disagio perenne della protagonista che combatte contro i suoi demoni interiori. La longevità del gioco oscilla intorno le 7-8 ore di gioco, e purtroppo non ci sono possibilità di estenderla se non per la voglia di ricominciare un titolo dalla trama tanto appassionante quanto complessa, e rivivere con più consapevolezza la disperazione di Senua.

Hellblade: Senua's Sacrifice
Hellblade: Senua’s Sacrifice
GIUDIZIO
Hellblade: Senua's Sacrifice riesce nell'esperimento ambizioso di portare su console un argomento controverso, e perfettamente in grado di creare prodotti che vanno oltre il classico intrattenimento videoludico. Le emozioni di Senua come la paura, il disagio e la profonda caparbietà ci entrano dentro come un pugno nello stomaco, lasciandoci spesso l'amaro in bocca. Il viaggio psicotico della protagonista è orchestrato a dovere, impreziosito dalla mitologia nordica estremamente affascinante nelle sue leggende. Se dal punto di vista narrativo il titolo eccelle, purtroppo bisogna anche tener conto delle note negative date dal combat system troppo basico, e dalle fasi puzzle a volte frustranti. Ancora una volta la dimostrazione che il single-player è più vivo che mai, che ancora si da ampio spazio a quella fetta di giocatori che preferiscono intrattenersi con videogiochi di ultima generazione ma in totale solitudine. Va fatto un plauso alla Ninja Theory per aver confezionato un titolo di grande spessore a livello narrativo, ma anche un fischio di ammonimento per aver sottovalutato gli elementi di gameplay che alla fine caratterizzano l'intera esperienza videoludica.
GRAFICA
8.8
SONORO
8.2
LONGEVITÀ
6.5
GAMEPLAY
7.5
PRO
Livello artistico encomiabile
Sceneggiatura intensa e profonda
Doppiaggio di grande qualità
CONTRO
Sistema di combattimento statico
Fasi di puzzle ambientali frustranti e ripetitivi
Estremamente lineare
7.8
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