Quello dei giochi di ruolo è sempre stato un settore particolarmente vivace e interessante, capace di sfoggiare nel corso degli anni alcuni dei titoli che più hanno saputo coinvolgere i giocatori di tutto il mondo, contribuendo in alcuni casi anche al successo delle relative console di appartenenza. Basti pensare all’importanza che la saga di Zelda ha avuto per Nintendo, contribuendo con l’ultimo capitolo a un vero e proprio boom di vendite per Switch.
Ma in passato sono stati molti i titoli capaci di catalizzare su di sé l’attenzione del pubblico: The Elder Scrolls V: Skyrim, i più recenti Fallout, la trilogia di Dark Souls, il compianto Fable, la saga The Witcher e tantissimi altri ancora. Ed è proprio per questo interesse che i giovani sviluppatori di Warhorse Studios hanno puntato nel 2012, quando hanno svelato su Kickstarter il progetto Kingdom Come: Deliverance, con la speranza di racimolare fondi a sufficienza per proseguire nello sviluppo. La raccolta fondi si è rivelata un grande successo, e da allora gli appassionati di esperienze ruolistiche hanno atteso con pazienza il lavoro della software house con sede a Praga. Dopo circa quattro anni abbiamo finalmente messo le mani su un prodotto a metà tra il gioco di ruolo occidentale tradizionale e una vera rivoluzione per il genere in alcuni aspetti specifici del gameplay. Un obiettivo certamente ambizioso, che ha stuzzicato non poco la nostra curiosità.
IL MEDIOEVO SECONDO WARHORSE STUDIOS
L’ambientazione medievale non è certo una grossa sorpresa per gli appassionati del genere, basti pensare al gran numero di produzioni del genere ambientati in un’epoca simile. A stupire però è la scelta senza compromessi del giovane team di sviluppo di dare al titolo un tocco assolutamente realistico e storico al suo titolo. Niente draghi o magie, niente elfi, folletti e altri cliché tipici della narrativa fantasy. La storia di Kingdome Come: Deliverance si svolge nell’Europa centrale del XV secolo. Alla morte di Carlo IV, sovrano benvoluto e longevo, il figlio Venceslao IV sale al trono. Pur essendo preparato a questo incarico fin dai primi anni di vita, Venceslao si rivela essere un sovrano assente e più attento ai piaceri di corte che ai doveri da sovrano. La rivolta dei nobili coinvolge a questo punto il fratellastro Sigismondo, sovrano di Ungheria, pronto a invadere la Boemia con il suo spaventoso esercito di mercenari.
In mezzo a questo spinoso conflitto vivrete le vicende del giovane Henry, figlio del fabbro di un piccolo villaggio sotto la protezione di Sir Razig Kobyla, cavaliere di Venceslao. La quiete nel villaggio durerà giusto il tempo di qualche commissione da svolgere, nel più classico tutorial che ci permette di familiarizzare con i vari comandi, l’interfaccia e il sistema di quest. Gli amanti degli editor e creazione di personaggi rimarranno delusi nel sapere che non potrete modificare le sembianze del vostro protagonista, ma vestire esclusivamente i panni di Henry. Vi troverete di fronte a un titolo caratterizzato da una visuale in prima persona, come altri capostipiti del genere del calibro di Skyrim o Fallout. Rispetto ad altri titoli simili però, la cura riposta nei dettagli e nel realismo risulta a tratti maniacale, partendo da una mappa di gioco (relativamente grande) che riproduce in maniera molto fedele la Boemia del XV secolo. I movimenti di Henry sono legati a una barra del vigore, ma ciò che stupisce in realtà è la gestione di tutto il resto, come le energie e la fame, che dovranno essere gestite con oculatezza e parsimonia al fine di sopravvivere in territorio ostile. Ciò vuol dire che Henry dovrà riposare regolarmente, e questa meccanica conferisce al ciclo giorno/notte una maggiore profondità. Anche la fame giocherà un ruolo importante e dovrete avere cura di mangiare regolarmente, gestendo gli effetti positivi e/o negativi di ciò che mangiate e le quantità di cibo ingerite.
Gli effetti di tutte queste meccaniche sono difficilmente trascurabili: non dormire per un prolungato periodo di tempo porterà Henry a essere stanco, e mentre camminate vedrete le sue palpebre chiudersi di tanto in tanto. Restare a digiuno per troppo tempo lo porterà invece a essere debilitato, mentre abbuffarvi esagerando con il cibo vi porterà a essere meno efficaci in combattimento. Ogni cibo dovrà essere consumato prima che vada a male, e mangiare cibo avariato potrà provocare una intossicazione alimentare che in alcuni casi potrebbe anche portare alle peggiori conseguenze. Non tutti i cibi inoltre vi faranno recuperare energia vitale, che può invece essere ripristinata dormendo o con particolari infusi. Particolare non da poco, perché vi capiterà spesso di essere feriti e non necessariamente a causa di un combattimento. Un salto troppo ottimistico, per esempio, vi priverà di una parte della vostra energia e vi procurerà molto probabilmente una ferita ai piedi che, se non curata, continuerà a sanguinare. In caso di ferite gravi il sanguinamento potrà portarvi alla morte, per cui assicuratevi di avere sempre con voi una buona dose di bende!
Appare dunque evidente come ci si trovi davanti a un gameplay di rara profondità, capace di appagare i giocatori più hardcore, ma che potrebbe d’altra parte scoraggiare giocatori più occasionali e meno abituati a titoli di questa portata, complice un’interfaccia che risulta forse un po’ confusionaria con tantissimi parametri e descrizioni di cui tener conto. In particolare segnaliamo una gestione dell’equipaggiamento davvero ricca di sfumature e tanti dettagli che influenzeranno le vostre statistiche in combattimento, ma non solo. Sì, perché in Kingdom Come: Deliverance sarete molte volte chiamati a sguainare la spada, ma altrettante volte sarà più che doveroso risolvere e prevenire eventuali diatribe con i dialoghi. In tal senso, l’abbigliamento (oltre alle statistiche del personaggio) influenzerà in alcuni casi l’andamento delle conversazioni: un equipaggiamento di qualità potrà impressionare gli esponenti della nobiltà, mentre un’armatura vecchia e logora, magari imbrattata di sangue non contribuirà a dare una buona immagine con il vostro interlocutore. Dovrete quindi preoccuparvi anche della corretta manutenzione del vostro equipaggiamento e di darvi una ripulita ogni tanto, nei bagni pubblici o nei trogoli che troverete nei villaggi e nelle città. Le vostre spade potranno per esempio essere riparate con i kit da corazzaio una volta appresa la tecnica, o potrete affilarla manualmente presso la mola di un fabbro, in un minigioco particolarmente riuscito ed efficace che vi permetterà di ripristinare le condizioni della vostra lama e ripulirla dal sangue, o se fatto nella maniera sbagliata di danneggiarla ulteriormente.
Nell’interazione con altri personaggi potrete far valere i vostri talenti di oratoria, di carisma o di forza, ma a meno di abilità particolari non conoscete le abilità del vostro interlocutore. Usare la forza contro un energumeno potrà rivelarsi per esempio una scelta poco efficace, così come cercare di impressionare un personaggio di un elevato ceto sociale. L’insieme di tutte queste meccaniche ci mette di fronte a un titolo complesso, profondo, capace di offrire molte strade e molte opzioni diverse per portare a termine un incarico.
LA PRATICA RENDE PERFETTI
La Boemia del XV secolo è il regno dei cavalieri, con armature scintillanti e spade sapientemente decorate. Ma il nostro Henry all’inizio della sua avventura non è altro che il figlio di un fabbro, dal passato glorioso ma di umili origini. Questo vorrà dire che dovrà imparare a leggere (il livello di alfabetizzazione del medioevo non prevedeva una istruzione avanzata per il figlio di un semplice artigiano, ndr), o imparare i rudimenti di alchimia o corazzaio. Per imparare talenti specifici dovrete trovare qualcuno disposto a impartirvi delle lezioni (dietro lauto compenso, ovviamente), mentre per tutto il resto l’evoluzione del vostro personaggio dipenderà dal vostro modo di giocare. Dialogare spesso con gli altri NPC aumenterà le vostre abilità oratorie, mentre combattere spesso vi renderà dei combattenti più abili, anche in aree specifiche: utilizzando una spada corta e le schivate acquisirete più agilità, mentre l’uso di spade lunghe o asce contribuirà al vostro valore di forza. Anche in questo caso siamo davanti a un gameplay sempre molto profondo e pieno di variabili, a cui contribuisce un sistema di combattimento peculiare, capace di dare molta soddisfazione e rendere ogni scontro non una semplice routine.
Henry potrà sferrare un colpo potente con la pressione del grilletto R2 del DualShock 4 (RT su Xbox One) e un colpo agile con il dorsale R1, mentre l’altro dorsale è adibito alla parata. Con il tasto L2 potremo sferrare un calcio mentre la schivata è assegnata al tasto cerchio. Se nel combattimento corpo a corpo il sistema si è rivelato un po’ macchinoso, il combattimento con le armi bianche è stata una bella sorpresa. Lo stick destro serve a posizionare la spada indicando la direzione del colpo: non solo destra/sinistra o alto/basso dunque, ma scegliere di colpire dal basso verso l’alto o viceversa, da sinistra a destra o incrociando, con la possibilità anche di effettuare finte. Queste possibilità rendono gli scontri molto dinamici, costringendo a più riprese di attaccare il lato debole del nemico, tenendo però conto anche della corazza e delle protezioni di cui egli dispone. Sarà molto complesso fare danni a un soldato protetto da una corazza a piastre, e ancora più complesso affrontare dei gruppi di nemici in inferiorità numerica, costringendovi a salvataggi strategici che sono fondamentali se non vorrete essere costretti a ripetere molte delle vostre azioni. Sì, perché i salvataggi avvengono in automatico in alcuni snodi fondamentali delle missioni, ma per i salvataggi manuali avrete bisogno della grappa del salvatore, un particolare distillato che vi consentirà un salvataggio manuale insieme ai benefici dell’alcool. Usatelo con parsimonia, perché ne troverete di rado e l’acquisto è relativamente costoso.
UN COMPARTO TECNICO… MEDIEVALE
Abbiamo parlato di un gameplay profondo, vario, divertente e realistico. Abbiamo un comparto narrativo solido, con personaggi molto ben caratterizzati, una storia molto cinematografica raccontata in maniera sapiente, capace di emozionare e capace anche di offrire scorci suggestivi. Siamo quindi davanti ad un capolavoro del genere? La risposta, purtroppo, è un semplice no, così come semplici sono le motivazioni: il comparto tecnico proposto dagli sviluppatori di Warhorse Studios non è purtroppo minimamente all’altezza del concept di gioco, e una sua analisi risulta abbastanza complessa. Perché se il colpo d’occhio generale offerto dal gioco di ruolo è più che buono e con un sistema d’illuminazione discreto capace di creare nel complesso scenari credibili, il caricamento delle texture è al contrario quasi sempre molto lento, con un fastidioso fenomeno di pop-up che in alcuni casi risulta fin troppo evidente. Alcune texture in particolare sembrano poi appartenere a titoli di diverse generazioni fa, tanto risultano poco chiare, sbiadite e scarsamente definite. Ed è strano, considerato che alla base del progetto c’è il CryEngine di Crytek, che sicuramente non è stato sfruttato al meglio.
A questi problemi si legano numerose imperfezioni dovute all’ottimizzazione del titolo che, nonostante una patch day-one di 23GB e una seconda patch di circa 13GB, non è stata sufficiente a risollevare il titolo a livello tecnico. Alcuni aspetti sono migliorati, tra cui segnaliamo un frame-rate che sebbene non sia ancora granitico è stabile sui 30fps, ma altri aspetti rimangono ancora critici. Interagire con oggetti o NPC in alcuni casi è difficilissimo a causa della difficoltà di trovare il punto esatto per veder comparire il pop-up, il minigioco di scassinamento dei forzieri risulta macchinoso e poco preciso, il tiro con l’arco è frustrante e rende di fatto quasi impossibile optare per un approccio dalla distanza. L’unico colpo a segno è stato su un soldato distante tre metri, ma si è trattata di pura fortuna. Colpire bersagli più piccoli, come ad esempio una lepre durante una battuta di caccia, è pura utopia.
Infine, ed è forse il problema più critico che affligge Kingdom Come: Deliverance, i caricamenti sono continui: ogni dialogo, con qualsiasi personaggio, è preceduto da un caricamento, e sebbene non siano mai troppo lunghi (difficilmente si va oltre i 2-3 secondi su PS4 Pro) interrompono costantemente il ritmo di gioco fino a risultare frustranti. A questi problemi si sommano numerosissimi bug, glitch, compenetrazioni poligonali, animazioni poco convincenti e una IA non certo brillante. Davvero un peccato, soprattutto considerato un comparto audio che invece svolge egregiamente il suo dovere, con un doppiaggio originale di grande fattura e dei sottotitoli in italiano chiaramente leggibili su schermo. Le colonne sonore tipicamente medievali sono d’effetto e sanno come incalzare con fare epico al momento giusto, riuscendo ad accompagnare in maniera corretta e costante le attività del giocatore in ogni momento. Anche la qualità degli effetti è ineccepibile, con un’ottima spazialità sonora che i giocatori che dispongono di cuffie in Dolby Surround sapranno certamente apprezzare.