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Persona 4: Dancing All Night

Essendo una purista del genere ruolistico e, in particolare, un grande appassionato del brand di Persona ammetto di aver accolto con una certa preoccupazione l’arrivo sul mercato di Persona 4: Dancing All Night. Non che abbia nulla contro i rhythm game, intendiamoci, ma la prospettiva di vedere i miei beniamini trasformarsi in abili ballerini mi preoccupava non poco nonostante incoraggianti precedenti – confesso di aver avuto la stessa diffidenza nei confronti del primo Battle Arena, rivelatosi poi tutt’altro che deludente. Tuttavia, quando ho finalmente messo le mani sulla mia copia del gioco, rispolverando una PS Vita che ormai sembrava drammaticamente destinata all’eterno riposo, beh, mi sono dovuto ricredere.

PERSONA DEL SABATO SERA

Chi avrebbe mai immaginato che un giorno Persona si sarebbe trasformato in un titolo musicale? Nessuno, compresi probabilmente gli stessi creatori del brand, eppure questo improbabile spin-off si è rivelato ben lontano dall’essere una squallida mossa commerciale e per capirlo sono stati fortunatamente sufficienti pochissimi minuti. Sin dalla prima fase in cui ci si trova ad imparare le basi dell’esperienza attraverso due brevi lezioni curate dal “Professor Teddie” – ebbene sì, non bastava avere un orsacchiotto gigante parlante, ora insegna pure – è infatti chiaro come il titolo, seppur in una veste inedita, presenti la medesima, affascinante atmosfera di qualsiasi altra iterazione del brand.

In termini di meccaniche di gioco Persona 4: Dancing All Night propone una struttura piuttosto classica, incentrata – inutile dirlo – sulla capacità di reazione del giocatore in relazione a specifici input su schermo, suddivisi inizialmente in due tipologie principali: quelli classici, che richiedono la pressione di un singolo tasto o direzione (o di uno di entrambi simultaneamente), e quelli “a elastico”, per cui è richiesto un grande tempismo sia nella pressione che nel rilascio del comando indicato su schermo.

Il tempismo nell’esecuzione degli input è chiaramente fondamentale per evitare che un’immancabile pubblico possa mostrare il proprio dissenso ponendo così fine all’esibizione, e considerando l’elevata difficoltà media dell’esperienza, è probabile che anche eventuali esperti del genere abbiano bisogno di qualche minuto per prendere dimestichezza con la realtà di gioco. Non siamo dunque di fronte a nulla di particolarmente originale o rivoluzionario, ma ciò non toglie che l’esperienza risulti godibile a fronte di alcune pregevoli scelte di design.

Tralasciando una colonna sonora estremamente pregevole e diversi scenari, il Persona 4: Dancing All Night vanta infatti una vasta gamma di elementi sbloccabili – tra cui personaggi, outfit e addirittura oggetti in grado di facilitare il completamento dei vari scenari – che rendono la progressione estremamente stimolante nonostante l’inevitabile ripetitività del concept di base. A questo si aggiunge poi una pregevolissima premessa narrativa che, pur essendo innegabilmente “insolita” visto il vivace contesto musicale, riesce a garantire parecchi stimoli anche e soprattutto a tutti coloro che avessero imparato a conoscere e apprezzare il brand di Persona grazie ai suoi capitoli più convenzionali.

GIUDIZIO

Dopo Battle Arena, Atlus è riuscita a sfoderare un altro spin-off che, per quanto oggettivamente improbabile, riesce a divertire ben più di quanto fosse lecito attendersi.