Ricordo ancora quando, nel lontano 1997, mi diressi verso Newel, negozio di videogiochi di Milano distante poche centinaia di metri da casa mia, per ritirare il cofanetto di Final Fantasy VII sull’originale PlayStation. Un titolo che è rimasto nell’immaginario collettivo probabilmente come uno dei più imponenti di quegli anni, una generazione comunque magica per il mondo dei videogiochi, che solo pochi mesi aveva donato al mondo un certo Super Mario 64, fresco debuttante sul suolo nipponico. Sono passati quasi vent’anni e l’eco di Final Fantasy VII non si è ancora affievolito, tanto che Square‐Enix ha da poco annunciato l’atteso remake delle avventure di Cloud Strife (anche se sotto forma episodica, fatto che ha scatenato peraltro un certo numero di polemiche), saziando finalmente i fan che da tempo speravano in una pubblicazione di questo tipo.
Visto l’incredibile successo di PlayStation 4, inoltre, il colosso nipponico ha deciso di dare un piccolo contentino ai milioni di seguaci della serie, nella lunga attesa che li separa dal remake che comunque non vedrà la luce prima del 2017, effettuando una conversione per l’ammiraglia Sony direttamente dalla versione PC di Final Fantasy VII uscita nel 2012.
UN PORTING INCOMPLETO
Le aggiunte all’episodio originale non sono clamorose, semmai salta immediatamente all’occhio una grossa mancanza: ancora una volta, infatti, non c’è la minima presenza di una localizzazione in lingua italiana. Dubito che un’implementazione del genere avrebbe rappresentato un costo così esorbitante per Square-Enix, specialmente considerando che in rete esistono tantissime traduzioni amatoriali (alcune fatte anche meglio di tante localizzazioni ufficiali). Sarebbe bastato un minimo sforzo e un piccolo accordo commerciale per aggiungere un paio di lingue aggiuntive, tra cui la nostra, e permettere ai fan di godere dell’esperienza di gioco al meglio. Purtroppo ciò non è accaduto, e il remake di Final Fantasy VII si ritrova a ormai vent’anni dal debutto originale ancora una volta completamente in inglese.
Tra le aggiunte di questa riedizione troviamo la risoluzione Full-HD 1080p, upgrade che giova parecchio alla pulizia dell’immagine pur mettendo in evidenza dei modelli poligonali immutati dall’edizione originale e degli scenari rigorosamente pre‐renderizzati. Le implementazioni davvero degne di nota riguardano principalmente i cheat. Con la pressione dei due stick analogici sono attivabili in qualunque momento importanti potenziamenti e cioè l’accelerazione dello scorrere del tempo (3x), la disponibilità infinita di Limit Break con contestuale ricarica dell’energia dopo qualsiasi danno subito in battaglia e, infine, la rimozione dei combattimenti casuali (forse l’aspetto che rende Final Fantasy VII un gioco tipicamente del 1997).
È chiaro come l’utilizzo di tali espedienti snaturi inevitabilmente l’esperienza di gioco. Ma per molti, come il sottoscritto, sono stati una gradevole trovata per ripercorrere la sua fantastica avventura senza dover spendere nuovamente le consuete 60/70 ore di gioco. In questo modo sono arrivato al famigerato scontro finale con Sephiroth in circa 25 ore, riuscendo comunque a riassaporare appieno tutta l’atmosfera che Final Fantasy VII è in grado di regalare. Con l’arrivo su PlayStation 4, sono stati implementati anche i trofei, appuntamento ormai immancabile, tra cui spiccano alcuni decisamente stimolanti, come i combattimenti contro le Weapon.
Per le prime due settimane dal rilascio, avvenuto lo scorso ottobre, Final Fantasy VII è stato in vendita al prezzo di 7.99 euro su Playstation Store con un gradito bonus, ovvero un tema per la dashboard di PlayStation 4 molto evocativo, che vanta la presenza di alcuni estratti della soundtrack ufficiale del gioco. Allo stato attuale il prezzo al pubblico è tornato quello previsto, ben 15.99 euro, forse troppi per la bontà del remake.