L’annuncio nell’ormai lontano 2012 di Cyberpunk 2077 ha dato una spinta positiva al mondo cyberpunk. Neon, sobborghi futuristici e protesi meccaniche sono diventati pane quotidiano e le opere ambientate in questo contesto sono ormai centinaia, anche solo nel panorama videoludico, come l’horror Observer oppure l’avventura grafica VA-11 HALL-A, per citarne solo alcuni. Non possiamo fare a meno di ricordare però che tra i primi grandi successi di questa corrente artistica c’è ovviamente Blade Runner, considerato uno dei capostipiti in ambito cinematografico.
Mettendo da parte l’analisi di questa visione futuristica che richiederebbe pagine di testo pur di scalfire la superficie del mondo cyberpunk, parliamo invece di Ghostrunner. Sviluppato dal team polacco di One More Level, Ghostrunner si presenta, a pelle, come il fratello ancor più futuristico di Mirror’s Edge, anche se è riduttivo definirlo tale. Quindi senza fermarci (pena un colpo di blaster in pieno petto), saltiamo direttamente alla recensione di questo action game molto particolare.
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I ghostrunner sono una élite di soldati potenziati ciberneticamente al fine di affrontare una missione in maniera pulita e col minimo margine di errore, se non nullo. Questo corpo scelto però opera nel nome della giustizia e la sua presenza rappresenta un ostacolo alla scalata al potere di Mara, una dei capi di Dharma City, la città immaginaria dove si svolgono le vicende di gioco. Vestiamo i panni dell’ultimo ghostrunner, inizialmente smontato e tornato in attività grazie all’intervento degli ultimi ribelli che si contrappongo all’impero malvagio di Mara per ristabilire l’ordine dell’Architetto, il padre benevolo (?) che ha creato Dharma City.
La nostra avventura si districa nei labirinti di tunnel, condotti e grattacieli della città futuristica, e si sviluppa lungo tutta la verticalità del mondo di gioco. Più si sale verso i quartieri altolocati, più le luci si accendono, più si gli spazi si fanno ampi e più il mondo è ostile verso il nostro personaggio. I nemici rispecchiano l’ambiente circostante e così, dagli sgherri vestiti male e dotati di una misera e lenta pistola nei bassifondi, si arriva a combattere robot avanzatissimi tra i grattacieli di una Dharma City all’apparenza abbandonata, ma che in realtà si è ormai barricata per evitare di subire severe pene da parte dei soldati-criminali di Mara.
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Come abbiamo detto nell’introduzione Ghostrunner, almeno di facciata, può essere definito come un Mirror’s Edge più futuristico e brutale. Certamente ci sono molti punti di contatto tra le due opere a partire dalla prospettiva in prima persona e la possibilità di scalare, correre sulle pareti o scivolare come core gameplay. Tuttavia, per quanto dinamica possa essere l’azione del titolo di EA, quella del gioco sviluppato da One More Level è superiore, a partire dal modo in cui ci si approccia ai combattimenti o ai momenti dove è richiesta una maggiore reattività.
In Ghostrunner si avanza per stage che possono variare dal “semplice” parkour per raggiungere la piattaforma opposta alla zona calda dove affettare in due un certo numero di nemici. Lodevole il fatto che ogni singola area è diversa dalle precedenti o dalle successive per quanto riguarda le modalità di esecuzione. Tuttavia, se vogliamo continuare a paragonarlo a Mirror’s Edge, in questo titolo manca una certa libertà di scelta. Al giocatore viene sempre e comunque fornito un singolo percorso veloce, nonostante sia libero ad esempio di uccidere i nemici nell’ordine che vuole.
Non esistono dei veri e propri combattimenti in Ghostrunner in quanto si tratta più di uccisioni da colpo singolo che vanno sferrati al momento adatto. Tutti i nemici, da quelli comuni fino ai droidi avanzati, vengono abbattuti da un taglio di katana e allo stesso modo noi siamo suscettibili anche al più piccolo colpo di pistola. Fermarsi anche solo a ragionare è proibitivo e bisogna essere capaci a calibrare movimento e colpi e appunto questo è facilitato dalla presenza di un percorso preferenziale facilmente individuabile.
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In qualità di ghostrunner avremo a disposizione una serie di capacità uniche che garantiscono una probabilità di successo maggiore anche a distanza ravvicinata. Non sempre è possibile gestire in tempo reale i vari fucili puntati addosso e già una buona percezione dell’ambiente circostante potrebbe non bastare. Il nostro ninja tecnologico, oltre a correre sui muri e utilizzare un rampino al plasma per raggiungere i posti più elevati, può anche rallentare (in termini di gameplay) il tempo. In questa condizione, il protagonista può muoversi liberamente di lato e una volta conclusa scatterà in avanti, motivo per cui va usata con parsimonia nonostante si ricarichi in breve tempo.
Non c’è solo il boost sensoriale a garantire la sopravvivenza del nostro ninja, ma anche ben quattro abilità che però richiedono di spendere uno slot concentrazione. Queste quattro abilità che si sbloccano dopo aver avuto accesso al cybervuoto, una dimensione eterea e digitale dove il protagonista può apprendere e sbloccare nuove funzionalità dopo aver risolto un particolare enigma che fa da firewall al programma. Tra queste abilità speciali figurano ad esempio lo Scatto, avanzamento rapido in avanti con conseguente taglio di tutti i nemici in mezzo, o l’Overlord, che modifica le menti dei nemici e fa attaccare i suoi alleati. Inoltre di tanto in tanto, troverete degli uplink interrotti col cybervuoto, dei potenziamenti temporanei che permettono di completare determinate fasi di gioco, anche se si tratta di momenti funzionali più che veri e propri strumenti per il giocatore.
In maniera molto simpatica possiamo fornire dei potenziamenti extra al nostro eroe, come un boost sensoriale aumentato oppure doppia carica per lo Scatto, sotto forma di tetrimini. A ogni collegamento col cybervuoto sbloccheremo nuovi componenti che possiamo incastrare a nostro piacimento e gli spazi che non siamo in grado di riempire, non andranno sprecati. Ogni singolo quadratino corrisponde a un quarto di ricarica automatica che si riempirà nel tempo. In questa maniera il vostro personaggio rimarrà sempre equilibrato e potrete cambiare la configurazione in qualsiasi momento.
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Ciò che però fa davvero impazzire è il mondo di gioco. Nulla in confronto a quella che potrà essere la Night City di Cyberpunk 2077, ma il solo fatto che quello del ghostrunner è un percorso verticale che si evolve insieme a Dharma City, vale il giro boa. Non è particolarmente invitante la totale assenza di NPC esterni non belligeranti, che fanno sembrare la città più tetra di quanto non lo sia già a giusta ragione. Ed è un peccato perché sembra che il ghostrunner arrivi sempre un momento dopo dell’abbandono dell’attività degli abitanti, lasciandoci quindi da soli tra gli sgherri, i neon dei cartelloni pubblicitari e i barbeque ancora fumanti.
Il nostro test è stato effettuato su Xbox One S e, nonostante le capacità limitate della macchina, il titolo si è comportato egregiamente e senza particolari cali di frame, fattore cruciale per un’esperienza fluida come deve essere quella di Ghostrunner. Non sono mancati però rallentamenti in alcune situazioni, però fortunatamente nessuno nei momenti di concitazioni e tutti mentre attendevamo in tranquillità un ascensore. C’è da dire però che la prova su PC di pochi mesi fa è stata sicuramente più emozionante dal punto di vista dei controlli, che su console sono molto meno precisi e richiedono (almeno nel nostro caso) una sistemata alla sensibilità del controller, che con le impostazioni standard crea qualche fastidio di troppo.