La serie Gears of War ha saputo sconvolgere il mondo dei videogiochi e creare delle basi che, ancora oggi, contraddistinguono il genere degli sparatutto in terza persona. Il solo sistema di coperture, che nel primo capitolo creato da Epic Games era tra le novità più interessanti, è stato replicato per oltre un decennio in centinaia di prodotti simili. Negli anni, il franchise ha provato a evolversi introducendo di tanto in tanto nuove idee, ma senza tuttavia stravolgere oltremodo la visione principale di Epic.
Quando ciò è venuto meno, si pensi allo spin-off Judgement, i fan non sembrano aver apprezzato poi tanto la scelta di rimuovere alcuni dei cardini del gameplay, ed è così che con Gears of War 4, gli sviluppatori di The Coalition hanno deciso di creare un nuovo corso a metà tra tradizione e innovazione. Con Gears 5, il prossimo capitolo della saga che vedrà la luce dal 5 settembre nella versione Ultimate, la software house continua il percorso di rinnovamento focalizzandosi sul personaggio di Kait per narrare una storia importante, che analizza da una prospettiva totalmente differente alcune delle guerre più importanti dell’universo di Gears of War. Il risultato, nemmeno a dirlo, funziona, e alla grande.
UN PASSATO TORMENTATO
Non ci dilungheremo troppo nella narrazione della campagna, dal momento che non amiamo particolarmente svelare informazioni cruciali sulla sceneggiatura dei giochi che fanno della trama uno dei propri punti di forza. Gears 5 riesce a raccontare una duplice storia puntando sulle nuove leve, quei JD e Kait che nel quarto episodio del franchise si erano fatti notare prima di essere eclissati dal prepotente carisma di personaggi come Marcus e Cole. La storia di Gears 5 assume toni differenti in base al protagonista che si controlla e non manca di sorprenderci con aneddoti e apparizioni inattese. Come già successo nel quarto episodio canonico, la narrazione alterna alti e bassi, accelera e poi rallenta, fa di questo continuo saliscendi il suo marchio di fabbrica per portarci verso un sentiero che sarà verosimilmente approfondito nel prossimo episodio.
Ciò che si farà apprezzare è certamente l’espansione del mondo di gioco, che ora offre sia scenari chiusi e come da tradizione estremamente claustrofobici, sia ambientazioni più ampie, alla stregua di un qualsiasi open-world moderno, sfruttando il nuovo skiff per percorrere lunghe distanze in scioltezza. The Coalition aveva già dimostrato di saper alternare spazi chiusi estremamente suggestivi a scenari incantevoli, e in tal senso non mancano cornici davvero accattivanti che confermano la maestria del team first-party di Microsoft nella realizzazione di un’esclusiva di estremo spessore.
SEGUIRE LA TRADIZIONE
A livello di gameplay, Gears 5 cambia qualcosina ma sceglie nuovamente di non uscire troppo dalla comfort zone, fosse anche per non deludere i fan con stravolgimenti che il più delle volte potrebbero risultare eccessivi e superflui. Non mancano però delle novità interessanti, in primis la possibilità di usare il drone Jack come elemento di supporto (da utilizzare all’occorrenza anche in prima persona, tramite la nuova modalità coop per tre giocatori) che può fare di tutto, dall’aprire le porte sbarrate al raccogliere le munizioni e armi troppo distanti dalla propria posizione, fino a potenziare gli alleati e colpire i nemici con buff e debuff temporanei.
Si tratta di elementi di per sé apprezzabili già nella campagna single-player, grazie a una intelligenza artificiale generalmente molto buona, ma che emergono particolarmente in compagnia di altri giocatori in carne e ossa, con i quali Gears 5 dà comprensibilmente il meglio di sé. Le stesse abilità di Jack possono essere potenziate completando particolari abilità che sono presenti esplorando il mondo di gioco a bordo dello skiff.
TRA COOPERAZIONE E MULTIPLAYER
La componente più ampia di Gears 5, come potrete immaginare, risiede nel multiplayer: al contrario del precedente episodio, che si è “limitato” ad arricchire il PvP e l’Orda con una serie di novità, in questo quinto episodio The Coalition comincia a fare sul serio già con l’introduzione di Fuga, una modalità cooperativa per tre giocatori nella quale sarete costretti a bombardare un alveare pieno zeppo di nemici e a fuggire prima che esploda tutto seppellendovi al suo interno. La modalità è interessante perché stravolge del tutto l’economia di gioco, riducendo al minimo il numero di munizioni e costringendoci così a dosare ogni singolo colpo per avere la benché minima speranza di sopravvivenza.
Collaborare con gli alleati, gestire sapientemente le munizioni e sfruttare a giro le abilità speciali di ciascuna classe (ne parleremo in modo più approfondito nella seconda parte della recensione, nei prossimi giorni) è l’unico modo per avere la meglio contro nemici a dir poco implacabili, che rendono Fuga una novità estremamente gradita e divertente.
Gears 5 offre dunque sensazioni estremamente positive, a partire dalla sua campagna a un pacchetto multiplayer che sembra davvero vasto e incredibilmente vario. Tuttavia, l’impossibilità di provare il comparto PvP e l’Orda con la cura che avremmo voluto ci ha spinto a dividere l’analisi di Gears 5 in due tranche: nei prossimi giorni, una volta che le lobby online cominceranno a popolarsi di giocatori coi quali sperimentare il multiplayer e le modalità cooperative, pubblicheremo la parte finale della recensione con il voto del nuovo capitolo di Gears of War, che ricordiamo sarà disponibile dal 5 settembre per gli utenti in possesso della Ultimate Edition (o di Xbox Game Pass Ultimate) e a partire dal 10 settembre per tutti gli altri.