Tom Clancy's The Division 2

The Division 2: le prime impressioni in attesa della recensione

Prima di riconquistare del tutto Washington D.C. ecco il giudizio preliminare dopo quattro giorni in compagnia dello shooter di Massive.

Il 2019 si arricchisce di una nuova e importante uscita per quanto riguarda i cosiddetti tripla-A, i proverbiali blockbuster dell’industria videoludica. Oggi, 15 marzo, è il turno di The Division 2, il sequel diretto dello sparatutto online in terza persona il cui primo capitolo ha fatto il suo debutto sul mercato tre anni fa. Prima di aver messo le mani sulla versione finale abbiamo già avuto a che fare con il nuovo titolo di Ubisoft in diverse occasioni, maturando durante le varie prove un giudizio decisamente positivo (seppur con qualche riserva).

Ma un gioco decisamente vasto e complesso come The Division 2 richiede un’analisi accurata e diverse ore di gioco prima di poter esprimere un giudizio finale e completo sul nuovo titolo di punta del publisher francese. Così, dopo quattro giorni trascorsi tra le strade di Washington D.C., location scelta da Massive Entertainment per questo seguito, vi sveliamo le prime impressioni su aspetti come le novità di gameplay e l’andamento della sceneggiatura.

L’epidemia che ha colpito Washington D.C. ha seminato il caos nella capitale americana.

TUTTE LE STRADE PORTANO A WASHINGTON D.C. 

New York è pur sempre New York, ma anche Washington D.C. non scherza. Pur perdendo parte del suo fascino, vuoi per un effetto sorpresa praticamente svanito, la capitale degli Stati Uniti si differenzia in maniera sostanziale rispetto alla Grande Mela, sotto ogni punto di vista. Con la possibilità di esplorare la nuova ambientazione in lungo e largo abbiamo potuto saggiare ulteriormente l’ottima riproduzione digitale della città, il suo level design e il dettaglio certosino che fa capolino a più riprese. Il cambio di location unitamente a quello della temperatura non è poi così male, si è passati infatti dall’inverno newyorkese alla calura estiva washingtoniana, dal momento che il sistema di meteo variabile e il ciclo giorno/notte ci regalano una Washington in cui si alternano sole, pioggia e nebbia, cambiando ogni volta l’atmosfera generale. Nelle prime missioni ci siamo ritrovati a combattere in una stazione televisiva, arrivando nel museo di storia americana e perfino in un centro aereospaziale, con ambientazioni più varie rispetto a quelle del precedente capitolo.

Nella precedente anteprima vi avevamo parlato di un’attenzione maggiore in tutte le parti che compongono lo storyboard di The Division 2, e possiamo confermarvi quanto segue: in questo secondo capitolo Massive Entertainment ha puntato con forza sul rendere più cinematografici gli eventi che si susseguono sul gioco, affidandosi anche a numerosi filmati in stile bodycam che ci hanno stupito in maniera positiva. Gioie e dolori invece emergono per quanto riguarda il comparto tecnico nella versione da noi testata su PlayStation 4 Pro, la console mid-gen di Sony. Anche qui la situazione rispetto alle build precedenti è nettamente migliorata ma necessita al momento di un ulteriore lavoro di rifinitura: texture ancora caricate in ritardo, sporadici cali nel frame-rate e bug di natura varia purtroppo sono ancora presenti nella versione PlayStation 4. Verosimilmente possiamo aspettarci una situazione migliore nelle prossime settimane, con la speranza che il team di sviluppo riesca a sistemare gran parte dei problemi che attualmente affliggono il titolo.

UN GAMEPLAY DECISAMENTE MIGLIORATO 

Dal punto di vista ludico The Division 2 è un more of the same all’ennesima potenza, che alterna meccaniche riprese dal primo capitolo a novità e piccole rivoluzioni che sostanzialmente lo rendono un gioco che mantiene invariato il feeling pad alla mano. Semmai la novità più importante è quella relativa al sistema di cure, dove il passaggio dai medikit istantanei al più lento cambio delle piastre della corazza richiede una pianificazione tattica più attenta. A cambiare di conseguenza è stato anche l’approccio agli scontri tra il giocatore e i vari mob che popolano le strade della capitale americana; non sfruttare le coperture equivale a morte certa. Abbiamo provato anche le quattro nuove abilità e tutto sommato si integrano bene nel gameplay; particolarmente apprezzato il Drone e l’Alveare, utili sia nelle varianti offensive che quelle di supporto.  

Ben più radicali sono stati le modifiche che riguardano la gestione a tutto tondo del personaggio, dai talenti alla gestione del personale dedicato alle attività come la Zona Nera o il crafting, anche se per certi versi avremmo preferito la distribuzione dei settori come in quel di New York, con aree ben circoscritte. Quella della Casa Bianca come centro operativo è stata una scelta ovvia anche in termini di coerenza narrativa, anche se la presenza dei vari insediamenti ricopre allo stesso modo un ruolo importante nella fase gestionale. Al momento tutte queste novità, anche se in fondo si tratta di elementi già presenti in alcuni titoli di Ubisoft e adattati allo shooter online di Massive, sembrano funzionare ma è necessaria ancora qualche ora per capire se sono un discreto riempitivo o effettivamente aggiungono quel qualcosa in più all’esperienza complessiva. 

Tom Clancy's The Division 2
Il nuovo sistema di ricompense relativo agli Avamposti.

TANTI CONTENUTI FIN DA SUBITO 

Le critiche, le lamentele e gli appelli che in questi anni i fan di The Division hanno portato alla luce non sembrano essere stati vani, dal momento che in questo secondo capitolo Ubisoft e Massive si sono rimboccate le maniche ascoltando i feedback dell’utenza. Chi poco dopo l’uscita di The Division lamentava (giustamente) la scarsità dei contenuti presenti e un end-game poco stimolante, sarà contento di sapere che Washington D.C. vi terrà impegnati con mansioni di vario genere. La quantità di attività proposte sin dalle prime ore è letteralmente impressionante, cosa che sulle prime può spiazzare soprattutto chi non ha dimestichezza con la struttura della serie. Analizzeremo nel complesso le novità in fase di recensione ma vi basti sapere che tra Avamposti, Roccaforti, eventi casuali, raccolta di risorse e missioni secondarie più elaborate, l’offerta che il team di sviluppo ha messo in piedi è decisamente ricca.

La strada per il raggiungimento del fatidico level-cap fissato al livello 30 è ben più ripida questa volta, dal momento che tra una missione e l’altra è richiesto un minimo di progressione per non incorrere in problemi nel portare a termini gli obiettivi. A noi non manca tanto per raggiungerlo ma se le premesse (e promesse) fatte dagli sviluppatori saranno mantenute, è lecito aspettarsi un cambio radicale dell’esperienza di gioco, il cui primo assaggio è stato dato proprio durante l’open beta delle settimane precedenti. Buone notizie per quanto riguarda il loot ottenuto completando alcune delle attività di gioco o rilasciato dai nemici: noi ne abbiamo raccolto in notevole quantità e di qualità ogni volta superiore, tuttavia è solo dopo aver raggiunto il livello 30 che potremo dire con certezza se le specializzazioni, la quarta fazione e le missioni rigiocabili a difficoltà maggiore sapranno intrattenerci a dovere nei mesi a venire, in attesa di mettere le mani sui contenuti che Ubisoft ha in serbo come parte del suo supporto post-lancio.

La Zona Nera, un luogo tanto pericoloso quanto affascinante.

DENTRO LA ZONA NERA 

Contestualmente alla struttura di gioco, anche la Zona Nera è stata rinnovata al fine di offrire un’esperienza di gioco più completa e bilanciata. Le tre zone rimangono comunque confinate ai margini della città ma sono state posizionate in distretti differenti e non formano più un’unica ampia zona. La normalizzazione di alcune delle zone contaminate e alcuni accorgimenti operati da Massive si confermano dunque un’ottima aggiunta anche nella versione completa, così come le missioni contestuali (che fungono da veri e propri tutorial) per accedere a ognuna delle aree ad alto rischio che lambiscono la città di Washington. La rivisitazione del sistema degli agenti traditori sembra all’apparenza eliminato fenomeni decisamente sgradevoli come lo spawn kill selvaggio dei giocatori all’ingresso della Zona Nera, rendendo l’esperienza di gioco meno tossica per tutti quelli che decidono di approcciarsi a questa modalità.

Dobbiamo però ammettere che l’aver inserito del bottino recuperabile senza ricorrere alle estrazioni ci è parsa una trovata che strizza un po’ troppo l’occhio ai giocatori casual; rendendo quello delle estrazioni decisamente più raro e appetibile allora l’idea potrebbe accontentare tutti, non snaturando così l’idea alla base della modalità PvEPvP all’interno della Zona Nera. Qualche breve parola vogliamo dedicarla anche alla modalità Conflitto, il comparto PvP che non ci aveva pienamente convinto durante il periodo di prova andato in scena qualche settimana fa. Il nostro giudizio preliminare è leggermente migliorato ma non siamo ancora pienamente convinti della bontà di questa modalità, che a nostro avviso non si amalgama come dovrebbe a un gameplay piuttosto statico.

Al netto di qualche sbavatura persistente e imperfezioni di varia naturam le nostre impressioni preliminari sul secondo capitolo della serie The Division sono perlopiù positive, decisamente più rosee se confrontate con l’open beta di qualche settimana fa. Oltre ai soliti dubbi su come verrà supportato il gioco, anche se la roadmap annunciata in precedenza fa ben sperare, queste prime ore in compagnia del titolo di Massive Entertainment ci hanno lasciato buone sensazioni. Seguirà nei prossimi giorni la recensione completa di The Division 2, nella quale tireremo finalmente le somme sul tanto atteso shooter in terza persona, non prima però di averlo testato a fondo in tutti i suoi aspetti, soprattutto per ciò che concerne l’end-game, una delle caratteristiche fondamentali per il successo del gioco.