Quando mancano ancora due mesi al debutto ufficiale di DiRT Rally 2.0, lo scorso weekend abbiamo avuto l’opportunità di provare con mano il nuovo capitolo della saga racing sviluppata da Codemasters. Ospiti di Koch Media Italia nella cornice delle finali ESL Vodafone Championship di Milano, abbiamo potuto testare le potenzialità del simulatore di guida grazie a una versione pre-alpha che girava su PS4 Pro, opportunamente dotata di postazione da racing Logitech G29.
Pur trattandosi dunque di una build preliminare e ben lontana dall’essere rifinita, la nostra prova alle prese con DiRT Rally 2.0 ci ha lasciato con sensazioni estremamente positive: Codemasters può infatti sfruttare l’ottima base del primo DiRT Rally per ripartire da una formula che è stata ben gradita dalla community, applicando esclusivamente quegli accorgimenti necessari a rendere l’esperienza di guida ancora più realistica e, se vogliamo, difficile da padroneggiare al meglio. Dopo aver speso oltre un’ora alle prese con il nuovo titolo del team britannico, siamo sicuri che gli sviluppatori abbiano centrato appieno l’obiettivo.
DERAPATE IN NUOVA ZELANDA
La build a nostra disposizione, molto simile a quella presentata alla stampa internazionale lo scorso ottobre, includeva un tracciato ambientato tra le fangose strade neozelandesi e un circuito ibrido per la modalità Rallycross, permettendoci di testare due vetture diverse (una Volkswagen Golf GTI 16V nel primo caso, e nel secondo una più moderna Volkswagen Polo R Supercar, edizione aggiornata della GTI del 2017) e una delle novità richieste a gran voce dalla community, ovvero un tool per il controllo del consumo delle gomme, tramite il quale attuare una strategia più o meno efficace per portare a termine il tracciato di riferimento nel minor tempo possibile. A onor del vero, un terzo circuito era presente nella build di Milano, ma per direttive di Codemasters non utilizzabile nel contesto della prova (probabilmente a causa di una natura incompleta dello stesso circuito).
Abbiamo dunque iniziato il nostro test a bordo della vecchia Golf GTI 16V, sperimentando come il modello di guida non abbia perso il suo smalto ma, al contrario, sia sempre piuttosto esigente e obblighi l’utente ad adattare il proprio stile alle caratteristiche dell’auto in uso. Pur non essendo un mostro di potenza, la storica Golf GTI 16V ha dalla sua una trazione anteriore che costringe spesso e volentieri a utilizzare il freno a mano per evitare di incappare nel sottosterzo, e ha richiesto nel sottoscritto un bel po’ di pratica prima di riuscire a controllare a dovere l’auto e realizzare dei tempi quantomeno decenti nell’intricato circuito neozelandese. Inutile sottolineare che, dopo tante (troppe!) curve andate a male, riuscire a gestire al meglio la derapata e l’angolazione della vettura, dosando alla perfezione freno, acceleratore e freno a mano, restituisce al giocatore una sensazione di estremo appagamento e lo stimola a continuare a migliorarsi fino a trovare l’approccio giusto a ogni curva, avvallamento o tornante presente nel circuito. In questo, è ovviamente prezioso il contributo del co-pilota, che puntualmente informa della struttura del circuito e riparte in modo abbastanza naturale dallo step successivo in caso di errore da parte del giocatore.
RALLYCROSS E SPORTELLATE
La seconda modalità disponibile nella build di Milano, come detto, ci metteva alla guida della devastante Polo R Supercar (trazione integrale, con qualcosa come 570CV sotto al cofano) nella già nota Rallycross, in un circuito ibrido che alternava asfalto e sterrato. In questo caso, sono emerse tutte le differenze nel modello di guida che, come già detto poc’anzi, spinge il giocatore ad adattarsi alla vettura in uso. Nel caso della Polo, infatti, l’incredibile accelerazione e potenza in ripresa hanno costretto a cambiare decisamente approccio e gestire l’avvicinamento alle curve con frenate più brusche per non perdere decimi preziosi rispetto agli indemoniati avversari. Già, perché in questa modalità, in cui ovviamente non sarete da soli, c’è da tenere conto anche di una IA particolarmente aggressiva che non manca di fare a sportellate per ostacolare l’avanzata del giocatore e si renderà protagonista di sorpassi e manovre a tratti discutibili.
Certo, si tratta pur sempre di una build pre-alpha, quindi il grado di difficoltà sarà verosimilmente diverso nel prodotto finale, tuttavia mettersi alla prova con avversari così aggressivi è stato di certo stimolante e ha reso l’esperienza Rallycross molto “diversa” rispetto a quella tradizionale. A livello tecnico, DiRT Rally 2.0 ha già mostrato i muscoli nonostante la natura estremamente preliminare della versione testata su PS4 Pro. Con una postazione di guida professionale, il gameplay ci è sembrato in uno stadio già avanzato, con una fisica che risponde in modo realistico alle sollecitazioni dell’utente e un feeling estremamente appagante. Graficamente, poi, siamo su livelli decisamente positivi, con un frame-rate che è sembrato sufficientemente stabile anche nei momenti più concitati e una cornice generale davvero ben rifinita che lascia ben sperare sulla qualità del prodotto finale.
Con queste premesse, DiRT Rally 2.0 ha tutte le carte in regola per ritagliarsi uno spazio da protagonista tra i racing in arrivo il prossimo anno. Resta da capire su cosa punterà Codemasters per rendere accattivante e completa l’esperienza di guida: servono modalità, auto e contenuti, magari sotto forma di update post-lancio, in grado di mantenere vivo l’interesse attorno al progetto nel tempo. Molto probabilmente scopriremo maggiori informazioni su come la software house intende supportare il suo progetto già nelle prime settimane del 2019, dal momento che DiRT Rally 2.0 è ormai in dirittura d’arrivo su PC, PS4 e Xbox One il 26 febbraio.