Persona 3: Dancing in Moonlight / Persona 5: Dancing in Starlight
Versioni testate: PS4

Persona 3: Dancing in Moonlight e Persona 5: Dancing in Starlight provati in anteprima

Qualche settimana fa abbiamo partecipato a un evento stampa organizzato da Koch Media e dedicato alla line-up dei titoli Atlus che il distributore proporrà nel corso dell’anno. Tra i titoli proposti dall’azienda abbiamo potuto provare con mano Persona 3: Dancing in Moonlight e Persona 5: Dancing in Starlight, due spin-off del franchise ruolistico già mostrati al pubblico in occasione dell’E3 2018, che si discostano completamente dal filone JRPG che ormai da anni è il vero marchio di fabbrica della serie.

I due prodotti non presentano differenze sostanziali tra loro tranne per il roster che, a seconda dell’episodio a cui siete maggiormente affezionati, vi permetterà di scegliere un personaggio differente nel corso dell’avventura. Le due opere infatti hanno come protagonisti i rispettivi personaggi del capitolo principale, mantenendo la stessa struttura di gioco che, come potrete facilmente intuire, si basa sul… ballo.

BALLANDO CON LE STELLE

Dopo aver superato la schermata iniziale, potrete scegliere con quale canzone della colonna sonora cimentarvi in una gara di danza: in base al brano scelto, la difficoltà sarà ovviamente più o meno elevata. Selezionato il brano, è il turno del personaggio che potrà essere personalizzato negli abiti, così da creare un senso di differenziazione tra un ballo e l’altro, e sarete finalmente pronti a buttarvi in pista. Attenzione, però: al contrario di ciò che potreste immaginare vista la presenza di Atlus e del marchio Persona, il gameplay degli spin-off Dancing non risulta mai particolarmente entusiasmante, tranne ovviamente per gli appassionati dei party game un po’ fuori di testa.

Tutto si concentra infatti sulla pressione di particolari tasti o combinazioni al momento giusto: più sarete precisi più totalizzerete un punteggio alto; al contrario, invece, se fallirete svariate volte nel replicare le movenze giuste apparirà la classica schermata di Game Over. Sicuramente i due titoli danno il meglio se giocati in compagnia di un amico, ma sfortunatamente allo stato attuale dello sviluppo non si è ancora parlato dell’implementazione di un comparto multiplayer online, aspetto che ne limiterebbe ulteriormente l’appetibilità. Chiaramente c’è ancora tempo per far sì che la software house possa integrare questa modalità, che potrebbe offrire un’esperienza molto più ricca e profonda agli amanti del genere.

Anche la personalizzazione dei personaggi non può passare in secondo piano, con tanti oggetti sbloccabili che vi faranno sentire davvero vostro il protagonista selezionato. Il roster a disposizione, indipendentemente dal titolo, ci è sembrato davvero molto vario e include sia i buoni che i cattivi visti in Persona 3 e Persona 5, una scelta che, siamo sicuri, riuscirà ad accontentare tutti i fan del franchise. Sul fronte musicale, vero cuore pulsante degli spin-off, il gioco si difende egregiamente: entrambi i titoli includeranno le canzoni presenti nelle versione giapponesi, con tanti di aggiunta del doppiaggio in inglese e dei sottotitoli nella nostra lingua. Ci saranno le composizioni di Ryota Kozuka, assieme ai nuovissimi remix di ATOLS, Lotus Juice, Taku Takahashi, Jazztronik e tanti altri brani celebri. Il tutto potrà contare sullo stile inconfondibile della produzione di Atlus, con colori forti e molti accessi in grado di dar vita a un bellissimo colpo d’occhio che non stanca e, anzi, riesce a coinvolgere e appagare i fan della serie ruolistica. Per i fruitori meno pratici, l’esperienza potrebbe risultare molto caotica e frenetica soprattutto nei primi momenti, ma con un minimo di dimestichezza capirete che le scelte di gameplay si sposano molto bene con quelle visive, amalgamando il tutto in maniera piacevole e coerente.

Nonostante Persona 3: Dancing in Moonlight e Persona 5: Dancing in Starlight non ci abbiano particolarmente entusiasmato, riconosciamo che entrambi i giochi sanno come divertire l’utente. L’idea di Atlus di espandere il brand e farlo arrivare anche a chi non si fosse mai avvicinato prima d’ora ai vari titoli della serie, riproponendo la produzione in una veste diametralmente opposta al franchise principale potrebbe risultare una mossa azzardata, che potrebbe non trovare il favore di tutti gli utenti. Nonostante ciò, bisogna sottolineare come il target di queste produzioni non sia certo il mercato occidentale e che tutta probabilità le vendite di entrambi gli episodi faranno registrare comunque delle ottime vendite in Giappone. In attesa di maggiori certezze sulla presenza del comparto multiplayer online, non c’è molto da sbilanciarsi sulle potenzialità di due opere che sì appagano e intrattengono, ma nulla di più. Sfortunatamente, i 45 minuti a disposizione per provare entrambi i titoli sono stati davvero pochi per farsi un’idea più chiara sulla direzione di queste produzioni, e non ci resta che rimandarvi a una futura analisi più dettagliata che proporremo in sede di recensione al lancio dei due giochi, previsti per il mese di dicembre.