Quantum Break
Versione testata: Xbox One

Quantum Break – Provato il secondo atto

La scorsa settimana vi abbiamo introdotto al mondo di Quantum Break, l’esclusiva del catalogo Microsoft sviluppata da Remedy Entertainment, raccontandovi la nostra esperienza di gioco durante il primo atto dell’avventura completa, in arrivo il 5 aprile su Windows 10 e Xbox One. Quest’oggi vogliamo condividere con voi le nostre impressioni sul secondo atto (o almeno, sulla piccola porzione di cui ci è permesso parlare) di quella che, passo dopo passo, sta rivelandosi una complessa e intricata sceneggiatura in cui vestiremo i panni di Jack Joyce, un uomo in grado di controllare e manipolare il flusso del tempo.

Le decisioni prese alla fine del primo atto e durante la prima sequenza Junction hanno avuto delle ripercussioni sull’inizio del secondo: il nostro protagonista è stato accusato dai media come unico responsabile degli eventi accaduti all’università di Riverport e deve fare i conti con una vera e propria caccia all’uomo. Dopo gli eventi vissuti nel primo episodio della serie TV, Jack riesce a sfuggire ai soldati della Monarch e si ritrova in una zona industriale abbandonata, cercando di raggiungere l’ex-amico d’infanzia Paul Serene in cerca di risposte. Ancora una volta preferiamo non dilungarci eccessivamente a parlare della trama per non rovinarvi il gusto della scoperta, ragion per cui ci limiteremo a parlare delle novità in termini di gameplay riscontrate in questo secondo atto.

LE FONTI DI CHRONON

Il secondo atto di Quantum Break ci mette immediatamente di fronte a una novità nel gameplay: la possibilità di migliorare i poteri di Jack Joyce raccogliendo le cosiddette fonti di chronon. Si tratta di piccole sfere di energia che permettono di incrementare le abilità e l’efficacia dei poteri, ridurne i tempi di caricamento o aumentarne il potenziale d’attacco. Esplorando l’ambiente è possibile individuare fonti di chronon sfruttando la Visione Temporale (tasto Y): in ogni atto dell’avventura sarà possibile trovare un numero variabile di fonti da cui attingere per potenziare le proprie abilità, aspetto che ha reso leggermente più lenta la progressione in questo secondo atto rispetto al primo, già di per sé piuttosto carico di elementi collezionabili.

Dai semplici documenti alle già svelate propagazioni quantiche (necessarie per cambiare il corso della storia nella serie televisiva di Quantum Break), passando per le fonti di chronon, l’impressione è che per godere al meglio dell’avventura creata da Remedy sia fondamentale avanzare con calma, esplorando con cura l’ambiente: se in alcuni casi raggiungere le zone in cui si celano le fonti di chronon sarà relativamente semplice, in altri casi bisognerà esplorare a fondo lo scenario per scovare il giusto puzzle ambientale necessario a raggiungere una determinata zona e sbloccare un nuovo punto abilità. Prendersela con calma è dunque l’unico modo per raccogliere tutte le fonti di chronon e sbloccare gli utilissimi potenziamenti, che saranno fondamentali nei momenti più avanzati dell’avventura. Già, perché se i primi potenziamenti possono essere sbloccati in cambio di una singola fonte di chronon, per acquisire i power-up più avanzati di ciascuna abilità saranno necessari fino a quattro o sei punti potenziamento, motivo che ci ha spinto più volte a cercare di trovare una soluzione al puzzle ambientale e raccogliere tutte le fonti presenti nella mappa.

FRA ATTIVATORI TEMPORALI ED ESPLOSIONI

Nel corso dei primi due capitoli dell’Atto 2, abbiamo approfondito il sistema di Attivatori Temporali, che permette di manipolare la struttura dell’ambiente andando a ritroso nel tempo fino a superare un determinato ostacolo. In particolari momenti, infatti, l’indicatore della Visione Temporale lampeggerà fino a diventare giallo: premendo il tasto Y sul controller Xbox One è possibile riavvolgere una scena per ricostruire il tetto su cui Jack deve saltare per raggiungere una finestra, oppure per oltrepassare un container che blocca il passaggio. L’effetto degli Attivatori Temporali ha una durata limitata, ragion per cui bisogna essere piuttosto celeri nel risolvere il puzzle ambientale, onde evitare di dover ricominciare dall’inizio. Si tratta di una piacevole sfumatura del gameplay di Quantum Break, che dona all’esperienza di gioco quel tocco à la Uncharted e Tomb Raider, pur non raggiungendo (almeno negli esempi visti finora) mai livelli di complessità tali da permetterci di paragonare l’avventura di Jack Joyce a quella di Nathan Drake o Lara Croft.

Un’altra novità nel gameplay che abbiamo riscontrato nel corso del nostro playthrough dell’Atto 2 è stato un nuovo potere, chiamato Esplosione Temporale: si tratta di una variante del Blocco Temporale che può dar vita a una vera e propria esplosione controllata tenendo premuto il tasto RB. Se gestita a dovere, l’esplosione (che può essere potenziata tramite fonti di chronon) può portare all’annientamento di un gruppo nutrito di nemici, ed è una mossa particolarmente utile nelle fasi più concitate dell’avventura. Proprio per il suo potenziale offensivo, il cooldown di questa mossa è estremamente lento, per cui appare fondamentale gestirlo nel migliore dei modi durante i combattimenti in cui l’inferiorità numerica è eccessiva, oppure per fronteggiare la minaccia dei nemici più avanzati che abbiamo incontrato nel corso dell’avventura: si tratta di particolari soldati della Monarch dotati di una speciale tuta al chronon, che possono muoversi a velocità incredibile e sbucarci alle spalle mentre siamo tranquillamente al riparo. Fronteggiare un gruppo composto da quattro o cinque nemici del genere mette a dura prova le abilità del giocatore, richiedendo l’uso combinato di tutti i poteri di Jack per portare a termine uno scontro.

LO SPETTRO DELLA DURATA

L’embargo imposto da Microsoft non ci permette di approfondire il discorso con gli altri elementi riscontrati nell’Atto 2, come la Junction 2 e il secondo episodio della serie live-action, ma volevamo approfittare della nostra seconda anteprima di Quantum Break per analizzare una delle voci di corridoio apparse in rete nei giorni scorsi, quella che riguarda la presunta durata del titolo Remedy. Premetto che per abitudine personale preferisco godere di un’esperienza di gioco al massimo livello di difficoltà, così da sperimentare il tasso di sfida più elevato possibile. Detto ciò, riesco a vedere un unico e solo modo per completare Quantum Break, con tanto di episodi della serie TV, in un totale di otto ore: giocare al livello di difficoltà più facile, senza la minima esplorazione degli ambienti, in una vera e propria speed run. Perché la durata della nostra avventura in quel di Riverport, al netto dei primi due atti, supera abbondantemente le quattro ore, diciamo cinque se si considerano i due episodi della serie TV visti finora. Questo perché la mole di contenuti extra presenti in Quantum Break, dai collezionabili alle propagazioni quantistiche, dalle fonti di chronon agli immancabili easter egg, impongono un ritmo molto pacato nella conduzione dell’avventura. Al livello più elevato, fra l’altro, i combattimenti non sono certo il massimo della semplicità: pur senza toccare mai picchi da frustrazione totale, abbiamo riscontrato una grossa differenza nel comportamento della IA a difficoltà Standard o Difficile, ragion per cui saranno necessari diversi tentativi prima di portare a casa uno scontro dove il numero di nemici è eccessivamente elevato.

Fra l’altro, la longevità di Quantum Break è decisamente relativa: un singolo completamento dell’avventura non è altro che una faccia della stessa medaglia, e siamo davvero curiosi di capire quanto le scelte maggiori (quelle delle sezioni Junction) e quelle minori possano influenzare il corso della trama in un secondo playthrough di Quantum Break. Per scoprirlo, però, dovrete attendere ancora qualche giorno: l’appuntamento con la nostra recensione è fissato per venerdì 1 aprile, quando scadrà finalmente l’embargo imposta da Microsoft e potremo parlarvi con maggiore libertà dell’esperienza innovativa creata da Remedy. Restate sintonizzati!