Tom Clancy's Ghost Recon: Wildlands
Versioni testate: PS4 / Xbox One

Tom Clancy’s Ghost Recon: Wildlands – Provata la closed beta

A lungo atteso e desiderato, il nuovo capitolo della serie dedicata al compianto scrittore Tom Clancy ritorna sulle scene grazie a una struttura completamente inedita per il titolo, che ci catapulta in uno scenario open world come quello boliviano, dove la squadra Ghost è chiamata a dare la caccia al pericoloso cartello criminale Santa Blanca, col compito di smantellare l’organizzazione dedita al narcotraffico eliminando tutti i suoi esponenti principali.

Abbiamo preso parte alla closed beta di Tom Clancy’s Ghost Recon: Wildlands, testando con mano le due versioni console PS4 e Xbox One. Scopriamo com’è andata.

Tom Clancy's Ghost Recon: Wildlands

WELCOME TO BOLIVIA

Grazie a titoli come Watch Dogs o il più recente The Division, la software house francese si è specializzata nel ricreare complesse ambientazioni estremamente credibili come Chicago e San Francisco nella saga Watch Dogs o la New York innevata di Tom Clancy’s The Division. La location scelta dalla software house canadese per questo nuovo esercizio di stile è la Bolivia, paese sudamericano estremamente affascinante in cui si mescolano diversi biomi come quello arido, tropicale e glaciale. Quella presente in Ghost Recon: Wildands è un’ambientazione viva, con una resa visiva spettacolare (anche se non priva di difetti): ci siamo fermati più volte ad ammirare i panorami mozzafiato del paese sudamericano grazie anche a un sistema meteo dinamico e all’affascinante alternanza tra giorno e notte.

La Bolivia mostrata in Ghost Recon è una gioia per gli occhi, capace di rapire il giocatore attraverso promontori innevati, lande desertiche, territori selvaggi e ostili che ci accompagnano nella guerra contro i narcotrafficanti. A livello tecnico, però, questa versione di prova non è esente da qualche problema tecnico, come il pop-up di alcuni oggetti, un frame-rate spesso instabile e alcuni elementi di gioco poco dettagliati, che vanificano in parte quanto di buono fatto da Ubisoft nella beta. Nonostante un’ottima resa visiva, ci è sembrato inoltre piuttosto marcato il tanto temuto downgrade grafico rispetto al reveal iniziale del titolo. L’interfaccia utente include una minimappa e informazioni sulla posizione dei compagni e obiettivi in corso, con la possibilità di disattivare solo alcuni elementi o escludere del tutto l’HUD, per ammirare gli straordinari scorci del paese sudamericano senza distrazioni.

Tom Clancy's Ghost Recon: Wildlands

EVVIVA LA CUSTOMIZZAZIONE

Il primo step di questa closed beta è la creazione di un alter ego, scegliendo tra le numerose opzioni estetiche che il titolo mette a disposizione: acconciature, barbe e tutta una serie di accessori. Noi abbiamo scelto di ricreare il nostro personalissimo alter ego digitale, ma è possibile sbizzarrirsi creando personaggi unici, di qualsiasi etnia e sesso, sfruttando il generatore casuale o andando a fondo con una modifica piuttosto accurata di tutti gli aspetti principali. È possibile inoltre scegliere numerosi brand per personalizzare il proprio personaggio, che donano al titolo un tocco di classe notevole. Queste “chicche” comprendono non solo il vestiario, ma anche giubbotti tattici e accessori come mirini e impugnature, alcuni dei quali ispirati ai classici del passato o altri franchise Ubisoft.

Direttamente da Ghost Recon Future Soldier arriva inoltre il Gunsmith, una feature che permette di modificare ogni singola parte di un’arma permettendoci di scegliere tra una miriade di accessori di vario genere, rendendo le nostre bocche di fuoco praticamente uniche e funzionali al proprio tipo di gioco. Per sbloccare accessori e armi bisognerà cercare i vari upgrade disponibili nelle roccaforti e negli avamposti nemici, dove ogni parte d’arma ha la peculiarità di modificare sostanzialmente le caratteristiche della stessa.

Tom Clancy's Ghost Recon: Wildlands

WE ARE GHOSTS

Il primo impatto con Wildlands è per certi versi traumatico: la mancata presenza di un tutorial interattivo ci ha lasciato spaesati, ma una volta entrati nel “mood” del gioco la situazione migliora di gran lunga. Pad alla mano, abbiamo notato una certa legnosità del personaggio, soprattutto durante la mira in prima persona, che abbiamo risolto in parte con lo sblocco di un’abilità specifica e con una modifica di alcuni settaggi nel menu principale. Il gunplay è quello tipico della serie: è possibile cambiare posizione di tiro, mentre con i tasti direzionali si attivano il binocolo, la visione notturna e il drone (con cui sorvolare lo scenario per contrassegnare i nemici presenti sulla mappa) oltre ad avvicinare lo zoom del mirino e rimuovere o inserire il silenziatore.

Ghost Recon Wildlands è principalmente uno sparatutto in terza persona che offre anche la possibilità di usare la visuale in soggettiva: premendo R3/RT si passa infatti alla visuale in prima persona, per poter effettuare dei colpi più precisi, mentre premendo lo stesso tasto si passa alla visuale alle spalle, con la possibilità di alternare tra le due visuali a seconda della situazione. Con il tasto R1 viene attivata la ruota degli ordini, molto basilari, da dare ai nostri compagni guidati dall’IA o scegliere tra alcuni aiuti da parte dei ribelli boliviani che spesso e volentieri supporteranno i nostri raid contro i nemici. Il sistema di guida risulta ancora poco rifinito come in Watch Dogs 2, (con le auto che tendono a slittare molto) mentre l’assenza di una fisica marcata (pur essendo presente una sorta di sistema di danni ai mezzi) non ci ha soddisfatto in pieno, anche se la buona varietà di veicoli disponibili ha in parte compensato a un feeling di guida non proprio eccezionale.

Tom Clancy's Ghost Recon: Wildlands

Uno dei punti che ci ha lasciato perplessi riguarda l’intelligenza artificiale: se da un lato quella dei compagni è tutto sommato buona, quella nemica ci è sembrata fin troppo passiva anche selezionando il livello di difficoltà più elevato tra i quattro disponibili. La situazione, infatti, non migliora più di tanto, aumentando solo la letalità dei proiettili nemici e costringendoci a giocare in maniera più accorta. A onor del vero, alcune volte ci è capitato di essere aggirati dai nemici o che gli avversari si accorgessero subito della nostra presenza, ma il più delle volte abbiamo assistito a scene al limite del ridicolo, con nemici praticamente imbambolati e in attesa di essere uccisi senza patemi. Ovviamente si tratta di un aspetto che gli sviluppatori dovranno in qualche modo migliorare per rendere l’esperienza più credibile, ma confidiamo che la software house avrà tutto il tempo di intervenire visto il tempo a disposizione prima del lancio.

L’evoluzione del nostro personaggio avviene attraverso uno skill tree davvero ben realizzato, con tante abilità da sbloccare (divise in categorie) che ci permetteranno di estendere le potenzialità del drone o del binocolo, oppure di guadagnare una maggiore resistenza al fuoco nemico. Niente a che vedere con il sistema di progressione messo in scena da The Division, sia chiaro, ma sicuramente quello proposto in Ghost Recon Wildlands certifica la bontà del titolo Ubisoft e il tentativo di offrire uno spessore maggiore nel gameplay.

Tom Clancy's Ghost Recon: Wildlands

OPERAZIONE KINGSLAYER

Quella provata nella closed beta è solo una piccola parte di quello che ci aspetta nel gioco finale, la cui mappa si preannuncia vasta e sconfinata: la zona operativa è risultata comunque davvero immensa e ricca di cose da fare, risorse da recuperare e tutta una serie di intel e collezionabili da scovare. Le missioni disponibile in questa prova, sei in totale, per la verità non si sono rivelate troppo diverse tra loro, ed è proprio questo uno degli aspetti che di certo andrà chiarito nel prodotto finale: la varietà di situazioni, unito alla longevità che comunque si preannuncia elevata grazie anche all’aggiunta della modalità PVP, saranno determinanti ai fini della buona resa del prodotto.

Le missioni ci hanno visto interrogare un nemico, eliminare sicari e salvare degli obiettivi imprigionati, mentre in un paio di quest secondarie l’obiettivo è stato di recuperare un elicottero pieno di risorse mediche o di fermare un convoglio nemico. Ad accompagnare le missioni abbiamo alcuni filmati, che ci hanno introdotto a quella che è la missione principale del gioco, ovvero smantellare il cartello dei Santa Blanca ed eliminare il loro leader; l’epilogo di queste sei missioni ci ha visto eliminare due esponenti del cartello dediti alla pratica della tortura. Oltre ai membri del cartello abbiamo affrontato anche un’altra fazione, quella dell’esercito boliviano in combutta con i narcotrafficanti, che può contare su equipaggiamenti molto più avanzati e tutta una serie di veicoli (come blindati con tanto di mitragliatrice o aerei da combattimento). Man mano che completeremo le missioni, le forze nemiche diventeranno sempre più aggressive nei nostri confronti.

Tom Clancy's Ghost Recon: Wildlands

INSIEME È MEGLIO

Come già accennato prima, sebbene l’IA alleata si comporti generalmente piuttosto bene, il titolo esprime tutto il suo potenziale se giocato in cooperativa con altri tre giocatori (meglio se amici o persone con cui comunicare nel corso del match) e al massimo livello di difficoltà: in questo modo si danno vita a incredibili azioni che premiano la coordinazione e il tempismo della squadra. Il gettarsi a capofitto nella mischia porta infatti a un precoce game over, mentre uno stile di gioco più attento e coordinato premierà i giocatori. Certo, una direct action o un rapido raid contro un convoglio sono certamente momenti ricchi di adrenalina e tensione, d’altra parte contro dei gruppi ben organizzati di nemici è sempre consigliabile rimanere nell’ombra per poi colpire silenziosamente al momento più opportuno. Lo stile di combattimento di Ghost Recon Wildlands è sostanzialmente quello dei titoli precedenti ma adattato a una struttura open world: l’impressione è quella di trovarci di fronte a un buon mix tra le splendide ambientazioni di Far Cry e un gameplay à la Metal Gear Solid, pur con le dovute differenze.

Proprio l’ultimo capitolo della saga creata da Hideo Kojima condivide con Wildlands parte della struttura di un modo aperto con la possibilità di spostarsi lungo la mappa a bordo di mezzi. Giocando con altri tre amici abbiamo dato vita ad azioni stealth infiltrandoci dietro le linee nemiche, eliminando in maniera sincronizzata i nemici per poi procedere all’estrazione in moto, oppure di paracadutarci da un elicottero per fermare un convoglio, facendo fuori i nemici prima di essere recuperati nuovamente dall’elicottero. Insomma, le possibilità sono praticamente infinite e spetta ai giocatori decidere con quale equipaggiamento e come portare avanti le missioni principali e secondarie.

Tom Clancy's Ghost Recon: Wildlands

La struttura del multiplayer cooperativo funziona bene e viene gestito tramite una sorta di lobby in cui unirsi a partire già iniziate, o invitando altri giocatori al party. Inoltre è possibile visualizzare lo stile di gioco degli altri giocatori, che ci verranno suggeriti come partner ideali con cui giocare insieme. Al fine di migliorare l’esperienza di gioco, è stato creato il sito Ghost Recon Network, dove poter creare sessioni di gioco, consultare le statistiche e creare delle task force per giocare insieme ai propri amici. Ubisoft ha rilasciato anche la companion app gratuita, disponibile per dispositivi iOS e Android, che può essere usata per visualizzare la mappa tattica in tempo reale, leggere le news sul gioco e guadagnare risorse extra attraverso un piccolo minigioco strategico, dove dovremmo gestire un gruppo di guerriglieri e mandarli in missione. Insomma, di carne al fuoco ce n’è davvero tanta.

TIRANDO LE SOMME

L’ultima fatica di Ubisoft si preannuncia come una delle esperienze open world più complete e interessanti degli ultimi anni, anche se le maggiori preoccupazioni riguardano l’IA nemica, che in molte occasioni è risultata troppo deficitaria, un comparto tecnico valido ma non perfettamente ottimizzato (con numerosi bug e una fluidità non eccelsa) e infine sulla profondità delle situazioni che il titolo ci metterà di fronte. Interrogare un obiettivo chiave o eliminare narcotrafficanti è sicuramente divertente ma farlo per tutta la durata del gioco porterà i giocatori ad annoiarsi in fretta o (nella peggiore delle ipotesi) ad abbandonare precocemente il titolo.

Ci auguriamo è che queste problematiche vengano risolte prima dell’uscita sul mercato e che la modalità PvP, su cui vige il massimo riserbo, possa offrire altre ore di divertimento per gli amanti delle sfide multiplayer online o semplicemente per fare una pausa dalla modalità di gioco principale. Dubbi a parte, Ghost Recon: Wildlands ha di certo un ottimo potenziale grazie a un open world, quello boliviano, caratterizzato da paesaggi spettacolari e una totale libertà d’azione. Per vedere se il nuovo titolo Ubisoft manterrà le altissime aspettative non ci resta che aspettare il prossimo 7 marzo, data di lancio di Ghost Recon: Widlands su PC, PlayStation 4 e Xbox One
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