Se pensate che DOOM Eternal sia una “figata” o quanto sia divertente prendere a calci i nazisti in compagnia con Wolfenstein: Youngblood, sappiate che per arrivare a cotanta magnificenza ce ne sono voluti di anni, di schermi e monitor intrisi di sangue e una quantità incalcolabile di pixel messa insieme per dar forma a bersagli in movimento da colpire senza pietà. Senza il passato non ci sarebbe il presente, motivo per cui ancora oggi sono numerosi gli studi di sviluppo che guardano nostalgicamente ai bei tempi che furono per proporre uno stile grafico peculiare e distante dalla grafica spaccamascella che caratterizza molte produzioni moderne. Ci sono poi software house che non solo decidono di rifarsi al passato, ma anche di sposare totalmente la causa con una dedizione ammirabile.
È il caso di WRATH: Aeon of Ruin, uno sparatutto in prima persona che gli sviluppatori di KillPixel stanno sviluppando con il motore grafico del primo Quake, un vero e proprio ritorno al passato prodotto però seconda una concezione moderna. Siamo riusciti a provarlo da vicino durante la Gamescom 2019, in attesa di conoscere una data di lancio ufficiale, con gli sviluppatori che hanno annunciato l’approdo su PC e console nei primi mesi del 2020.
A BLAST FROM THE PAST
Per un publisher storico come 3D Realms la scelta di supportare e distribuire il progetto dei ragazzi texani di KillPixel può essere visto come un passaggio di consegne tra la vecchia e la nuova guardia. In realtà non ci sarebbe poi molto da dire obiettare considerando che WRATH: Aeon of Ruin può essere considerato alla stregua di titoli come DOOM e Wolfenstein 3D, soprattutto sul piano del gameplay. L’obiettivo è lo stesso di venticinque anni fa, ovvero sopravvivere attraverso vari scenari infestati da entità mostruose che sbucano da ogni anfratto facendosi strada a suon di armi convenzionali e alcune decisamente meno. Ci siamo prima sporcati le mani con una potente lama il cui attacco caricato è in grado di disintegrare in fila anche tre scheletri deambulanti alla volta. Recuperata la prima arma del gioco, abbiamo finalmente iniziato a fare sul serio scontrandoci anche con mostri più impegnativi e dotati di una mira infallibile.
La particolarità di ogni strumento di morte è la modalità di fuoco secondario che nella maggior parte dei casi viene attivata premendo per qualche secondo e poi rilasciando il tasto destro del mouse, con effetti devastanti su creature volanti, a quattro zampe o bipedi. Proseguendo ecco che al nostro armamento si è aggiunto l’immancabile fucile a pompa, seguito da una sorta di lanciagranate spara-palle corrosive e un cannone rotante in grado di lanciare aculei a una velocità impressionante. Queste sono alcune delle nove armi presenti nel gioco completo, che vanterà poi un classico deathmatch a squadre in pieno stile Quake, per poi espandersi dopo il lancio con altre modalità multiplayer e quella cooperativa per quattro giocatori. Anche per quanto riguarda i contenuti non si può di certo dire che la software house texana si sia limitata al compitino, potendo offrire una serie di aggiunte che siamo sicuri faranno felici gli acquirenti del gioco.
DIFFICILE MA APPAGANTE
Nemmeno a dirlo la difficoltà è bella alta ma non assolutamente proibitiva, proprio come uno sparatutto old school che si rispetti, dove basta un nonnulla per vedersi sbattere in faccia la scritta game over. Che è un po’ quello che è capitato a noi durante il provato che ha poi reso possibile questa anteprima, nonostante meccaniche di gioco sulla carta basilari che richiedono al contempo una certa abilità e velocità mouse alla mano. Anche se più che con frustrazione, dopo essere stati trucidati siamo ripartiti verso i nostri aguzzini con sete di vendetta e grinta, gioendo per ogni nemico mandato al creatore o fatto esplodere con un colpo di fucile a pompa in pieno petto.
Sembra esserci anche una discreta varietà situazionale con ampi scenari da esplorare alla ricerca di munizioni e ampolle per recuperare salute, o per recuperare artefatti offensivi e difensivi che donano al giocatore miglioramenti temporanei, ben bilanciati da un sistema di bonus e malus che evita al giocatore di avere vita facile. Nelle fasi avanzate le cose poi si complicano maledettamente, con differenti tipologie di nemici a schermo che hanno messo a dura prova i nostri riflessi, nel classico gioco delle parti dove alla potenza di fuoco bisogna sempre e comunque rispondere con una potenza di fuoco ancora maggiore, senza mai porgere l’altra guancia.
UN RITORNO ALLE ORIGINI
Tra una testa che esplode e globuli rossi che zampillano in ogni dove è difficile mettere un freno alla giostra dei ricordi che gira inesorabile, riportandoci agli inossidabili anni Novanta in cui id Software stupiva il mondo con due delle saghe che negli anni sarebbero stato sinonimo di sparatutto in prima persona. WRATH ci ha ricordato proprio quel periodo, omaggiandolo anche dal punto di vista visivo e sonoro. Laddove i limiti derivanti dall’uso del motore grafico (in versione migliorata) del primo Quake non permettono grandi margini di manovra, tecnicamente parlando, a donare spessore al tutto ci pensa una direzione artistica ben orchestrata che propone la personale interpretazione di creature demoniache, mostri pixelati che riescono comunque a incutere paura, e prigioni labirintiche dove a ogni angolo si annida qualche nemico infame pronto a saltarci addosso.
Tutto questo sadico meccanismo di cui siamo parte integrante gira in maniera impeccabile e senza incertezze, grazie a un frame-rate granitico che permette di muoversi velocemente lungo gli scenari tridimensionali. Mancherà anche il 4K, l’HDR e una miriade di effetti e tecnologie moderne, ma in questo caso bastano e avanzano i 60fps per divertirsi e districarsi tra nemici e proiettili che arrivano da ogni direzione. E se pensiamo che gli sparatutto di nuova generazione non riescono sempre a garantire una fluidità impeccabile, un po’ viene da sorridere considerando che una tecnologia vecchia di quasi venti anni riesce ad avere successo dove quelle moderne falliscono.
WRATH: Aeon of Ruin è quello che potremmo definire un sentito ritorno alle origini, con uno sparatutto sviluppato ai giorni nostri ma che conserva intatto lo spirito di titoli che hanno segnato un’epoca come Quake, DOOM e Wolfenstein, riesumati e incanalati in un’opera che fa da raccordo tra passato e presente. Al momento tutti i canovacci e le regole non scritte per creare un FPS vecchia maniera sembrano essere state rispettate in ogni sua componente, in modo estremamente diligente. Grazie a queste premesse WRATH: Aeon of Ruin potrebbe tranquillamente bissare il successo ottenuto dal recente Ion Fury, facendo segnare una nuova e prosperosa era per gli sparatutto del passato.