Ghost Recon: Breakpoint

Ghost Recon: Breakpoint provato in anteprima all’E3 2019

Il nuovo capitolo della saga tattica di Ubisoft rappresenta un punto di svolta per la serie.

Nonostante una conferenza meno scoppiettante rispetto agli scorsi anni, l’E3 di Ubisoft è stato alquanto sufficiente, sospeso in un limbo tra la persecuzione di progetti già ben avviati e qualche novità di cui non è stato rivelato poi molto. Tra i pochi sussulti percepiti da chi ha assistito allo show dal vivo, e chi l’ha fatto comodamente sul divano casa, troviamo l’ingresso dell’attore Jon Bernthal nel pieno della conferenza per presentare un nuovo trailer dedicato a Ghost Recon: Breakpoint.

Certo, nulla a che vedere con il momento simbolo dell’E3 2019 (sapete bene a cosa, e soprattutto a chi, ci riferiamo), ma la presenza dell’attore americano è stata comunque una gradita sorpresa, segno di come Hollywood e l’industria dell’intrattenimento siano sempre più attratti dal medium videoludico (Frank Castle non sarà apprezzato quanto John Wick, ma entrambi sono due tipi cazzuti, bisogna dargliene atto).

Essendo già stato annunciato lo scorso maggio Ghost Recon: Breakpoint non è stata una novità nell’accezione letterale del termine, ma ha comunque ha rappresentato uno dei giochi su cui la compagnia d’Oltralpe ha puntato maggiormente in quest’edizione dell’E3 di Los Angeles. Dopo Watch Dogs: Legion, noi di VGN.it abbiamo avuto l’opportunità di provare lo shooter tattico in un incontro a porte chiuse con Ubisoft, collaborando con altri giornalisti in una serie di missioni incentrate sulla modalità cooperativa.

PUNTO DI ROTTURA

Chissà se la scelta del titolo per il nuovo capitolo della serie Ghost Recon sia stata ponderata in virtù di quello che appare a tutti gli effetti un cambio di rotta rispetto a Wildlands. Voluto o meno, in Breakpoint emerge nuovamente la ripetuta voglia di Ubisoft di osare e sperimentare aggiungendo e rimescolando elementi di gameplay, come ad esempio meccaniche survival che non sembrano affatto stonare nel quadro generale. Dopo aver trascorso oltre cinquanta ore nella Bolivia dei narcos ed essere approdati su Auroa, sono emerse nette differenze tra il precedente capitolo e il nuovo, segno che Breakpoint non è additabile come una grossa espansione di Wildlands, nella maniera più assoluta.

Nella demo provata all’E3 avevamo come compito quello di liberare un personaggio all’interno di una struttura della Skell Technologies. Obiettivo che abbiamo intrapreso insieme ad altri colleghi della stampa specializzata, calandoci nella corretta forma mentis che vede nell’approccio stealth e ragionato il modo migliore per portare a termine qualsivoglia missione dietro le linee nemiche. Dopo tutto controlliamo la leggendaria unità Ghost, mica un manipolo di reclute allo sbaraglio!

Più che alla ricerca di un appiglio simulativo a cui aggrapparsi, Breakpoint ci è sembrato orientato maggiormente a un realismo non troppo marcato, ricreando alcune situazioni adottate nel mondo militare, in particolar modo nell’ecosistema a sé costituito dalle branche delle forze speciali. Banalmente possiamo citarvi la necessità di bivaccare tra una missione e l’altra o la raccolta di informazioni utili per l’intelligence, che di fatto costituisce la fase ricognitiva che precede ogni missione, che abbiamo potuto verificare in prima persona.  

TANGO DOWN

Partendo già da un’ottima base il gunplay non ha subito stravolgimenti di sorta, viaggiando a metà tra quel feeling di stampo arcade e quello che presenta accenni simulativi. Inutile ribattere su quanto “l’agire da fantasmi” significhi ricalcare appieno il modus operandi con cui è stato concepito Breakpoint; anche quando c’è da fare sul serio però il gameplay non si tira di certo indietro, anche se l’approccio diretto ad armi spianate difficilmente premia i giocatori sul lungo andare, oltre a snaturare un po’ quella che è la filosofia tattica di cui può fregiarsi la serie. In ogni caso giocare a fare i Rambo della situazione è permesso e niente vieta di gettarsi a capofitto negli scontri a fuoco, così come di affrontare l’intero gioco in solitaria, ma anche questo cozza con l’anima cooperativa della serie.

Grazie alla demo abbiamo testato entrambe le dinamiche, passando da un silente approccio stealth a uno più diretto dopo essere stati colti a intrufolarci in un’area chiaramente riservata. Non sappiamo su quale livello di difficoltà ha fatto testo la build provata, fatto sta che l’estrazione del VIP non si è rivelata esattamente facile: la presenza di soldati corazzati e droni da combattimento (che ricordano quelli di The Division 2, inseriti nel lavoro di amalgama tra i titoli Ubisoft intrapreso da qualche anno dal publisher francese) ci ha messo duramente alla prova, con risultati che potete vedere nel video che abbiamo registrato in presa diretta durante la nostra sessione.

Ghost Recon Breakpoint
L’ambientazione sarà ancora una volta estremamente affascinante.

IL FASCINO SELVAGGIO DI AUROA

La presenza digitale di Jon Bernthal, che in Breakpoint presterà voce e sembianze del villain di turno, aggiunge una sana dose di carisma a quella che sarà la narrazione che caratterizzerà le vicende di gioco, propese in questo capitolo a un contesto più futuristico e leggermente distopico, ma terribilmente d’attualità visto i temi trattati. Visionando alcuni intermezzi molto ben realizzati abbiamo avuto modo di iniziare a comprendere proprio il personaggio di Cole D. Walker, interpretato dall’attore americano, inserito all’interno di un comparto narrativo che ci auguriamo possa essere all’altezza della situazione.

Ma la prova andata in scena all’E3 2019 in realtà non è stato il primo faccia a faccia che abbiamo avuto con Ghost Recon: Breakpoint in quanto qualche settimana fa eravamo stati selezionati per partecipare a un test tecnico a numero chiuso: trattandosi di una versione pre-alpha per ovvi motivi non abbiamo potuto girovagare con soddisfazione per Auroa, l’isola che fa da scenario al gioco. La build portata in fiera dagli sviluppatori è stato un sostanziale balzo in avanti dal punto di vista qualitativo in riferimento al comparto grafico, dove appunto siamo rimasti molto colpiti sotto questo aspetto, nonostante ancora qualche imperfezione da limare e un po’ di bug che dovrebbero essere tolti in tempo per l’uscita del gioco.  

Durante l’impegnativo scontro contro l’imponente behemoth, sullo sfondo di un campo fiorito scosso dal vento, abbiamo potuto apprezzare anche la biodiversità paesaggistica e naturalistica dell’isola, comprensiva sia di piante da raccogliere che di animali da cacciare, traendone risorse e materiali alquanto utili da impiegare nel sistema di crafting disponibile allestendo un bivacco.

Ghost Recon Breakpoint

Dopo l’ottima parentesi di Wildlands, massima espressione di un supporto post-lancio intelligente e continuativo che ne hanno segnato il successo, con Ghost Recon: Breakpoint la serie compie un deciso e significativo balzo in avanti. L’evento losangelino ci ha messo a contatto con uno sparatutto tattico che racchiude al suo interno quanto di meglio sia possibile trovare nei giochi targati Ubisoft, dal rinnovato approccio stealth di brand storici come Splinter Cell  a una struttura di gioco che pesca a piene mani dall’ottimo The Division 2, ampliata da una componente survival che rappresenta addirittura un territorio inesplorato per il publisher francese.

Torneremo sicuramente a parlarvi di Ghost Recon: Breakpoint a ridosso dell’uscita, fissata per il 5 ottobre su PC, PlayStation 4 e Xbox One, quando Ubisoft darà modo di provare la sua ultima fatica attraverso una versione beta che proverà a convincere tutti quelli che nutrono dubbi sul nuovo capitolo della serie. Perplessità che, come avete potuto leggere, sono state accantonate al termine della corposa sessione di gioco a cui abbiamo partecipato, che ci ha lasciati per il momento enormemente soddisfatti.