Annunciato sul palco del Microsoft Theater durante la conferenza di Microsoft, Bleeding Edge è il nuovo gioco multiplayer di Ninja Theory, software house acquisita dal colosso americano proprio un anno fa. A metà tra Overwatch e un hack ‘n’ slash, il nuovo brand dagli autori di Hellblade: Senua’s Sacrifice ha suscitato notevole curiosità tra gli addetti ai lavori e i giocatori, che hanno accolto con favore questo titolo competitivo 4vs4.
Durante lo Showcase organizzato dalla casa di Redmond sullo stesso palco del Microsoft Theater dov’è stato annunciato, abbiamo potuto giocare un match in compagnia di altri giornalisti e alcuni membri di Ninja Theory. Ecco le nostre impressioni.
BOTTE DA ORBI
Sin dai primi fotogrammi del trailer, sembrava palese che Bleeding Edge avrebbe offerto qualcosa di diverso rispetto ad altri giochi presenti sul mercato, sensazione confermata dopo averlo visto più da vicino. Più che affidarsi a una struttura da sparatutto, il titolo in questione propone l’esatto opposto, concentrandosi principalmente sul corpo a corpo (con sporadiche eccezioni). Alcuni personaggi sono tuttavia incentrati sugli attacchi dalla distanza, ma con un range di fuoco ristretto che spinge a non allontanarsi troppo dalla mischia, così che ogni personaggio resti comunque a portata per essere attaccati o per permettere agli stessi di offrire supporto ai compagni in prima linea.
Se guardiamo alla struttura o all’idea concettuale, Bleeding Edge non si allontana più di tanto dalle meccaniche di Overwatch e simili. Con un sistema di combattimento basato prevalentemente da attacchi e abilità melee, il titolo di Ninja Theory è in grado di offrire un sistema di combo e attacchi dall’alto, attivando determinate abilità di tipo offensivo, difensivo o da supporto (a seconda ovviamente del personaggio scelto), come curare i lottatori alleati. Al momento opportuno, poi, si avrà a disposizione un attacco speciale, a scelta tra due o più opzioni, con inoltre la possibilità di concatenare attacchi con gli altri lottatori e dar vita a spettacolari combo per mettere rapidamente al tappeto i giocatori del team avversario.
UN ROSTER DI TUTTO RISPETTO
Sostanzialmente la suddivisione dei dieci lottatori prevede tre classi, ognuna delle quali ricopre un ruolo specifico all’interno dell’economia delle partite: offensivi, da supporto e tank. In questo ci troviamo di fronte a un sistema di classi già visto altrove, tuttavia ogni personaggio differisce dall’altro in termini di abilità attive e passive, nonché per un attacco speciale particolarmente potente. Tra il tutorial e un match siamo riusciti a provarli tutti, facendoci un’idea sulla caratterizzazione dei lottatori e delle differenze in termini di stile di gioco.
Nel bene e nel male il roster offre quindi una buona varietà di approccio alle partite, con lottatori predisposti ai combattimenti melee e altri più efficaci colpendo gli avversari da media distanza, con entrambi i gruppi che possono appartenere a una delle tre classi. Tra quelli che abbiamo apprezzato di più citiamo El Bastardo e i suoi attacchi rotanti, Gizmo che con il suo mech da combattimento appare come una versione più hardcore di D.VA, e il ninja Daemon, particolarmente rapido nel sferrare attacchi rapidissimi per stordire o rallentare gli avversari. Nemmeno a dirlo il periodo di avvicinamento all’uscita del gioco servirà proprio per definire il bilanciamento tra i lottatori del roster, un aspetto fondamentale per questo genere di titoli.
DINAMICITÀ A TUTTI I COSTI
L’unica modalità disponibile in fiera è stata una variante particolarmente dinamica del classico Dominio (quello di Call of Duty per intenderci), in cui le due squadre da quattro lottatori ciascuna avevano come obiettivo quello di conquistare e mantenere il controllo di tre zone all’interno della mappa, attivate a intervalli regolari. Ecco, parlando di arene dobbiamo ammettere che la presenza di elementi esterni come un treno, che travolge indistintamente i giocatori presenti sul suo percorso, dona quel pizzico d’imprevedibilità in più che non guasta mai.
Se a questo ci aggiungiamo piattaforme che spostano gli scontri su un piano verticale e la presenza di hoverboard con cui muoversi più rapidamente, è facile intuire che Ninja Theory punti con una certa prepotenza a uno stile di gioco basato su rapidi e repentini capovolgimenti di fronte.
Dalle prime impressioni recepite è molto probabile che anche le altre modalità di gioco siano all’insegna del dinamismo puro, un aspetto che pare essere il cuore pulsante dell’esperienza multiplayer di Bleeding Edge. Proprio grazie all’inserimento di arene con elementi interattivi, la produzione dagli autori di Hellblade: Senua’s Sacrifice potrebbe differenziarsi ulteriormente dai concorrenti, anche se gli elementi in tal senso sembrano essere in numero sufficiente ma andranno verificati più a fondo in futuro.
LE FREAK, C’EST CHIC
Che Overwatch continui a essere un punto di riferimento anche dal punto di vista del character design è impossibile da negare, e di esempi potremmo citarne a decine. Non nascondiamo che a un primo sguardo anche noi siamo caduti nella trappola di relegare Bleeding Edge a un mero clone di Overwatch, salvo poi ricrederci dopo averlo provato con mano. In quest’ottica Bleeding Edge propone “eroi” più grotteschi e fricchettoni, quasi sgraziati e innaturali, ma proprio per questo motivo abbiamo apprezzato l’idea e visione artistica del team di sviluppo, assecondata tra l’altro da un comparto grafico che ci è sembrato davvero ottimo nonostante lo sviluppo sia lungi dall’essere completo.
Basta gettare l’occhio su personaggi come la pin-up Buttercup o il millenial ZeroCool, passando per il metallaro sputafuoco Nìdhöggr, per rendersi conto della follia estetica che pervade l’universo di Bleeding Edge. Ovvio, in minima parte l’influenza blizzardiana è presente, sia esteticamente che in termini strutturali, ma a conti fatti questa visione estremamente caricaturale non ci dispiace affatto, nonostante sia doveroso sottolineare che non tutti i lottatori risultino particolarmente ispirati al pari di altri.
Bleeding Edge è stato sicuramente uno dei titoli più sorprendenti dell’E3 2019, grazie a un gameplay divertente votato all’immediatezza e al dinamismo, caratteristiche che lo rendono appetibili a tutti. Il ritorno sulle scena di Ninja Theory dopo Hellbalde pare avere tutte le carte in regola per ritagliarsi uno spazio importante in un ambito dove Overwatch continua a regnare indisturbato. Il dubbio che più ci attanaglia riguarda il tipo e la qualità di contenuti, che per forza di cose dovranno essere sufficientemente vari per attirare l’interesse dei giocatori prima e riuscire a mantenerlo successivamente. Che Overwatch abbia finalmente trovate un degno rivale? Difficile, ma non impossibile. Blizzard è avvisata: c’è un nuovo hero shooter in città!