Homefront The Revolution
Versione testata: Xbox One

Homefront: The Revolution – Tra le fila della Resistenza

Vuoi per il suo tortuoso processo di sviluppo, vuoi per l’affascinante premessa fantapolitica, Homefront: The Revolution è uno di quei prodotti per cui è impossibile non provare una grandissima curiosità. Risorto dalle ceneri dopo aver rischiato addirittura la cancellazione in seguito al fallimento di THQ, questo promettente sequel può essere ora considerato uno degli shooter più intriganti tra quelli in arrivo quest’anno, e proprio alla luce di questo non abbiamo davvero potuto perdere l’occasione di saggiarne le effettive qualità partecipando allo stress-test organizzato da Deep Silver per preparare i server alla closed beta del gioco che sarà inaugurata proprio questo giovedì. Curiosi di sapere com’è andata? Allora mettetevi comodi!

LA VERA RESISTENZA

Incentrato esclusivamente sulla modalità cooperativa Resistenza, lo stress test a cui ho preso parte qualche giorno fa si è rivelato abbastanza breve (due sole sessioni da tre ore ciascuna) ma nonostante questo, il tempo trascorso nella realtà bellica messa a punto da Dambuster Studios è stato più che sufficiente per permettermi di comprendere piuttosto bene il tipo di esperienza che ci attende. Homefront: The Revolution è infatti uno shooter profondamente diverso dai suoi più diretti concorrenti, e questo non solo per la sua particolare premessa narrativa ma sopratutto per la sua peculiare impostazione generale.

Homefront: The Revolution si presenta infatti come un prodotto molto classico (forse troppo) sotto il profilo delle dinamiche e del gameplay, ma questo, pad alla mano, non si è rivelato un vero e proprio limite, bensì un inaspettato pregio. Complici movimenti piuttosto rigidi e una corsa lenta pesante, tutti coloro che fino a oggi si fossero intrattenuti con frenetici sparatutto in stile Titanfall potrebbero chiaramente ritrovarsi spiazzati e diciamolo, anche un po’ scoraggiati, ma a conti fatti tali apparenti limiti risultano determinati per esaltare l’intensa atmosfera della particolare realtà bellica proposta. Almeno nella modalità cooperativa, ovviamente.

Non potendo schizzare da una parte all’altra delle mappe con futuristici propulsori o correre lungo i muri di qualsiasi struttura, sì è infatti costretti a valutare attentamente ogni singola mossa e a pianificare ogni movimento per evitare che un nemico ci possa sorprendere durante un banale spostamento, e tutto questo, come facile intuire, accresce esponenzialmente non solo l’intensità dell’atmosfera ma soprattutto l’importanza della comunicazione tra i membri della squadra.

Qui infatti non ci sono respawn, ma si vince o si perde insieme. Se uno cade gli altri dovranno rianimarlo prima che sia troppo tardi, o a risentirne potrebbe essere l’intera missione, non una banale schermata con i punteggi di fine partita. E questo la dice lunga sul tipo di esperienza che stanno mettendo in piedi i ragazzi di Dambuster Studios: un’esperienza in cui tutti devono agire per il bene del gruppo e non per il proprio. Un’esperienza in cui prevale il collettivo e non la forza del singolo. Un’esperienza in grado di incarnare alla perfezione il concetto alla base del suo stesso titolo con una coerenza che onestamente non si vedeva da tempo.

Certo, la sensazione è che si possa decisamente fare qualcosa in più per svecchiare un po’ le normali meccaniche di gioco (fermo restando che il sistema di puntamento risulta estremamente solido anche allo stato attuale delle cose) e per migliorare il grado di consapevolezza di una IA non sempre eccelsa, ma nel complesso, grazie anche un pregevole sistema di progressione impreziosito da skill e armi ed equipaggiamenti sbloccabili, sembra che in termini di multiplayer cooperativo Homefront: The Revolution abbia tutte le carte in regola per ritagliarsi un suo spazio nel sempre più affollato mercato degli shooter.

È chiaramente ancora troppo presto per prevedere l’impatto che il titolo avrà sul mercato, e soprattutto quali livelli qualitativi il team di sviluppo riuscirà effettivamente a raggiungere con la versione finale del prodotto, ma considerando il potenziale che traspare chiaramente già da questa versione preliminare del prodotto, dire che sono curioso di mettere le mani su una versione più completa del prodotto sarebbe solo un dolce eufemismo.