The Tomorrow Children
Versione testata: PS4

The Tomorrow Children – Il Comunismo videoludico funziona?

Sin dalla sua primissima apparizione in occasione della Gamescom 2014, The Tomorrow Children ha saputo catalizzare un grado di interesse davvero incredibile, candidandosi rapidamente come uno dei titoli PS4 più attesi del 2016. Il lancio del gioco è ormai prossimo, ma nel tentativo di aumentare il già enorme hype che ne sta caratterizzando il processo di sviluppo, Sony ha pensato bene di predisporre un’inaspettata fase di beta testing. Potevo forse perdere l’occasione di approfittarne? Ovviamente no, perciò preparatevi a sapere tutto di come, vestendo i panni di una piccola bambina comunista clonata, mi sono immerso in un fantastico universo di matrice comunista all’insegna dello sfruttamento minorile più spudorato!

PICCOLI COMUNISTI CRESCONO

Qualora non abbiate mai sentito parlare di The Tomorrow Children è probabile che le ultime righe vi abbiano leggermente spiazzato, ma l’ultima fatica di Q-Games propone un’esperienza davvero… particolare. Ambientato in un futuro distopico in cui l’umanità ha appena rischiato la totale estinzione in seguito a un esperimento mondiale finito nel peggiore dei modi, questo bizzarro open-world ci proietta nel vivo di una realtà di gioco a dir poco insolita, in cui l’unico reale obiettivo è quello di avanzare lungo la scala sociale per dimostrarsi un elemento sempre più importante di una comunità di stampo dichiaratamente comunista. Come? Ovviamente lavorando!

Una premessa di indubbio interesse – specie a fronte di una pregevolissima direzione artistica che tende a ironizzare in maniera piuttosto originale sui regimi totalitari e in particolare sull’Unione Sovietica – che nel corso della beta mi ha tuttavia suscitato emozioni contrastanti. Superato un breve prologo utile a prendere dimestichezza con la realtà di gioco, apprendere le dinamiche di base e comprendere la mia reale natura, ovvero quella di un clone creato appositamente per garantire all’umanità ulteriore forza lavoro, mi sono infatti ritrovato all’interno di una desolante ambientazione dai tratti onirici che per quanto suggestiva non mi ha trasmesso particolari emozioni.

Avendo come unico scopo quello di dimostrarmi un membro utile per la società, ho infatti trascorso gran parte delle ore a mia disposizione per svolgere attività di dubbio interesse che pur garantendomi piccoli passi avanti nella scala sociale e qualche inaspettato benefit, non mi hanno divertito tanto quanto avrei sperato. Ho iniziando la mia avventura correndo su un particolare tapis roulant per fornire un po’ di energia alla comunità, subito dopo ho preso un bizzarro autobus per raggiungere una miniera in cui, inutile dirlo, ho picconato come se non ci fosse un domani e una volta tornato alla “base”, ho investito le risorse accumulate per migliorare la mia città, osservando nel frattempo i fantasmi di altri giocatori senza poter però mai interagire direttamente con loro.

E qui entra in gioco l’aspetto più controverso dell’esperienza, ovvero la condivisione asincrona di una stessa realtà con altri giocatori. I frutti del lavoro altrui, così come le modifiche ambientali provocate da chiunque altro sono infatti sempre visibili e tangibili, ma il fatto che non vi sia modo di collaborare attivamente a nessuna attività, tende a creare un’atmosfera davvero paradossale. L’obiettivo del team di sviluppato era quello di esaltare il senso di solitudine tipico dei regimi totalitari del ‘900 (obiettivo raggiunto in pieno) ma così facendo l’esperienza ha inevitabilmente perso parte del suo potenziale valore ludico, scadendo molto spesso in una ripetitività di fondo davvero impossibile da ignorare.

Sebbene l’impostazione open-world data al prodotto, l’implementazione di un particolare sistema di crescita di stampo sociale e, cosa ancor più importante, la presenza di elementi survival garantiscano interessanti cambi di ritmo, la sensazione è che il titolo faccia manchi ancora di un’identità ben definita che possa garantire una giusta dose di divertimento a medio-lungo termine. Gli imprevisti ovviamente non mancheranno, come gli sporadici attacchi di immensi draghi metallici nati dall’energia malefica rimasta sulla terra, ma nel complesso la sensazione è che il titolo abbia bisogno di qualche spunto in più per risultare davvero appetibile a un pubblico che non comprenda solo i veri irriducibili del genere.

Visto e considerato che si è trattato di una versione ancora incompleta del prodotto, è comunque lecito presupporre che il team di sviluppo sia ben consapevole di tutti gli attuali limiti di The Tomorrow Children e stia lavorando per arginarli in tempo per il lancio. Per ora non possiamo dunque far altro che attendere il lancio ufficiale, augurandoci che il “sogno comunista” possa davvero meritare di essere vissuto nella sua interezza.