Ratchet & Clank

Ratchet & Clank

Il più grande dilemma relativo a Ratchet & Clank riguarda il genere di appartenenza. Girando per la rete c’è chi parla di platform, chi di adventure, chi di action-adventure, chi di sparatutto. Hanno tutti un po’ ragione, a dimostrazione che è sempre più complesso catalogare un titolo, farlo rientrare in un genere unico. Sono troppe le influenze, contaminazioni che sono andate di pari passo con l’evoluzione del medium. L’impressione è che l’avvento del 3D ci abbia messo il suo zampino. Persino Mario, il papà di tutti i platform, ha dovuto fare i conti con le tre dimensioni: Super Mario 64, nel lontano 1996, dimostrò che l’idraulico italiano poteva cavarsela egregiamente anche in un mondo tridimensionale, questo è vero, ma basta fare una ricerca in rete per incappare in pagine web in cui Mario 64 viene definito un platform-adventure. Super Mario World era un platform, ma è bastato aggiungerci una dimensione per iniziare a parlare di adventure. Curioso.

Ratchet & Clank complica ulteriormente la questione. Le piattaforme rimangono al centro dei mondi virtuali creati da Insomniac Games, ma la presenza costante di scontri a fuoco e una generale tendenza all’azione rendono la catalogazione più ardua. Ci piace pensarla così: il platform come genere da cui tutto ha avuto inizio, da cui ognuno ha attinto mettendoci del proprio. Insomniac ha scelto la via dell’azione e dello humour. Se dopo quattordici anni siamo ancora qui a parlare di Ratchet & Clank, significa che l’operazione ha funzionato (o, più banalmente, che in vista dell’uscita del film omonimo un reboot cadeva a fagiuolo).

UN REBOOT PER TUTTE LE OCCASIONI

Ratchet & Clank non è Ratchet & Clank. Non è il solito remake, non prende l’originale per trascinarlo nei reami dell’alta definizione. È più propriamente un reboot, un nuovo inizio per la saga. Un episodio che rilegge il materiale di partenza in chiave moderna. Il risultato ha un sapore inedito, per quanto la trama rimanga grossomodo analoga a quella dell’episodio uscito nel 2002. Al timone dell’avventura c’è ancora una volta l’improbabile duo di eroi dello spazio: un meccanico che aspira a diventare un ranger galattico (Ratchet) e un piccolo robot (Clank) assemblato per errore, difettoso e quindi scartato. Clank non ci sta a farsi distruggere, per cui ruba una navicella e fugge, schiantandosi infine sul pianeta di Ratchet. È la nascita di un sodalizio da cui dipenderanno le sorti dell’intera galassia. Di mezzo c’è il solito folle di turno, che ha le solite mire: vendicarsi, distruggere pianeti nel tempo libero. La tipica routine, insomma.

In questo reboot la storia viene raccontata dal Capitano Qwark, idolo reietto del giovane Ratchet. Una trovata interessante, che giustifica in un certo senso le differenze rispetto all’originale: si sa, ognuno tende a raccontare le storie dal proprio punto di vista.

IN DUE È MEGLIO

La collaborazione tra Ratchet e Clank è il vero e proprio motore dell’avventura, non solo dal punto di vista narrativo. Le meccaniche di gioco sono ovviamente costruite intorno ai due personaggi, sia che agiscano in tandem, sia quando le circostanze richiedono loro di separarsi. Per quanto i riflettori siano puntati più su Ratchet che su Clank, anche il piccolo robot ha qualcosa da dire. È un comprimario su cui contare, quello che c’è in ogni situazione, anche se è Ratchet a godersi il folle arsenale messo a punto dagli sviluppatori. Le armi a disposizione del giocatore possono essere acquistate nei negozi disseminati lungo i pianeti, investendo i bulloni guadagnati in battaglia. Grazie al raritanium raccolto è invece possibile potenziare le singole armi, mediante un sistema a griglia non privo di risvolti “strategici”. Nella griglia, composta da caselle, sono presenti alcuni punti interrogativi, che vengono sbloccati automaticamente una volta attivate le caselle adiacenti. Sta a voi decidere il percorso di potenziamento, fermo restando che le armi migliorano anche in base all’utilizzo. Lo stesso Ratchet acquista esperienza e sale di livello combattendo ed eliminando i nemici.

Ci sono armi per tutti i gusti, alcune più efficaci di altre. Il Discotron o il Pecorator – che consentono rispettivamente di far ballare tutti i nemici su schermo o di trasformarli in pecore – danno vita a momenti decisamente surreali (in linea con l’ironia che permea tutta l’avventura). Sono strumenti divertenti da utilizzare in qualche circostanza, ma alla fine si tenderà a sfruttare l’arsenale pesante: il Combustore, le Granate a fusione, il lanciamissili (e le sue varianti), per esempio.

In alcune fasi i riflettori si spostano su Clank. Non di frequente, ma accade che il giocatore vesta i panni del piccolo robot. In questi casi l’azione lascia spazio ai puzzle: Clank deve interagire con alcuni automi modificabili all’occorrenza, ognuno dotato di un’abilità specifica necessaria al superamento di determinati ostacoli. Sempre sul fronte puzzle, da segnalare i momenti all’insegna del Trapassatore, un dispositivo che consente di bypassare le porte chiuse attraverso un minigioco a base di laser rotanti. Piacevole, almeno all’inizio, ma forse noioso sul lungo termine. Ad aggiungere varietà all’avventura anche le sessioni di guida sull’hoverboard, necessarie al raggiungimento di certi obiettivi.

OGGI HO L’AGENDA PIENA

I pianeti sono infatti strutturati a missioni, alcune obbligatorie, altre facoltative. Il giocatore può tornare a visitare i vecchi pianeti in qualsiasi momento, per esplorarli a fondo e portare a termine tutti gli obiettivi. Perlustrare i pianeti è anche necessario per scovare tutte le oloschede, set di carte collezionabili che sbloccano nuovi potenziamenti. Da segnalare anche i bulloni d’oro, che una volta raccolti (e in genere sono ben nascosti) consentono di accedere a extra di varia natura: gallery, trucchi e così via. Chi non fosse interessato a tutti i collezionabili o alle missioni secondarie può arrivare ai titoli di coda in circa otto ore di gioco. Sarebbe però un peccato sottovalutare la componente esplorativa del gioco. Anche perché gli sviluppatori hanno svolto un lavoro impeccabile sul fronte tecnico. Ratchet & Clank è una delizia per gli occhi e per l’udito. I pianeti sono lussureggianti, ricchi di dettagli. Il frame rate è costante, anche nelle situazioni più concitate. Al di là della pura tecnica, è la direzione artistica a colpire: per caratterizzazione, varietà dei pianeti e scelte cromatiche.

Ratchet & Clank è un reboot indubbiamente riuscito. Non solo per l’evidente cura riposta in ogni sua parte, ma anche perché riporta in auge il genere dei platform 3D. Come dicevamo in apertura, si tratta di un platform ibrido, carico di influenze provenienti da generi differenti, ma sotto la superficie si scorgono i segni della tradizione, quelle caratteristiche primigenie da cui tutto è partito. Un nostalgico tuffo nel passato.

GIUDIZIO

Insomniac ha fatto centro. Il reboot di Ratchet & Clank è un piccolo gioiellino: graficamente delizioso, divertente e appassionante da giocare. In un’epoca in cui i platform 3D sono ormai relegati ai margini, Ratchet & Clank dimostra che c’è ancora spazio per il genere. L’importante è sapersi adattare ai tempi che corrono senza rinunciare alla tradizione.