Toby: The Secret Mine
Versione testata: PS4

Toby: The Secret Mine

In un momento di grande fertilità e successo per il medium videoludico, farsi conoscere dal pubblico e spiccare tra le innumerevoli produzioni indipendenti non è affatto facile. Come tanti, c’è riuscito anche il giovane Lukáš Navrátil che nel 2015 ha sviluppato con Unity Toby: The Secret Mine, un platform a scorrimento chiaramente ispirato a Limbo di cui vi abbiamo già parlato al lancio su Xbox One. Con l’arrivo su PlayStation 4, siamo tornati nell’oscuro mondo di Toby per scoprire eventuali novità di questa versione.

Tony: The Secret Mine

SALTA, CORRI, MUORI

Appena avviato, senza troppi fronzoli, Toby: The Secret Mine ci trascina immediatamente nel bel mezzo dell’azione dandoci subito il controllo del nostro protagonista: una sorta di piccolo diavolo completamente nero che assiste alla distruzione del proprio villaggio e al rapimento dei suoi amici e abitanti. E così parte una vera e propria rincorsa per liberare i nostri amici e vendicarsi delle spietate creature che ci hanno fatto del male. In virtù di questo semplice e quantomai approssimativo pretesto, ci ritroveremo ad affrontare una serie di puzzle sparsi e suddivisi per livelli, ognuno dei quali è caratterizzato da scenari peculiari non propriamente collegati tra loro. A differenza del già citato Limbo dove la trama viveva comunque una sua evoluzione nel corso del gameplay, Toby: The Secret Mine non offre alcun tipo di racconto e il titolo assomiglia più a un assemblaggio di enigmi slegati tra loro che a un videogioco concepito e sviluppato per intero.

Ammettiamo di aver trovato questa estrema marginalità della narrazione abbastanza fastidiosa in quanto non fa che rendere, in un certo senso, il videogioco muto, lasciandolo comunicare soltanto per mezzo del gameplay. La creazione di Lukáš Navrátil in generale sperimenta poco e sicuramente non spicca per originalità ma tutto sommato la giocabilità offerta è apprezzabile: vengono infatti sfruttate per la maggiore meccaniche comuni e già viste che rappresentano ormai quasi uno standard qualitativo per il genere. A ciò unite qualche nota di stupore che, in più di un frangente, viene offerta dagli improvvisi cambi di ritmo i quali richiamano l’attenzione del giocatore e rendono il cammino un pelo più imprevedibile. I comandi sono essenziali, tipici di un gioco mobile, e consistono nel muoversi in due direzioni (gli schemi sono 2D e pertanto non vi è profondità, ndr), nel saltare e nell’attivare leve o meccanismi tramite un apposito tasto.

RITENTA, SARAI PIÙ FORTUNATO

Nelle circa due ore di gioco che servono a completare l’avventura, la progressione è ben evidenziata di livello in livello dagli accattivanti sfondi che caratterizzano ogni parte del gioco: colorati, dal tratto delicato, che si contrappongono con l’identità scura e fatta di tinte piatte del protagonista e degli oggetti in primo piano. Man mano che proseguiamo l’impervio cammino, la difficoltà aumenta e il titolo le proverà tutte pur di ostacolare il giocatore sempre più frequentemente e con più forza. Incorrerete in numerose morti – c’è persino un trofeo che festeggia le prime cento – e molte di queste contribuiranno a rendere l’esperienza di gioco spesso frustrante. Già perché, tralasciando i casi in cui la sconfitta sarà dovuta a un nostro errore di coordinazione o di imprecisione nei salti, spesso e volentieri andremo inconsapevolmente verso morte certa semplicemente perché prevista dal gioco; o meglio, perché non ci è data la possibilità di identificare – ad esempio-  la presenza di una trappola, riducendo così l’eventuale Game Over a una mera questione di fortuna.

E non basta un sistema di checkpoint molto generoso (che evita di ripercorrere più e più volte la stessa strada) a risolvere la questione: in alcune sezioni purtroppo, il gioco predilige la casualità all’abilità del giocatore e non possiamo fare altro che morire per imparare la posizione degli ostacoli e ritentare. Dispiace davvero che lo sviluppatore abbia optato per una struttura trial & error poiché in fin dei conti, le ripetute morti non fanno altro che spezzare il ritmo e rovinare i momenti più divertenti e frenetici dell’avventura. Peccato poi per un comparto sonoro un po’ trascurato che non brilla particolarmente e che il più delle volte viene brutalmente sovrastato dai forti rumori delle nostre morti. Infine, non ci sono novità di rilievo tra questa versione e quelle già lanciate in passato su Xbox One (e prima ancora su Wii U). L’ottimizzazione del gioco sull’hardware di Sony è buona ma ci si poteva aspettare un uso più creativo delle peculiarità del controller DualShock 4.

Toby: The Secret Mine
Toby: The Secret Mine
GIUDIZIO
Toby: The Secret Mine sicuramente non spicca o sorprende per la sua originalità, tuttavia si tratta di un curioso puzzle platform che propone livelli e momenti frenetici abbastanza appassionanti. Pesano però diverse scelte di game design infelici come la forte prevalenza del trial & error come metodo di avanzamento e la mancanza di uno stralcio di narrazione che intrighi il giocatore e giustifichi il pericoloso cammino che ci troviamo a intraprendere.
GRAFICA
7
SONORO
6
LONGEVITÀ
5.5
GAMEPLAY
6
PRO
Colori e tinte accattivanti
Alcune sezioni sono divertenti e frenetiche
CONTRO
Trial & error frustrante
Narrazione praticamente assente
6
3821
Contributor