Horizon Zero Dawn
Versione testata: PS4 Pro

Horizon: Zero Dawn – La recensione work-in-progress delle prime quattro ore

Attenzione: la recensione che vi accingete a leggere non include, come da tradizione, un giudizio con voto sulla nuova produzione di Guerrilla Games. Il motivo è presto detto: abbiamo ricevuto con qualche giorno di ritardo la nostra copia review di Horizon: Zero Dawn e non siamo riusciti a portare a termine l’intrigante avventura di Aloy prima della scadenza dell’embargo imposto da Sony per la pubblicazione delle recensioni.

Onde evitare di realizzare un articolo incompleto e frettoloso, abbiamo preferito rimandare la pubblicazione del giudizio, che condivideremo con voi una volta che avremo maturato un parere definitivo su Horizon: Zero Dawn. A seguire potete scoprire le nostre prime impressioni sull’attesissima esclusiva PS4 in arrivo il 1 marzo.

Giovanni Marrelli – Editor in Chief | VGN.it

[divider]ULTIMO AGGIORNAMENTO: 20/02/2017 alle ore 09:01[/divider]

[dropcap size=big]S[/dropcap]in dal primo trailer apparso nel 2015, intorno a Horizon: Zero Dawn si è creata un’aura particolare, diversa (eppure simile) a quella che permea normalmente le altre grandi big-hit di Sony. Scontata e doverosa, la grande macchina del marketing ha iniziato a tessere intorno al titolo Guerrilla Games una solida tela che non è scontato trovare addosso a un franchise inedito. Creare un nuovo “marchio” è sempre un rischio. Rischio che la software house ha sempre preso sul serio e con coraggio, ma che mai come questa volta è stato sin dagli inizi calcolato, venduto ed edificato con tale sicurezza. Era questa l’aria che si respirava durante l’evento romano a cui abbiamo partecipato qualche giorno fa, dove è stato possibile provare finalmente con mano il gioco. Un’aria di vittoria certa, un colpo mirato. Dopo aver provato il gioco, possiamo iniziare a tirare le somme se questa sicurezza così ferrea, quasi arrogante, sia giustificata o meno.

Horizon: Zero Dawn

LA MATURITÀ DI GUERRILLA

Quello che appare chiaro a tutti è che Guerrilla si trova ormai a un giro di boa. Lo si intuiva sin dalla scelta di abbandonare i grigi mondi di Killzone in favore di un lussureggiante mondo dove la natura, o la robotica a voler essere pignoli, ha preso il sopravvento sull’uomo. Un cambio di rotta drastico, tangibile sin dai primi minuti del prologo. Dal team di Killzone ci si aspettava un inizio al fulmicotone, una decisa dimostrazione di muscoli. Invece Horizon spiazza con il suo inizio lento, misurato. Il gioco occupa le ore iniziali prendendosi il tempo necessario a dipanare le prime meccaniche e, soprattutto, a tessere le fila del racconto mostrando con una certa raffinatezza emotiva i tratti caratteristici della protagonista, Aloy.

Siamo lontani dai torpori narrativi degli Helghast. Tanto dai convulsi espedienti di una caotica elegia militarista che sotto la superficie nascondeva un potenziale rimasto inespresso, tanto dai toni roboante della sua messa in scena. Sembra quasi paradossale ma in questo mondo apocalittico abitato da gigantesca fauna robotica la prima cosa che colpisce è la cura con cui viene presentata la sua protagonista. La storia di Aloy e del suo viaggio appare sin dall’inizio qualcosa di più di un mero pretesto narrativo, e la sensazione diventa quasi certezza nel momento in cui si capisce che tutta la struttura ludica viene piegata a uso e consumo di questa bizzarra ma affascinante storia di sopravvivenza e scoperta.

UOMINI CONTRO MACCHINE

Durante la prima parte del gioco sembra quasi vedere sogghignare il team. “Avete sempre sostenuto che la parte narrativa era il nostro anello debole? Beh, abbiamo lavorato per risolvere questo problema e ve lo dimostriamo”, con un focus sul storytelling quasi inaspettato. Una genuina sorpresa che comunque accompagna con fermezza gli iniziali momenti di gioco. Appena è possibile mettere le mani sui primi gadget, Horizon tira fuori la grinta e rende finalmente giustizia alla decina di trailer che abbiamo visto sinora. Senza scendere troppo nei dettagli, che non mancheremo di trattare con l’articolo definitivo, possiamo dire che il sistema di combattimento contro le bestie meccaniche è in assoluto il fiore all’occhiello di tutta la produzione, tanto nella distanza quanto nel corpo a corpo.

Bastano pochi minuti per ritrovarsi conquistati da questa caccia selvaggia, fatta di stridori, gorgoglii elettrici e frecce scagliate all’ultimo secondo che si infrangono sulla dura corazza delle macchine. I combattimenti sono appaganti, squisitamente fisici e offrono sin dall’inizio una buona varietà di approccio legata al comportamento dei vari animali robotici. Nonostante la prima macro area – una minuscola porzione della mappa di gioco – non presenti una grandissima varietà di bestiame, ammetto di aver passato la maggior parte del tempo a correre lungo i fiumi inseguendo il corrispettivo cibernetico di un cervo, solo per la soddisfazione di sbucare da dietro un cespuglio per coglierlo di sorpresa e razziarne l’immancabile loot.

Horizon: Zero Dawn

LO SPLENDORE DEL 4K

Si è parlato spesso di RPG open-world e l’impressione è che la componente ruolistica, con tutte le sfumature del caso, sia un filo conduttore che lega tra loro le vari componenti di gioco, senza risultare mai ingombrante. Da una rapida occhiata all’inventario si nota subito un ramo delle abilità legato alle abilità di Aloy e la possibilità di avere un sistema di crafting intuitivo e concepito con grande intelligenza. Basta vagare un pochino per le verdi foreste di gioco per trovare gli oggetti necessari a non restarne mai sprovvisti, evitando così le lunghe passeggiate di raccolta che spezzano spesso il ritmo in questa tipologia di gioco. Osservando gli slot dei power-up disponibili si tende a pensare che manchino la profondità e la complessità tipiche del genere, ma ciò non è assolutamente un male, dal momento che Horizon sembra composto da una somma di parti con vari addendi, in cui ogni elemento è stato levigato per funzionare al meglio senza prendere il sopravvento sull’altro e distrarre il giocatore.

Inutile dire che buona metá del coinvolgimento lo si deve a una direzione artistica brillante e ispirata a cui dà vita un motore grafico che ha del portentoso. Il Decima Engine di Guerrilla anima un mondo vivido, colorato e, non ultimo, ancorato a un frame-rate stabile nonostante la mole di effetti che riempiono lo schermo. Se il risultato su PS4 è affascinante e, tolto qualche compromesso sugli scorci più distanti, in grado di regalare panorami densi e caratteristici, è su PS4 Pro che il mondo di Horizon diventa semplicemente strabiliante. Forse è il primo vero titolo a mostrare la reale capacità della nuova console: non solo per gli effetti più curati, ma anche e soprattutto per la risoluzione in 4K, che rende senza dubbio giustizia al mondo di gioco creato dalla software house.

UN MIX PROMETTENTE

In definitiva, le prime ore di Horizon cancellano i pochi dubbi presenti e lasciano con la meravigliosa voglia di continuare a vivere l’avventura Aloy. A voler essere cattivi a tutti i costi, si potrebbe notare come al titolo manchi una vera e propria carica innovativa. Lo scheletro da GdR, fatto di equipaggiamenti e loot, sorregge comunque un action system godurioso e frenetico, il tutto al servizio di una struttura a quest che sembra promettere una buona varietà di situazioni. Per quanto il paragone sembri azzardato, qualcosa di simile è stato tentato dall’ultimo Tomb Raider, opera che ha puntato a mettere insieme varie influenze sfruttando il concetto di open-world in modo più controllato e meno dispersivo. In Horizon questa commistione diventa così organica e oliata da risultare quasi invisibile: le varie componenti convivono con estrema naturalezza e il giocatore non viene sommerso di input, bensì introdotto gradualmente all’universo di gioco.

Il nostro viaggio con Horizon: Zero Dawn è iniziato da poco, ma si intuisce facilmente il motivo che ha spinto Sony a scommettere così tanto sul nuovo brand, che la stessa casa nipponica punta a trasformare in una saga del calibro di UnchartedGod of War. Horizon sembra avere tutte le carte in regola per essere una delle esperienze più appaganti di questo anno videoludico, un titolo in grado di ridare lustro a un team spesso troppo bistrattato. Il momento della riscossa, per Guerrilla, sembra finalmente arrivato.