Not a Hero

Not a Hero

Nella prima puntata di Black Mirror, sorprendente serial britannico andato in onda per la prima volta nel 2012, il Primo Ministro viene messo alle strette: se vuole che la Principessa Susannah venga liberata, deve fare sesso in diretta con un maiale. Nel pubblico ludibrio si cela la sopravvivenza politica. The National Anthem è un episodio arguto, che tratta di politica in maniera surreale e disagiante. Not a Hero non c’entra nulla con Black Mirror, in apparenza. Non c’è alcun maiale, nessun dilemma all’orizzonte.

Il titolo sviluppato da Roll7 è però altrettanto caustico: parla di politica con ironia e senza alcuna censura. Svela strategie e retoriche del discorso politico con intelligenza. Ci sono cose che vanno fatte perché gli elettori possano amarvi, e votarvi, ma siamo sicuri che siano sempre cose buone e giuste? Dietro la facciata si nascondono secondi fini e tattiche machiavelliche. La politica non è solo questo, ci mancherebbe, ma anche questo. In Not a Hero non c’è un maiale, ma il vostro datore di lavoro, colui che aspira a governare il mondo, è un coniglio.

L’INDIE SBOCCATO

Not a Hero è un titolo che trasuda indie da ogni pixel (fermo restando che il concetto di indie è ormai ampiamente nebuloso, come lo è il confine tra indie e mainstream). Innanzitutto, per quell’estetica in pixel art fatta di campiture e colori sgargianti, uno stile talmente consolidato in area indie da essere diventato quasi un marchio di fabbrica. Certamente piacevole da vedere, ma anche talmente abusato da rischiare la noia a priori. Però funziona, si adatta alla narrazione, crea subito il contesto ideale per raccontare una storia surreale e cruda. BunnyLord è un aspirante sindaco che non le manda a dire. A lui, per esempio, i bambini fanno schifo. Però sa che i bambini alle casalinghe piacciono, per cui è giusto coccolarli come si deve. Not a Hero, sul fronte dei dialoghi, non si trattiene affatto: BunnyLord è sboccato, cinico, opportunista. Ma solo con la sua ciurma di eroi, dietro le quinte. Al pubblico bisogna mostrare il meglio. Le missioni che vengono affidate al giocatore sembrano sempre nobili, a prima vista, ma c’è sempre un doppio fine: quello che i politici non dicono.

Parte della qualità di Not a Hero sta proprio nella tematica affrontata, nell’arguzia dei suoi dialoghi. Non fosse per questo contesto narrativo, il titolo Roll7 rischierebbe di perdersi nel mare magnum della produzione indie, di passare per il solito sparatutto 2D semplicemente carino.

LA DURA VITA DELL’EROE

È innegabile che Not a Hero sia un gioco piacevole, immediato. Uno sparatutto 2D a scorrimento che si basa su poche ma solide meccaniche: sparare, scivolare, coprirsi. Una semplicità di approccio che sul lungo termine può rivelarsi ripetitiva. Tuttavia, gli sviluppatori sono stati intelligenti: il gioco dura il giusto, non più di tre, quattro ore. Una durata ideale per godersi appieno le missioni e la surreale ironia dell’avventura. L’esperienza non risulta diluita e le meccaniche vengono così valorizzate.

Cambiano gli obiettivi e gli scenari, non la struttura delle singole missioni. Si tratta di fare irruzione all’interno di edifici popolati da feccia assortita, far fuori i nemici, liberare ostaggi, recuperare carote (!), fare campagna elettorale appiccicando poster alle pareti e così via. La sostanza è sempre la solita. Bisogna scegliere il proprio personaggio tra una serie di eroi che vengono sbloccati col progredire dell’avventura. Ogni eroe ha naturalmente abilità e caratteristiche specifiche. C’è chi può ricaricare in movimento, chi è più veloce, chi ha più munizioni. Il primo personaggio disponibile, Steve, è ovviamente quello più bilanciato. Per sopravvivere è importante non solo scegliere l’eroe giusto per ogni missione (dettaglio rilevante soprattutto nelle missioni avanzate) ma anche e soprattutto padroneggiare al meglio le tre azioni di base di cui parlavamo in apertura di paragrafo: la scivolata serve a mettersi in copertura; una volta al riparo bisogna scoprirsi e ritornare in copertura col giusto tempismo per sparare ai nemici ed evitare di essere colpiti. La scivolata è utile anche per stordire gli avversari e farli fuori con un’esecuzione al volo. Tutto qui? In un certo senso sì, ma è nel frenetico e ritmato alternarsi di scivolate, coperture e scontri che si cela l’assuefazione. Anche se va detto, per correttezza, che a volte il meccanismo di copertura può dare qualche grattacapo, in particolare nelle situazioni più concitate. Ci sono poi varianti come i power-up abbandonati dai nemici, che consentono di utilizzare nuove armi ultra potenti fino all’esaurirsi delle munizioni, o ancora mine o molotov dagli effetti molto splatter.

È nel frenetico e ritmato alternarsi di scivolate, coperture e scontri che si cela l’assuefazione

Not a Hero non risparmia siparietti comici, momenti sopra le righe, una caratterizzazione dei nemici così stereotipata da sembrare una parodia. È un titolo semplice e diretto, persino impegnativo se si desidera non solo finirlo, ma anche raggiungere tutti gli obiettivi secondari di ogni missione. Non resterà negli annali, non ha probabilmente grandi ambizioni, ma merita di essere apprezzato anche solo per il suo humour tagliente.

GIUDIZIO

Not a Hero è un (piccolo) titolo che ha qualcosa da dire, aspetto per niente scontato. Non resterà negli annali, ma funziona e diverte. Dopo OlliOlli, si conferma il talento del team inglese Roll7.