Robinson: The Journey

Robinson: The Journey

Crytek è stata da sempre attratta dal fenomeno VR e non stupisce che, dopo il buon numero di titoli disponibili al lancio di PlayStation VR, l’azienda tedesca sia fra le prime a proporre un’esperienza dedicata alla periferica per la realtà virtuale di PlayStation 4. A quasi un mese dal debutto del visore di Sony, gli autori della saga Crysis e del meno fortunato Rise: Son of Rome ci riprovano con Robinson: The Journey, avventura sci-fi nata sotto forma di tech demo e poi sviluppatasi attorno a una vera e propria trama.

Robinson: The Journey narra la storia di Robin, figlio di due scienziati che hanno deciso di abbandonare la Terra per colonizzare un nuovo pianeta, Tyson III. Qualcosa, però, non va secondo i piani e il giovane Robin si ritrova il solo superstite dell’equipaggio della nave Esmeralda ad atterrare sul pianeta… per scoprire che Tyson III in realtà è ben diverso (e decisamente meno ospitale) di ciò che i suoi genitori avevano immaginato.

Con l’aiuto di HIGS, intelligenza artificiale creata dall’equipaggio della Esmeralda come guida per colonizzare il nuovo mondo, Robin riuscirà a sopravvivere per un anno intero in un pianeta inospitale infestato dai dinosauri. Il giovane protagonista è intenzionato a scoprire cos’è accaduto alla sua nave e decide di andare in avanscoperta per trovare altri possibili superstiti. In compagnia di HIGS e Laika, cucciolo di T-Rex trovato all’arrivo su Tyson III, il nostro Robin partirà in un viaggio alla ricerca della verità, che dovremo vivere in prima persona grazie a PSVR.

Robinson: The Journey

UN VIAGGIO FRA GALASSIE E DINOSAURI

I problemi, però, sorgono già pochi minuti dopo aver indossato PlayStation VR: mossi i primi passi nella capsula di salvataggio dell’Esmeralda, si avverte una forte sensazione di motion sickness, frutto di un sistema di controllo che ci permette (probabilmente con troppa frenesia) di muoverci in totale libertà negli scenari, sfruttando lo stick analogico di sinistra per controllare i movimenti, quello di destra per spostare la visuale (optando per un cambio graduale o per una rotazione libera, opzione quest’ultima sconsigliata ai più deboli di stomaco) e la possibilità di guardarsi intorno con la rotazione della testa.

Sarà per la velocità dei movimenti, sarà per una certa imprecisione nell’utilizzo del pad DualShock 4 (tra l’altro, unico sistema di input supportato dal gioco, vista l’impossibilità di utilizzare una coppia di PlayStation Move per gestire gli spostamenti e le azioni), ma resta il fatto che muoversi per più di dieci minuti nel mondo di Robinson: The Journey è davvero molto difficile per chiunque, come il sottoscritto, sia minimamente sensibile al fenomeno motion sickness.

Nonostante le difficoltà, però, ci siamo fatti coraggio e abbiamo deciso di proseguire il nostro viaggio spostandoci all’esterno della capsula, scoprendo lentamente ciò che ci attende esplorando le lussureggianti lande di Tyson III.

DISPERSI SU TYSON III

Una volta ripristinata l’energia elettrica nell’avamposto, utilizzando il nostro Multitool per sollevare e rimuovere alcuni ostacoli che impedivano il corretto funzionamento dell’impianto idroelettrico, abbiamo sperimentato due componenti fondamentali del gameplay: la prima è quella di utilizzare HIGS per la risoluzione di alcuni puzzle, il tutto mentre la telecamera passa dagli occhi di Robin al punto di vista del robot. La seconda consiste invece nella possibilità di interagire con la piccola Laika, aspetto che durante l’avventura ci permetterà di risolvere dei puzzle ambientali o di difenderci dall’attacco di altri dinosauri, ma che inizialmente è utile per scovare nuovi indizi sulla possibile presenza di altri sopravvissuti allo schianto della nave Esmeralda.

L’avventura di Robinson: The Journey ci accompagna in un viaggio alla scoperta di quattro differenti location, con la possibilità di esplorare “liberamente” l’ambiente circostante alla ricerca di nuovi dettagli o di limitarsi agli obiettivi principali per portare a termine l’avventura. Un’avventura che, in queste condizioni, può richiedere circa quattro ore prima di giungere ai titoli di coda, ma che potenzialmente è in grado di offrire molto di più nel caso in cui si dedichi del tempo a esplorare gli scenari o interagire con gli oggetti (talvolta in modi piuttosto creativi), con obiettivi opzionali che si potranno affrontare prestando particolare attenzione a HIGS o giocando con Laika.

Per il resto, la storyline principale scorre a suon di enigmi (mai troppo complessi) e oggetti con cui Robin dovrà interagire sfruttando il Multitool, sebbene non manchino alcuni momenti particolarmente ispirati che faranno la gioia degli amanti dell’azione, sempre a patto di riuscire ad affrontarli senza cedere alla sensazione di nausea.

Robinson: The Journey

ATMOSFERA AFFASCINANTE, MA…

È un peccato, perché a livello artistico Robinson: The Journey è un titolo estremamente valido: immergersi nello scenario di Tyson III può lasciare a bocca aperta anche il più scettico nei confronti del fenomeno VR, grazie a una realizzazione degli scenari particolarmente curata e una direzione artistica davvero ottima. D’altronde, non è che Crytek avesse bisogno di particolari presentazioni sotto quest’aspetto, ed era piuttosto scontato che il primo titolo dell’azienda che ha dato i natali a franchise come Far Cry e Crysis offrisse uno dei migliori comparti tecnici visti sinora sulla periferica per la realtà virtuale di Sony.

Che, comunque, conferma tutti i suoi limiti anche con un motore del calibro del nuovo CryEngine, con frequenti pop-up che si avvertono muovendosi lungo gli scenari, nonché un livello di dettagli che cambia a seconda della posizione degli oggetti nell’ambiente, restituendo texture più dettagliate nelle vicinanze, ma decisamente meno rifinite in lontananza. È chiaro che la possibilità di esplorare in autonomia gli scenari deve aver costretto il team di sviluppo a studiare degli escamotage per sfruttare le risorse a disposizione senza rinunciare a un colpo d’occhio comunque molto buono.

Nella guida fornita da Crytek alla stampa per la recensione di Robinson: The Journey, l’azienda ha parlato di un miglioramento evidente utilizzando PS4 Pro, con una risoluzione superiore, effetti di illuminazione SSDO/SSAO migliorati, una maggiore draw distance (che dovrebbe tradursi in una profondità ancora più elevata degli scenari) e una generazione del LOD (level of detail) senza interruzioni, che dovrebbe appunto rimediare a quanto scritto poc’anzi. Siamo curiosi di provare la differenza sulla nuova console Sony, e non mancheremo di aggiornarvi con un confronto fra le due versioni una volta che metteremo le mani sulla versione hi-end di PlayStation 4.

Certo, la maggiore potenza di PlayStation 4 Pro potrebbe migliorare il colpo d’occhio generale e la bontà di un comparto artistico già di per sé notevole, ma difficilmente andrà a risolvere gli altri problemi di cui Robinson: The Journey soffre. Il fenomeno motion sickness, per quanto soggettivo, è un contro da non sottovalutare prima di procedere all’acquisto di un prodotto che, vale la pena sottolinearlo, è in vendita a prezzo pieno di 60 euro.

Nel caso in cui siate uno dei pochi eletti capaci di sopportare qualsiasi tipo di esperienza VR, è comunque da valutare la bontà di un’esperienza che dopo poco tempo potrebbe correre il rischio di risultare ripetitiva, anche a causa di una trama sì piacevole, ma mai veramente incisiva e capace di tenere i giocatori incollati alla sedia. La presenza di bug, un sistema di controllo non ottimale e qualche indecisione tecnica fanno il resto. D’altronde, se volete in qualche modo ripagare l’acquisto di PlayStation VR con un’esperienza più corposa delle tante tech demo presentate al lancio, vi consigliamo di valutare l’acquisto del gioco solo nel caso si presentasse una buona offerta, magari aspettando gli immancabili sconti che dovrebbero debuttare su PlayStation Store nel periodo natalizio.

Robinson: The Journey
ROBINSON: THE JOURNEY
GIUDIZIO
Nonostante l'ottimo potenziale, la prima esperienza VR di Crytek per PlayStation VR deve fare i conti con un effetto motion sickness eccessivo, che rischia di tagliare fuori una fetta troppo grande di utenti. L'esperienza è limitata da un sistema di controllo non perfetto e una trama che, seppur interessante, non decolla, con il rischio di diventare noiosa dopo poco tempo. Un vero peccato, vista l'eccezionale direzione artistica e un comparto tecnico capace di trasportarci in un mondo davvero fantastico.
GRAFICA
8
SONORO
7.5
LONGEVITÀ
6
GAMEPLAY
7
PRO
Tecnicamente molto buono
Direzione artistica notevole
CONTRO
Motion sickness elevatissimo
Sistema di controllo non ottimale
Prezzo elevato rispetto alla durata e all'esperienza di gioco
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