Need for Speed

Tra tutti i brand di stampo automobilistico, quello di Need for Speed è senza dubbio uno dei più amati e popolari, e non stupisce dunque che l’arrivo su PC, PS4 e Xbox One del recente reboot abbia catalizzato un interesse e un entusiasmo davvero incontrollabile. EA l’ha infatti presentato al mondo come il capitolo che avrebbe dovuto risvegliare nel cuore degli irriducibili della saga quell’entusiasmo che si era tristemente sopito dopo l’ultimo Underground, ma come vedremo fra poco, il titolo targato Ghost Games ha finito con il crollare sotto il peso delle sue stesse aspettative.

UNA RINASCITA NON DEL TUTTO RIUSCITA

Chiariamo subito una cosa: Need for Speed non è affatto un titolo di scarsa qualità, anzi, molte delle cose fatte dai ragazzi di Ghost Games superano ampiamente la sufficienza, ma ciò non toglie che per una lunga serie di motivi che approfondiremo fra pochissimo, il titolo non risulti così convincente come ci saremmo aspettati. Se da un lato l’impostazione open-world “always online” data all’esperienza per far sì che risultasse pianamente al passo con i tempi tende a garantire un discreto coinvolgimento soprattutto a fronte di un impatto visivo davvero notevole, dall’altro non si può fare a meno di notare come alcune discutibili scelte di design abbiano pregiudicato la qualità complessiva di un’esperienza purtroppo al di sotto delle aspettative.

Al di là di una campagna singleplayer di scarso spessore che complice una recitazione davvero poco convincente e una serie di eventi piuttosto convenzionali, non assicura il minimo coinvolgimento lungo tutto il corso dell’avventura, il titolo si fonda infatti prevalentemente su un multiplayer che, a conti fatti, non riesce mai a garantire la giusta dose di stimoli o soddisfazioni. La totale assenza di un sistema di matchmaking automatico limita infatti al minimo la profondità dell’esperienza online, e questo, considerando un’IA non esattamente indimenticabile, si traduce in un’esperienza che non riesce mai a convincere tanto quanto ci si aspetterebbe. La tipologia degli eventi proposti non brilla infatti per originalità o complessità, ruotando intorno a dinamiche ormai ben note a tutti gli appassionati del genere, suscitando la costante sensazione che il titolo stia effettivamente per “esplodere” senza che questo però accada mai.

A risollevare almeno in parte la situazione vi è fortunatamente un sistema di potenziamento delle auto davvero ben realizzato, che riesce a sopperire a un numero di veicoli sensibilmente inferiore rispetto a quelli offerti dai titoli della concorrenza. La possibilità di intervenire su ogni più piccolo aspetto delle proprie auto, migliorandone le prestazioni gara dopo gara, si rivela infatti una delle principali fonti di stimoli dell’intera esperienza, assicurando così a tutti gli irriducibili del genere più di qualche motivo per continuare la loro corsa per le buie, umide strade che compongono il mondo di gioco. E questo, ovviamente, senza contare che la medesima libertà è concessa anche in termini di personalizzazione, con un’infinità di modifiche destinate a soddisfare qualsiasi “palato automobilistico”.

In termini di tuning, al contrario, le poche opzioni messe a disposizione dal team di sviluppo non offrono chissà quale livello di personalizzazione, ma nel complesso non si può fare a meno di notare come ogni alterazione degli indicatori proposti, abbia comunque chiare ripercussioni sul modello di guida. E qui, ovviamente, andiamo a toccare uno degli aspetti chiave dell’esperienza, ovvero il gameplay. Di stampo dichiaratamente arcade come da tradizione, il modello di guida si dimostra piuttosto solido in grado di esaltare la spettacolarità di fondo dell’esperienza, ma non posso negare di essere rimasto un po’ perplesso nel notare quanto le auto risentissero di ogni più piccolo impatto con l’ambientazione, compresi i banalissimi marciapiedi. Un difetto marginale, intendiamoci, che finisce tuttavia col ridurre la credibilità dell’esperienza agli occhi di eventuali, veri appassionati del genere.

Tecnicamente infine il titolo propone una realizzazione a due facce. La qualità del mondo di gioco, tralasciando la sua onnipresente oscurità (che si limita a tendere verso il tramonto prima di riportarci alla notte come per magia) e infatti innegabile ma i piccoli problemi di stabilità che contraddistinguono il motore di gioco, tendono a ridurre l’intensità di un’atmosfera altrimenti pregevolissima. E in questo senso gioca chiaramente un ruolo fondamentale anche il comparto audio, composto da effetti sonoro di grandissimo spessore e una colonna sonora di tutto rispetto.

GIUDIZIO

Un titolo pregevole ma tutt’altro che perfetto, che pur avendo diversi innegabili pregi, non riesce a stupire tanto quanto sarebbe stato lecito attendersi.